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domenica 29 dicembre 2013

Buon Anno

Leggo nei resoconti giornalistici dell'anno trascorso, come d'uso a fine anno, che una delle novità della politica italiana sarebbe quello di avere dei trenta -quarantenni al potere e che sarebbe da considerarsi segno di cambiamento in positivo. Non sono d'accordo con questa interpretazione dei media. La giovinezza in se non è una virtù. Abbiamo avuto anche in passato politici molto giovani che hanno lasciato un pessimo esempio di gestione del potere. Alcuni sono stati presi letteralmente con le mani nel sacco. A dire il vero il 68, nonostante sia stato una rivolta giovanile, non ha lasciato nulla nell'etica della gestione della cosa pubblica se non l'aspirazione a sgomitare per restare in posti di rilievo il più a lungo possibile. In verità più un politico è giovane e più ci si chiede come abbia fatto ad accedere ad alte cariche a quell'età se non con mezzi di dubbia natura.  Certo un segnale positivo sta nel fatto che almeno è in atto un ricambio generazionale e che certe facce non le vedremo più tanto spesso in televisione ma non è questo il punto e non è certo questo che ci garantirà una vita migliore. Abbiamo contemporaneamente un presidente molto anziano che ha dimostrato di essere uno dei migliori politici di sempre. Dunque non è di giovani rampanti che ha bisogno la nostra politica e la nostra società. Il giovanilismo è un atteggiamento molto pericoloso, era molto presente nel fascismo e nel nazismo dove veniva esaltata la giovinezza come "primavera i bellezza". Tutte le rivolte che hanno portato a involuzioni verso regimi totalitari sono state effettuate da giovani ambiziosi e assolutisti. Non si tratta quindi di un fatto positivo in se  che dei giovani salgano al governo della Repubblica quando altri coetanei sono senza lavoro. Non è una questione di età o di sesso il buon uso del potere per il bene comune, anzi è proprio dove manca la democrazia che assistiamo a governanti fanciulli: nelle monarchie di un tempo gli eredi al trono potevano essere anche dei minori. In una democrazia matura invece la scelta dei rappresentanti dovrebbe essere motivata da esperienza e merito. Altrimenti si cade nella demagogia dove le scelte sono determinate dalle emozioni e dalle suggestioni generate da chi riesce a intercettare l'umore del momento ed interpreta l'esigenza di una figura apparentemente forte che prometta cose impossibili.
Quello che noi auspichiamo invece per l'anno a venire è che la crisi abbia insegnato che nell'economia e nella politica, ovvero nel sistema di poteri ad esse relativo, si debba inserire più creatività, nell'accezione che qui ne abbiamo data, e non è detto che i giovani siano più creativi. Ciò vuol dire che la società deve permettere l'emergere dei veri talenti e delle forze che possano contribuire ad una maggiore giustizia sociale. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria una nuova mobilità nella distribuzione dei poteri, che venga dunque abbandonato il familismo amorale, come viene definito all'estero il costume italiano di accesso ai privilegi, e che la società guarisca dalla nevrosi del potere, come volontà di potenza senza sentimento sociale. Questo sicuramente renderebbe la vita più bella, libera e degna di essere vissuta. I modelli dunque non sono da ricercare tra i giovani rampanti ma tra gli uomini di una certa età che hanno speso la vita per un obiettivo valido, gli esempi non mancano, da Papa Bergoglio a Mandela, ma la difficoltà sta nel seguire il loro esempio senza lasciarsi smarrire dalle sirene del potere a tutti i costi.

2 commenti:

  1. Caro Maurizio,
    sono d'accordo che la giovane età non è condizione necessaria né sufficiente per essere un buon politico, ma i politici di lungo corso, Napolitano compreso, ci hanno portato alla situazione attuale dove sembra che tutto cambi perchè nulla cambi.
    Dove la distanza tra gli interessi di chi ci governa e i veri problemi del Paese è diventata siderale.
    Pertanto gran parte degli italiani è salita sulla barca dei migranti disperati che sono fuggiti verso lidi cinquestellati e ora renziani, nella speranza che qualcosa cambi davvero.
    Se in Italia ci fossero politici della statura di Bergoglio o di Mandela, credo che non saremmo qui a discutere se è giusto rottamare o meno. Purtroppo abbiamo i Berlusconi, i Razzi, gli Scilipoti, i Formigoni, i Mastella, gli Andreotti, le Minetti, gli smacchiatori di leopardi e compagnia cantando. Non trovando le doti dei Bergoglio o dei Mandela nei politici attempati, molti pensano che queste doti possano emergere da una classe politica giovane e nuova. Come puoi dar loro torto? Come puoi difendere la politica degli ultimi 20-30 anni?
    Il nostro è un Paese sfinito che ha voglia di riattivare la spinta propulsiva che ha sempre caratterizzato il popolo italiano; per questo c'è bisogno di una cura adeguata e immediata, non di una politica della larghe intese (dove non si intendono su nulla), che in verità è delle lunghe attese. Attese di che? Abbiamo ancora tempo per attendere?
    Ugo

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  2. Mi piace il tuo commento perchè pieno di passione.Lungi da me però il tentativo di difendere gli ultimi venti anni, non ho mai detto questo e comprendo anche chi, come dici tu, si è rifugiato in lidi cinquestellati tuttavia sono convito che questo sia un male italiano, ovvero delle democrazie giovani e fragili, cercare un tribuno che prometta di mettere a posto tutto in breve tempo. Le riforme chiedono tempi più lunghi soprattutto in una società complessa come la nostra. Sono finiti i tempi dei Masaniello. Come ho già detto da qualche parte è necessaria una educazione al potere che nessuna scuola insegna, pertanto i giovani non possono averlo imparato se non hanno avuto buoni maestri. C'è solo la speranza che qualcuno per conto suo sia un iniziato ma non ne vedo nel panorama attuale, vedo solo dei dilettanti che ambiziosi si precipitano nei posti di potere. Purtroppo abbiamo già visto questo squallore ma la speranza è l'ultima a morire.

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