Trent'anni sono trascorsi dalla pubblicazione di un mio libro redatto per conto della Regione Lombardia e con la collaborazione di vari esperti come Paolo Pastonesi, Enrico Banfi, Alfredo Pollini, Aldo Zurlini ed altri, un lavoro interdisciplinare su un pezzo di territorio molto delicato a nord di Milano verso Lecco, Montevecchia e il suo circondario, titolo dell'opera edita da Electa. Quel lavoro mi è stato recentemente ricordato da un professore dell'università di Ginevra in occasione dell'uscita del mio ultimo libro, L'altro architetto, uscito a febbraio con l'editore svizzero Casagrande. Perchè vi chiederete ricordo questo testo? Semplicemente perchè è una ricerca che cercava di dare una lettura sistemica al territorio abitato, cioè l'ecumene, interpretandolo come se fosse un palinsesto da decifrare per metterne in evidenza la complessità. Questo lavoro aprì la strada alla costituzione del Parco del Curone e Montevecchia che oggi costituisce un piccolo gioiello naturalistico al centro della Brianza ma non è questo che volevo ricordare. Il nostro intento era di mostrare come il territorio italiano fosse tutto un condensato di natura e storia di estremo interesse ed una zona apparentemente anonima, indagata in profondità, potesse mostrare aspetti di grande valore tanto da farne un luogo molto visitato da un pubblico eterogeneo, così da paragonarlo al Parco di Monza per numero di presenze domenicali. In questi trent'anni, nonostante il movimento e il partito dei verdi e l'ambientalismo ormai diffuso come coscienza, non è cambiato nulla per quanto riguarda il consumo del suolo e la prevenzione dei dissesti idrogeologici. Ogni anno abbiamo almeno un 'alluvione in qualche parte d'Italia, per non parlare delle frane. La politica non è stata in grado di porre in sicurezza il paesaggio italiano. Ogni governo considera i beni ambientali come una voce di secondaria importanza e il rilancio dell'economia per forza di cose deve passare attraverso l'attività edilizia. Così abbiamo continui assalti ad un equilibrio territoriale che ad ogni temporale mostra la sua fragilità. Inutile ricordare ai nostri governanti che l'Italia è il paese con più siti dichiarati Patrimonio universale dall'Unesco e che anche il turismo culturale è una risorsa notevole per un'economia intelligente. Ad ogni nuovo governo si spera sempre che ciò accada ma si rimane sempre delusi. Anche questo attuale formato da giovani rampanti, rottamatori di tutti, finisce per copiare i precedenti: accusano sempre gli altri e a parole risolvono tutto ma poi non fanno nulla per cambiare le cose e l'economia rimane ancorata all'attività edilizia ed alla cementificazione. E' da notare un paradosso per l'Italia: è il paesaggio più importante del pianeta da un punto di vista culturale ed ha la popolazione con meno cultura, rispetto agli altri paesi europei, uno su tre dei suoi abitanti è analfabeta di ritorno. Si legge meno che nel resto d'Europa e si investe meno nell'educazione. Gli insegnanti infatti sono i peggio pagati dell'UE. Abbiamo come conseguenza una popolazione mediamente ignorante che si lascia attrarre dalle sirene del populismo: Berlusconi giustamente diceva ai suoi che il pubblico televisivo, suo elettorato, andava considerato come un infante di dieci anni da trattare come tale. Vale a dire che abbiamo una popolazione che elegge i suoi rappresentanti con la pancia e non con la testa. Vedi dopo tangentopoli i Bossi, lo stesso Berlusconi, i Grillo e ora i Renzi. Abbiamo in sostanza i politici che ci meritiamo ma il paesaggio, che non è solo nostro, non li merita.
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giovedì 20 novembre 2014
Paesaggio in pericolo.
Borgo del Ponente Ligure, acquarello su carta.
Trent'anni sono trascorsi dalla pubblicazione di un mio libro redatto per conto della Regione Lombardia e con la collaborazione di vari esperti come Paolo Pastonesi, Enrico Banfi, Alfredo Pollini, Aldo Zurlini ed altri, un lavoro interdisciplinare su un pezzo di territorio molto delicato a nord di Milano verso Lecco, Montevecchia e il suo circondario, titolo dell'opera edita da Electa. Quel lavoro mi è stato recentemente ricordato da un professore dell'università di Ginevra in occasione dell'uscita del mio ultimo libro, L'altro architetto, uscito a febbraio con l'editore svizzero Casagrande. Perchè vi chiederete ricordo questo testo? Semplicemente perchè è una ricerca che cercava di dare una lettura sistemica al territorio abitato, cioè l'ecumene, interpretandolo come se fosse un palinsesto da decifrare per metterne in evidenza la complessità. Questo lavoro aprì la strada alla costituzione del Parco del Curone e Montevecchia che oggi costituisce un piccolo gioiello naturalistico al centro della Brianza ma non è questo che volevo ricordare. Il nostro intento era di mostrare come il territorio italiano fosse tutto un condensato di natura e storia di estremo interesse ed una zona apparentemente anonima, indagata in profondità, potesse mostrare aspetti di grande valore tanto da farne un luogo molto visitato da un pubblico eterogeneo, così da paragonarlo al Parco di Monza per numero di presenze domenicali. In questi trent'anni, nonostante il movimento e il partito dei verdi e l'ambientalismo ormai diffuso come coscienza, non è cambiato nulla per quanto riguarda il consumo del suolo e la prevenzione dei dissesti idrogeologici. Ogni anno abbiamo almeno un 'alluvione in qualche parte d'Italia, per non parlare delle frane. La politica non è stata in grado di porre in sicurezza il paesaggio italiano. Ogni governo considera i beni ambientali come una voce di secondaria importanza e il rilancio dell'economia per forza di cose deve passare attraverso l'attività edilizia. Così abbiamo continui assalti ad un equilibrio territoriale che ad ogni temporale mostra la sua fragilità. Inutile ricordare ai nostri governanti che l'Italia è il paese con più siti dichiarati Patrimonio universale dall'Unesco e che anche il turismo culturale è una risorsa notevole per un'economia intelligente. Ad ogni nuovo governo si spera sempre che ciò accada ma si rimane sempre delusi. Anche questo attuale formato da giovani rampanti, rottamatori di tutti, finisce per copiare i precedenti: accusano sempre gli altri e a parole risolvono tutto ma poi non fanno nulla per cambiare le cose e l'economia rimane ancorata all'attività edilizia ed alla cementificazione. E' da notare un paradosso per l'Italia: è il paesaggio più importante del pianeta da un punto di vista culturale ed ha la popolazione con meno cultura, rispetto agli altri paesi europei, uno su tre dei suoi abitanti è analfabeta di ritorno. Si legge meno che nel resto d'Europa e si investe meno nell'educazione. Gli insegnanti infatti sono i peggio pagati dell'UE. Abbiamo come conseguenza una popolazione mediamente ignorante che si lascia attrarre dalle sirene del populismo: Berlusconi giustamente diceva ai suoi che il pubblico televisivo, suo elettorato, andava considerato come un infante di dieci anni da trattare come tale. Vale a dire che abbiamo una popolazione che elegge i suoi rappresentanti con la pancia e non con la testa. Vedi dopo tangentopoli i Bossi, lo stesso Berlusconi, i Grillo e ora i Renzi. Abbiamo in sostanza i politici che ci meritiamo ma il paesaggio, che non è solo nostro, non li merita.
Trent'anni sono trascorsi dalla pubblicazione di un mio libro redatto per conto della Regione Lombardia e con la collaborazione di vari esperti come Paolo Pastonesi, Enrico Banfi, Alfredo Pollini, Aldo Zurlini ed altri, un lavoro interdisciplinare su un pezzo di territorio molto delicato a nord di Milano verso Lecco, Montevecchia e il suo circondario, titolo dell'opera edita da Electa. Quel lavoro mi è stato recentemente ricordato da un professore dell'università di Ginevra in occasione dell'uscita del mio ultimo libro, L'altro architetto, uscito a febbraio con l'editore svizzero Casagrande. Perchè vi chiederete ricordo questo testo? Semplicemente perchè è una ricerca che cercava di dare una lettura sistemica al territorio abitato, cioè l'ecumene, interpretandolo come se fosse un palinsesto da decifrare per metterne in evidenza la complessità. Questo lavoro aprì la strada alla costituzione del Parco del Curone e Montevecchia che oggi costituisce un piccolo gioiello naturalistico al centro della Brianza ma non è questo che volevo ricordare. Il nostro intento era di mostrare come il territorio italiano fosse tutto un condensato di natura e storia di estremo interesse ed una zona apparentemente anonima, indagata in profondità, potesse mostrare aspetti di grande valore tanto da farne un luogo molto visitato da un pubblico eterogeneo, così da paragonarlo al Parco di Monza per numero di presenze domenicali. In questi trent'anni, nonostante il movimento e il partito dei verdi e l'ambientalismo ormai diffuso come coscienza, non è cambiato nulla per quanto riguarda il consumo del suolo e la prevenzione dei dissesti idrogeologici. Ogni anno abbiamo almeno un 'alluvione in qualche parte d'Italia, per non parlare delle frane. La politica non è stata in grado di porre in sicurezza il paesaggio italiano. Ogni governo considera i beni ambientali come una voce di secondaria importanza e il rilancio dell'economia per forza di cose deve passare attraverso l'attività edilizia. Così abbiamo continui assalti ad un equilibrio territoriale che ad ogni temporale mostra la sua fragilità. Inutile ricordare ai nostri governanti che l'Italia è il paese con più siti dichiarati Patrimonio universale dall'Unesco e che anche il turismo culturale è una risorsa notevole per un'economia intelligente. Ad ogni nuovo governo si spera sempre che ciò accada ma si rimane sempre delusi. Anche questo attuale formato da giovani rampanti, rottamatori di tutti, finisce per copiare i precedenti: accusano sempre gli altri e a parole risolvono tutto ma poi non fanno nulla per cambiare le cose e l'economia rimane ancorata all'attività edilizia ed alla cementificazione. E' da notare un paradosso per l'Italia: è il paesaggio più importante del pianeta da un punto di vista culturale ed ha la popolazione con meno cultura, rispetto agli altri paesi europei, uno su tre dei suoi abitanti è analfabeta di ritorno. Si legge meno che nel resto d'Europa e si investe meno nell'educazione. Gli insegnanti infatti sono i peggio pagati dell'UE. Abbiamo come conseguenza una popolazione mediamente ignorante che si lascia attrarre dalle sirene del populismo: Berlusconi giustamente diceva ai suoi che il pubblico televisivo, suo elettorato, andava considerato come un infante di dieci anni da trattare come tale. Vale a dire che abbiamo una popolazione che elegge i suoi rappresentanti con la pancia e non con la testa. Vedi dopo tangentopoli i Bossi, lo stesso Berlusconi, i Grillo e ora i Renzi. Abbiamo in sostanza i politici che ci meritiamo ma il paesaggio, che non è solo nostro, non li merita.
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E' sintomatico come la costituzione italiana sia scarna di riferimenti alla tutela dell'ambiente (art. 9/2:"Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"; art. 32/1:"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti").
RispondiEliminaRicordo l'art. 37 della Carta dei Diritti Fondamentali proclamata a Nizza nel 2000:"Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nella politica dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile".
Ricordo la Carta per l'Ambiente aggiunta in Francia alla costituzione nel marzo 2015 (fra gli altri, art. 1:"Ognuno ha il diritto di vivere in un ambiente equilibrato e favorevole alla propria salute"; art. 2:"Ogni persona deve, nelle condizioni stabilite dalla legge, prevenire, o, o difetto, limitare i danni che sarebbe suscettibile di fare all'ambiente".
Ricordo la costituzione spagnola del 1978 (art. 45/1:"Tutti hanno il diritto di utilizzare un ambiente idoneo allo sviluppo della persona, così come il dovere di conservarlo").
La tutela dell'ambiente e del paesaggio è tema saliente della riforma costituzionale tedesca del 2006, con ripartizioni peraltro problematiche fra competenze nazionali e locali.
Interessante come queste fonti accostino il "diritto" all'ambiente al "dovere" del singolo di proteggerlo.
Le considerazioni di Maurizio sono sacrosante.
Nietzsche fra le tante cose scrisse anche che gli italiani erano l'emblema del non rispetto per la natura, forse - aggiungo - perché ne hanno troppa e troppo buona (ma la nemesi è in agguato, vedi le recenti inondazioni!)
Grazie Fede tu sei sempre molto informato dal punto di vista giuridico.
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