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lunedì 8 luglio 2019

Proposta di rigenerazione urbana presentata al Comune di Milano




 



Progetto Ortica


Ogni territorio ha una sua vocazione, ogni territorio ha caratteri e ritmi propri. L’Ortica è un quartiere popolare, poco attraente, quindi ci siamo concentrati sull’idea che la gente possa usare gli spazi pubblici in modo intelligente e democratico dimostrando che da un ciuffo di ortiche si può tirar fuori la ricetta per il riscatto delle periferie a rischio. Infatti i  maggiori contenitori di biodiversità non sono i boschi o le aree protette ma le aiuole spartitraffico, le scarpate ferroviarie, i terreni industriali dove la vegetazione può tornare a svilupparsi. Ed è per questo che, dopo aver visitato il quartiere, ed averlo frequentato più anni, abbiamo valutato che il miglioramento della vita, in un processo di rigenerazione urbana che privilegi l’elemento naturale come mezzo di arricchimento qualitativo,  può avvenire tenendo presente le necessità insite,  per storia, tradizione e vocazionalità del luogo, soprattutto delle persone  che volessero imparare un mestiere a contatto con la natura fatto di lavoro e raccolto. Del resto il nome stesso di Ortica deriverebbe da orto o ortaglia, prendersi cura di un orto e produrre una parte del cibo che si consuma è  un modo  per ridare significato alla filiera alimentare e l’aula all’aperto in cui comprendere tutta insieme la rete della vita nelle sue infinite ramificazioni e connessioni. Esso infatti mette a frutto abilità manuali, sviluppo del pensiero sistemico interdipendente, capacità revisionali,  le conoscenze botaniche, la ricerca delle sementi e non ultimi il senso e il gusto dell’attesa.  Per questo  abbiamo considerato che gli interessati  si potrebbero dedicare all’apprendimento  di nozioni erboristiche al fine di creare in loco una spezieria che realizzi i suoi preparati attraverso la coltivazione di erbe. All’interno del quartiere potrebbe sorgere una struttura, nella quale sarebbero venduti i preparati ottenuti attraverso la coltivazione delle erbe e delle piante nei campi di proprietà comunale o in un edificio ad hoc.  Nelle aule disponibili o realizzabili saranno inoltre previsti corsi per tecnici degli orti botanici, per apicoltori, per coloro che vogliono apprendere nozioni di cucina naturale.  L’ informazione, affinchè sia anche una esperienza formativa, avverrà  creando una fornita biblioteca di food con testi che riguardano la tradizione della cucina lombarda di ieri e di oggi . Verrà, al contempo, svolta una sensibilizzazione al fine di creare un’agricoltura che sia anche arricchimento spirituale per chi la pratica. Saranno attivati stages per rispettare la natura e la tradizione partendo da quel che si è senza dimenticare le origini, insegnando l’utilizzo di erbe aromatiche e varietà floreali che richiamano insetti utili e impollinatori, come il fiordaliso, le calendule officinali, l’issopo, la senape bianca, la melissa, l’origano, il timo e la santoreggia. Seguendo la presenza locale si potrà creare una scuola di arte bianca con l’utilizzo delle farine alternative ricavate dagli antichi grani coltivati in loco.

Qualora la disponibilità di aree ad uso agricolo non fosse sufficiente si costruirà una struttura semipermanente in legno e vetro per colture sovrapposte a più piani, che potrebbe arrivare anche ad altezza considerevole, biotorre o vertical farm, cosi da dare l’impressione che la città restituisca il terreno sottratto per produrre cibo. Questo edificio, con una forma piramidale o a spirale per le note proprietà energetiche, al contempo utilizzerà e produrrà energie alternative, derivanti da geotermia, pompe di calore, sistemi solari, eolici e di reimpiego del vapore acqueo.  Qui saranno coltivati i prodotti ad uso alimentare.  Nell’edificio  alla base si posizionerà  la biblioteca di food internazionale  e un centro di accoglienza.  Si ipotizza inoltre di destinare uno spazio alla Spezieria . Il tipo di utenza dovrà aggregare, disoccupati, giovani  animati da uno spirito naturalistico, immigrati con permesso di soggiorno, studenti interessati all’utilizzo terapeutico e alimentare delle erbe che potranno abitare nei locali della struttura per brevi periodi seguendo una graduatoria con l’obiettivo di imparare un mestiere e  di recuperare il ruolo naturale del mondo agricolo come punto di partenza di una educazione ecologica al fine di conoscere la natura in un’ottica di conforto personale e di ritrovamento di se stessi.    


Questa scheda è stata presentata all'assessore Maran su sua sollecitazione.












           

















                                                                                                                                                                   
                                                                                                                        








                                         

                                 
                   

                  
     
    


2 commenti:

  1. Ma il costo economico di questo sogno a quanto ammonta? E chi lo sosterrebbe?

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    1. Il costo non è stato misurato, ma non è un sogno migliorare la qualità della vita, il Comune non voleva rigenerare le periferie? Sono sogni inutili i grattacieli per miliardari.

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