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mercoledì 9 ottobre 2013

Speculazione Edilizia



Il CORRIERE DELLA SERA celebra i cinquant'anni dalla pubblicazione del romanzo di Italo Calvino Speculazione edilizia. Nel 1963 lo scrittore sanremese commentava, attraverso il personaggio Quinto Anfossi, la cementificazione della sua Liguria per far posto alle seconde case dei lombardi e dei piemontesi in una situazione di "bassa marea morale". Dopo cinquant'anni possiamo osservare che è andata anche peggio di come lui prevedeva e la bassa marea è continuata senza essere mai  seguita da quella alta come in natura. In pratica ormai la Liguria da Genova a Ventimiglia è un continuo urbanizzato, una città regione lineare, salvo rare interruzioni, che si estende per circa 150 chilometri. I caselli autostradali e le stazioni ferroviarie hanno mantenuto la cadenza degli antichi borghi marini ma di questi sono rimasti solo i nomi e pochi antichi edifici sommersi dalla marea ( per usare sempre la metafora marina) delle costruzioni venute su negli ultimi cinquant'anni, appunto. La città di Sanremo in particolare è stata presa d'assalto da costruttori senza scrupoli che ne hanno sfigurato il paesaggio così da renderlo omogeneo allo squallore di tutto l'edificato recente che invade il resto del territorio. E' sconfortante vedere che gli appelli di intellettuali di quegli anni, come Antonio Cederna o Bruno Zevi, oltre naturalmente allo stesso Calvino,  non siano serviti a nulla se non a richiamare l'attenzione su aree e paesaggi che poi sono diventati, per ironia, ancora più oggetto di rapina e distruzione. Ricordo un articolo di Bruno Zevi per l'Espresso su Ventimiglia  dove faceva il confronto fra quello che si era fatto in Italia vicino al confine e quello che invece avevano realizzato i francesi a pochi chilometri di distanza oltre la frontiera. Indubbiamente, pur mantenendo la stessa volumetria esagerata, permessa dalle varie amministrazioni che si sono succedute dal dopoguerra, si sarebbe potuto fare molto meglio, come hanno dimostrato i cugini d'oltralpe,  del museo degli orrori che si presenta al turista da Vallecrosia a Ventimiglia. Nessuno vuole negare il diritto di avere una casa vacanza ai villeggianti di varia provenienza ma una buona attenzione al suo inserimento nel contesto ambientale non l'avrebbe certo resa meno appetibile al mercato. Invece la generazione dei costruttori del cosidetto "bum economico" degli anni 50 e 60 ha considerato l'attenzione al contesto ed il fattore estetico come orpelli da eliminare per risparmiare tempo e guadagnare di più. La fretta indebita sta nel nostro modello economico e l'abbiamo sotto gli occhi ovunque in questa zona e non solo. Il frettoloso, il superficiale, l'eclatante è il frutto velenoso di questo modello.Ciò è sperimentabile in qualsiasi area urbanizzata di recente, salvo rare eccezioni: in particolare qui dove l'urbanizzazione è avvenuta sotto la spinta di interessi speculativi dovuti ai fenomeni delle mode di grande intensità ma di breve durata.
Il FAI, fondato nel 1975 con lo scopo di difendere il paesaggio italiano e che in questi anni annovera numerose battaglie vinte, afferma che in Italia, ancora oggi in piena crisi economica, vengono consumati dalla cementificazione 82 ettari al giorno, il che vuol dire che siamo ben lontani dall'esaurire la spinta verso il consumo di suolo a scopi edilizi cominciata nel dopoguerra.
Recentemente mi sono recato  in una località della Valle Seriana, in provincia di Bergamo, che frequentavo da bambino negli anni cinquanta alla quale ero molto affezionato per i campi di ranuncoli che fiorivano in estate, ho trovato al loro posto una miriade di villette di scadente fattura costruite negli ultimi venti anni. Lo scrittore- filosofo svizzero Alain De Botton nel suo libro Architetettura e felicità suggerisce un metodo per giudicare esteticamente un'architettura, la prova del campo:  quando si vede un'architettura si immagini al suo posto un campo fiorito, se lo si rimpiange allora è brutta. Quanta dell'edilizia degli ultimi cinquant'anni ci fa rimpiangere i campi.