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sabato 23 novembre 2013

Il sacro e il profano

Leggo sul Corriere il commento del Presidente Onorario del Fai, Sig.ra Crespi, al progetto di nuovo ascensore per il Duomo e le sue giuste lagnanze mi inducono ad alcune riflessioni sul tema del sacro e del profano. E' giusto scandalizzarsi per questa struttura finalizzata a favorire il turismo di massa in occasione di Expo ma occorre vedere che questa decisione lascia indifferenti la maggior parte delle persone perchè siamo assoggettati ad una cultura della superficialità e dello spettacolare. La nostra società si è desacralizzata da tempo, almeno da quando la civiltà industriale ha riscoperto il concetto di massa, questo ha fatto si che nascessero i divertimenti di massa, il turismo di massa, i consumi di massa e infine le democrazie basate sul consenso di massa. Questo ha condotto ad una superficializzazione della cultura che non accetta più il sacro come dimensione della profondità, ovvero del trascendente. Perfino la stessa Chiesa si è sottomessa a questo.  Oggi i mass- media continuano questo processo e anzicchè educare appiattiscono la cultura verso il basso, tanto che si potrebbe definire più un'incultura, se con il termine facciamo riferimento alla sua radice latina di colere. Giustamente la Sig.ra Crespi accenna anche al parcheggio che, contro i  pareri di tutti gli esperti, si sta realizzando vicino a Sant Ambrogio. Altro sfregio alla sacralità del luogo da ascrivere alla cultura del denaro. Ma è giusto resistere e denunciare, là dove vi saranno delle persone che si riuniscono in nome della difesa della cultura del sacro non tutto è perduto. Una volta il sacro conviveva con il profano(tempo della chiesa e tempo del mercante) ma aveva su di esso una giusta preminenza, oggi è il contrario basta osservare anche le nuove chiese. Mircea Eliade, grande storico delle religioni, diceva che "la costruzione dello Spazio nel pensiero religioso implica irruzione del sacro nel mondo, ovvero sovrabbondanza di realtà". Ci si chiede come mai lo spazio sacro per definizione, cioè la chiesa, abbia perso del tutto importanza fra i temi dell'architettura moderna e costituisca esso stesso un vuoto di realtà. Il problema lo si comprende se consideriamo che questo non è che la punta dell'iceberg della mancanza di bellezza che la nostra cultura è stata capace di produrre  

4 commenti:

  1. Sempre profonde le riflessioni di Maurizio, al di là dell'"accidente". Mi viene in mente che sono un cattolico che vive nel peccato, perché divorziato (sempre meglio di un peccatore che vive nel cattolicesimo rispondeva un mio amico!) Ma il tema del "sacro" e del "profano" evoca la parabola dei talenti (Matteo, 25 e ss.), con il servo infingardo, che li ha sotterrati, e viene privato anche del suo talento e..dannato ("E quel servitore disutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto e lo stridore dei denti").
    Questo per dire che apprezzo il consumismo, di cui mi sono sempre giovato, e la civiltà di massa, e la cultura di massa. D'altronde, in un villaggio globale che fra qualche anno conterà 9 miliari di individui, come fare a dar da mangiare e a far consumare a tutti, se non producendo "sostenibilmente" per tutti?
    Come sempre "sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere rectum" (Orazio).
    Mi piacerebbe tornasse di attualità il vecchio motto keynesiano, cioè che il danaro è come il letame, se non viene sparso fa solo puzza.

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    1. A dire la verità non capisco molto bene cosa c'antri la parabola dei talenti. Chi sarebbe il servo infingardo? Per me la parabola si riferisce alla scarsa valorizzazione dei doni che ciascuno, nel suo piccolo, ha ricevuto per nascita. Qui ti riferisci alla società o al singolo superficializzato dalla cultura di massa?
      Buono il motto keynasiano adatto ai nostri tempi di crisi dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, proprio perchè il denaro non viene fatto girare dalle banche ma questo non deve scnvolgere il sacro: "date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Questa affermazione del Vangelo è stata alla base della nostra cultura europea ed ha permesso la nascita della stessa società laica.

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  2. concordo con Maurizio anche se va detto che , almeno in Italia , la Chiesa ha contribuito a logorare il proprio ruolo sociale proponendo un sterile dogmatismo ad una società profondamente cambiata dal dopoguerra in poi.
    Papa Bergoglio ci darà le giuste risposte ?

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    1. E' vero, proprio per quel processo di cui si denunciavano gli aspetti massificanti e superficiali, la Chiesa ha risposto adattandosi al peggio della comunicazione di massa proponendo i dogmi anzicchè l'aprofondimento e il sentimento del sacro. Papa Bergoglio, forse perchè viene dalla fine del mondo ed è un mistico, sta tentando rifondare la Chiesa sulle basi stesse del messaggio evangelico, speriamo che glielo lascino fare.

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