Di fronte alle immagini dei bivacchi in stazione centrale a Milano ed alle tragedie dei migranti che muoiono a centinaia nel tentativo di varcare il canale di Sicilia per sbarcare in Italia si rimane allibiti. Come è possibile che delle persone si sobbarchino disagi di ogni sorta pur di coronare un sogno di benessere e libertà ed infine finiscano in fondo al mare per la spietatezza ed il cinismo di altri uomini? Le domande che affiorano alla mente sono queste. Stavano così male al loro paese, con i loro amici e parenti, la loro natura, il loro paesaggio, i loro governanti? Possibile che delle persone adulte siano tanto sprovvedute da farsi vittime di questi scafisti carnefici da salire, a pagamento, su battelli superaffollati che sempre più spesso finiscono per naufragare? Tento di darmi delle risposte anche in relazione a interviste fatte a qualche immigrato colto dai nostri giornali. Se nel paese in cui hai avuto la ventura di nascere ti costringono con la violenza a rinunciare ai tuoi diritti di uomo, sei privato della libertà di dire o di fare alcunchè, sei sfruttato nel lavoro senza guadagno, o addirittura sei disoccupato e non puoi sfamarti e sfamare la tua famiglia che vedi soffrire e morire il sogno di una vita migliore è quello che ti impedisce di suicidarti moralmente o fisicamente. Ognuno ha il desiderio di una vita migliore e pensa che andando lontano venga esaudito, per di più in paesi che vivono nel consumismo più smodato e nell'abbondanza di quei beni essenziali che noi fatichiamo a procurarci tanto più se questo bengodi viene esibito dalla pubblicità dei mass-media che ovviamente nascondono le ingiustizie sociali. La nostra televisione, fruita anche in Albania, ha provocato negli anni passati le grandi migrazioni dei cittadini di quel paese verso i nostri lidi. E' nella natura dell'uomo aspirare alla felicità e spesso si crede di trovarla nei beni di cosumo, soprattutto se questi scarseggiano, ma anche nella libertà di espressione quando questa manca. Il sociologo Roberto Guiducci alla fine degli anni ottanta scrisse un libro profetico, dal titolo "L'inverno del futuro", che descriveva queste grandi migrazioni da est e da sud di questo nuovo quarto stato che sta invadendo il ricco Occidente. Del resto le guerre non sono forse state dichiarate in nome di un sogno di benessere o di potenza mandando a morire i paria delle società promettendo una vita migliore? Oggi più che mai non si può vivere separati rinunciando a vedere come vive il vicino, tutto il mondo è ormai interrelato e l'azione di un popolo, anche senza volerlo, provoca la reazione di un altro pur anche in tempi dilatati. In buona sostanza l'Occidente paga le sue violenze e ingiustizie passate del colonialismo e della tratta degli schiavi. Ora è necessario vedere il fenomeno alla luce di un pensiero creativo e sistemico: quello che oggi appare un problema può risultare una risorsa, come già succede in alcuni casi. Ma soprattutto può trasformarsi in un'occasione per ripensare i rapporti fra Stati, anche in relazione ad una ONU ormai superata perchè frutto di assetti voluti dai vincitori della seconda guerra mondiale in un mondo diviso per nazioni e per frontiere. Oggi non dovrebbero essere le armi a decretare la potenza dei paesi membri ma la capacità di risolvere i problemi umanitari in una dimensione globale. Una proposta per risolvere la questione degli sbarchi clandestini potrebbe essere quella non di contrastare ma di regolamentare questi flussi istituendo, ad esempio, un servizio legale di traghetti verso l'Italia, in accordo con la Ue che se ne deve assumere la responsabilità, dove chi ha le condizioni per essere accettato possa attraversare il mare in tutta tranquillità e così non si lascerebbe più totalmente in mano agli scafisti il trasporto di questi diseredati.
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sabato 25 aprile 2015
I migranti
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Di fronte alle immagini dei bivacchi in stazione centrale a Milano ed alle tragedie dei migranti che muoiono a centinaia nel tentativo di varcare il canale di Sicilia per sbarcare in Italia si rimane allibiti. Come è possibile che delle persone si sobbarchino disagi di ogni sorta pur di coronare un sogno di benessere e libertà ed infine finiscano in fondo al mare per la spietatezza ed il cinismo di altri uomini? Le domande che affiorano alla mente sono queste. Stavano così male al loro paese, con i loro amici e parenti, la loro natura, il loro paesaggio, i loro governanti? Possibile che delle persone adulte siano tanto sprovvedute da farsi vittime di questi scafisti carnefici da salire, a pagamento, su battelli superaffollati che sempre più spesso finiscono per naufragare? Tento di darmi delle risposte anche in relazione a interviste fatte a qualche immigrato colto dai nostri giornali. Se nel paese in cui hai avuto la ventura di nascere ti costringono con la violenza a rinunciare ai tuoi diritti di uomo, sei privato della libertà di dire o di fare alcunchè, sei sfruttato nel lavoro senza guadagno, o addirittura sei disoccupato e non puoi sfamarti e sfamare la tua famiglia che vedi soffrire e morire il sogno di una vita migliore è quello che ti impedisce di suicidarti moralmente o fisicamente. Ognuno ha il desiderio di una vita migliore e pensa che andando lontano venga esaudito, per di più in paesi che vivono nel consumismo più smodato e nell'abbondanza di quei beni essenziali che noi fatichiamo a procurarci tanto più se questo bengodi viene esibito dalla pubblicità dei mass-media che ovviamente nascondono le ingiustizie sociali. La nostra televisione, fruita anche in Albania, ha provocato negli anni passati le grandi migrazioni dei cittadini di quel paese verso i nostri lidi. E' nella natura dell'uomo aspirare alla felicità e spesso si crede di trovarla nei beni di cosumo, soprattutto se questi scarseggiano, ma anche nella libertà di espressione quando questa manca. Il sociologo Roberto Guiducci alla fine degli anni ottanta scrisse un libro profetico, dal titolo "L'inverno del futuro", che descriveva queste grandi migrazioni da est e da sud di questo nuovo quarto stato che sta invadendo il ricco Occidente. Del resto le guerre non sono forse state dichiarate in nome di un sogno di benessere o di potenza mandando a morire i paria delle società promettendo una vita migliore? Oggi più che mai non si può vivere separati rinunciando a vedere come vive il vicino, tutto il mondo è ormai interrelato e l'azione di un popolo, anche senza volerlo, provoca la reazione di un altro pur anche in tempi dilatati. In buona sostanza l'Occidente paga le sue violenze e ingiustizie passate del colonialismo e della tratta degli schiavi. Ora è necessario vedere il fenomeno alla luce di un pensiero creativo e sistemico: quello che oggi appare un problema può risultare una risorsa, come già succede in alcuni casi. Ma soprattutto può trasformarsi in un'occasione per ripensare i rapporti fra Stati, anche in relazione ad una ONU ormai superata perchè frutto di assetti voluti dai vincitori della seconda guerra mondiale in un mondo diviso per nazioni e per frontiere. Oggi non dovrebbero essere le armi a decretare la potenza dei paesi membri ma la capacità di risolvere i problemi umanitari in una dimensione globale. Una proposta per risolvere la questione degli sbarchi clandestini potrebbe essere quella non di contrastare ma di regolamentare questi flussi istituendo, ad esempio, un servizio legale di traghetti verso l'Italia, in accordo con la Ue che se ne deve assumere la responsabilità, dove chi ha le condizioni per essere accettato possa attraversare il mare in tutta tranquillità e così non si lascerebbe più totalmente in mano agli scafisti il trasporto di questi diseredati.
Di fronte alle immagini dei bivacchi in stazione centrale a Milano ed alle tragedie dei migranti che muoiono a centinaia nel tentativo di varcare il canale di Sicilia per sbarcare in Italia si rimane allibiti. Come è possibile che delle persone si sobbarchino disagi di ogni sorta pur di coronare un sogno di benessere e libertà ed infine finiscano in fondo al mare per la spietatezza ed il cinismo di altri uomini? Le domande che affiorano alla mente sono queste. Stavano così male al loro paese, con i loro amici e parenti, la loro natura, il loro paesaggio, i loro governanti? Possibile che delle persone adulte siano tanto sprovvedute da farsi vittime di questi scafisti carnefici da salire, a pagamento, su battelli superaffollati che sempre più spesso finiscono per naufragare? Tento di darmi delle risposte anche in relazione a interviste fatte a qualche immigrato colto dai nostri giornali. Se nel paese in cui hai avuto la ventura di nascere ti costringono con la violenza a rinunciare ai tuoi diritti di uomo, sei privato della libertà di dire o di fare alcunchè, sei sfruttato nel lavoro senza guadagno, o addirittura sei disoccupato e non puoi sfamarti e sfamare la tua famiglia che vedi soffrire e morire il sogno di una vita migliore è quello che ti impedisce di suicidarti moralmente o fisicamente. Ognuno ha il desiderio di una vita migliore e pensa che andando lontano venga esaudito, per di più in paesi che vivono nel consumismo più smodato e nell'abbondanza di quei beni essenziali che noi fatichiamo a procurarci tanto più se questo bengodi viene esibito dalla pubblicità dei mass-media che ovviamente nascondono le ingiustizie sociali. La nostra televisione, fruita anche in Albania, ha provocato negli anni passati le grandi migrazioni dei cittadini di quel paese verso i nostri lidi. E' nella natura dell'uomo aspirare alla felicità e spesso si crede di trovarla nei beni di cosumo, soprattutto se questi scarseggiano, ma anche nella libertà di espressione quando questa manca. Il sociologo Roberto Guiducci alla fine degli anni ottanta scrisse un libro profetico, dal titolo "L'inverno del futuro", che descriveva queste grandi migrazioni da est e da sud di questo nuovo quarto stato che sta invadendo il ricco Occidente. Del resto le guerre non sono forse state dichiarate in nome di un sogno di benessere o di potenza mandando a morire i paria delle società promettendo una vita migliore? Oggi più che mai non si può vivere separati rinunciando a vedere come vive il vicino, tutto il mondo è ormai interrelato e l'azione di un popolo, anche senza volerlo, provoca la reazione di un altro pur anche in tempi dilatati. In buona sostanza l'Occidente paga le sue violenze e ingiustizie passate del colonialismo e della tratta degli schiavi. Ora è necessario vedere il fenomeno alla luce di un pensiero creativo e sistemico: quello che oggi appare un problema può risultare una risorsa, come già succede in alcuni casi. Ma soprattutto può trasformarsi in un'occasione per ripensare i rapporti fra Stati, anche in relazione ad una ONU ormai superata perchè frutto di assetti voluti dai vincitori della seconda guerra mondiale in un mondo diviso per nazioni e per frontiere. Oggi non dovrebbero essere le armi a decretare la potenza dei paesi membri ma la capacità di risolvere i problemi umanitari in una dimensione globale. Una proposta per risolvere la questione degli sbarchi clandestini potrebbe essere quella non di contrastare ma di regolamentare questi flussi istituendo, ad esempio, un servizio legale di traghetti verso l'Italia, in accordo con la Ue che se ne deve assumere la responsabilità, dove chi ha le condizioni per essere accettato possa attraversare il mare in tutta tranquillità e così non si lascerebbe più totalmente in mano agli scafisti il trasporto di questi diseredati.
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mercoledì 15 aprile 2015
Il design dei fuorisalone
Rileggendo il post sulla creatività del 9,11,2013 cerco di collegarlo al Salone del Mobile o meglio alla Settimana del design a Milano. Bisogna riconoscere che negli anni un evento fieristico ha contagiato tutta la città che per una settimana si veste a festa e si riempie di Fuori Saloni che attirano sempre molto pubblico. Sì, perchè in verità la vera creatività e la dimostrazione di vitalità della città sta proprio in questa proliferazione di iniziative che allargano a macchia d'olio gli spazi espositivi. Non sempre si tratta di opere creative, a volte notiamo una certa ripetitività ed esibizionismo, ma siamo in queste giornate propensi ad assolvere tutti perchè consapevoli che sotto vi è gioia di partecipare, di contribuire in qualche modo a fare sistema, come si usa dire, per rendere migliore Milano, si sente nell'aria la festa di primavera, come quando nel dopoguerra vi era la fiera campionaria che ,dopo le ristrettezze del periodo bellico, nel paese della fame portava la cuccagna . Questo è un modello che dovrebbe essere perseguito anche da Expo, forse, come qualcuno inascoltato suggeriva, sarebbe stato meglio prevedere un evento distribuito in tutta la città anzicchè localizzarlo in un'area con tutti i problemi che genera l'utilizzo di questa nel dopo evento. Ma questo è un'altro discorso che ci riporta alla incapacità della nostra politica di essere effettivamente creativa, tuttavia qui non voglio fare il guastafeste, chi fosse interessato al rapporto fra potere e progetto lo invito a leggersi l'Altro architetto, Casagrande Editore in Lugano e Milano che verrà ripresentato e discusso lunedi 20 aprile, ore 17.30 alla Società Umanitaria con Fiorello Cortiana, Morris Ghezzi e Lidia Arduino.
Il design come termine inglese che riassume in se la creatività artistica nasce con la rivoluzione industriale quando il prodotto in serie, dovuto all'impiego della macchina come moderno mezzo di realizzazione dell'oggetto, necessita di un nuovo linguaggio e di un nuovo rapporto tra artigiano e industria. Il prototipo è sempre frutto di un lavoro artigianale ma deve tener presente di doversi adattare alla produzione in serie. Il pezzo unico è ormai un'eccezione per ricchi snob, l'etica del design è quella di mettere a disposizione di un pubblico più vasto e con mezzi economici più limitati quegli oggetti che un tempo erano solo delle classi abbienti. Dare quindi una veste esteticamente valida ad oggetti del quotidiano era il compito del design, il funzionalismo usando, ad esempio il linguaggio di un Mondrian, rinnova il plasticismo tradizionale adattandolo al mezzo meccanico. Questo risale ai primi decenni del secolo scorso. Lo sviluppo dell'industria e della comunicazione hanno apportato anche in questo campo notevoli cambiamenti. Innanzitutto si è potuto constatare che la pubblicità conta molto più che un buon design, come nel campo artistico vale più la comunicazione che non il valore in se e un oggetto di scadente fattura ma comunicato come buono prevale su quello effettivamente valido ma comunicato male. Nascono infatti i logo che garantiranno a priori la qualità in ragione del loro potere comunicativo. Si genera così un processo diseducativo che allontana dalla bellezza e dalla creatività. Arredare invece una casa dovrebbe essere creare, fare una casa dovrebbe essere come scrivere dei versi o fare della musica. L'intuizione, l'invenzione e l'energia dovrebbero guidare il processo creativo per non cadere nella dipendenza dalle mode. Per quanto riguarda il mio contributo di creatibvità lo troverete su www.mauriziospada.jimdo.com
Il design come termine inglese che riassume in se la creatività artistica nasce con la rivoluzione industriale quando il prodotto in serie, dovuto all'impiego della macchina come moderno mezzo di realizzazione dell'oggetto, necessita di un nuovo linguaggio e di un nuovo rapporto tra artigiano e industria. Il prototipo è sempre frutto di un lavoro artigianale ma deve tener presente di doversi adattare alla produzione in serie. Il pezzo unico è ormai un'eccezione per ricchi snob, l'etica del design è quella di mettere a disposizione di un pubblico più vasto e con mezzi economici più limitati quegli oggetti che un tempo erano solo delle classi abbienti. Dare quindi una veste esteticamente valida ad oggetti del quotidiano era il compito del design, il funzionalismo usando, ad esempio il linguaggio di un Mondrian, rinnova il plasticismo tradizionale adattandolo al mezzo meccanico. Questo risale ai primi decenni del secolo scorso. Lo sviluppo dell'industria e della comunicazione hanno apportato anche in questo campo notevoli cambiamenti. Innanzitutto si è potuto constatare che la pubblicità conta molto più che un buon design, come nel campo artistico vale più la comunicazione che non il valore in se e un oggetto di scadente fattura ma comunicato come buono prevale su quello effettivamente valido ma comunicato male. Nascono infatti i logo che garantiranno a priori la qualità in ragione del loro potere comunicativo. Si genera così un processo diseducativo che allontana dalla bellezza e dalla creatività. Arredare invece una casa dovrebbe essere creare, fare una casa dovrebbe essere come scrivere dei versi o fare della musica. L'intuizione, l'invenzione e l'energia dovrebbero guidare il processo creativo per non cadere nella dipendenza dalle mode. Per quanto riguarda il mio contributo di creatibvità lo troverete su www.mauriziospada.jimdo.com
domenica 5 aprile 2015
Pasqua di resurrezione
Borgo ligure, acquarello su carta
Cosa significa oggi
festeggiare la risurrezione del Cristo ? Possiamo affermare che senza
dubbio è la ricorrenza più importante della cristianità ma quanti se ne rendono
conto, credenti o non credenti ? E’ la festa della creatività, non per
nulla é situata all’inizio della primavera quando la natura si risveglia dal
sonno invernale. La chiesa ha voluto situare il ricordo della risurrezione del suo fondatore quando il sole incomincia a
intiepidire l’aria e gli alberi si coprono di gemme e foglie nuove. Non so se si riflette abbastanza che risorgere è l’atto creativo per
eccellenza, infatti creare è passare da uno stato di non vita ad uno di vita. Il Cristo ha la capacità di risorgere dalla morte
perchè è l’essere più creativo che sia mai esistito. Questa sua qualità gli deriva dal fatto che è
libero dal peccato, come caratteristica dell’ego. Il suo donarsi totalmente
l’ha liberato ed ha potuto rinascere. “Poichè dando si riceve », diceva Francesco d’Assisi che resta il
migliore interprete del Vangelo, e più in là : « perdonando si è
perdonati e morendo si rinasce a vita
eterna ». E’ questo in sintesi il messaggio cristiano più autentico. Potremmo aggiungere quanto affermava Kalil
Gibran a proposito del dolore compagno inevitabile della vita : esso è la
rottura del guscio della nostra intelligenza. Il dolore per la perdita delle
proprietà dell’ego ci conduce ad una creatività superiore. Del resto le
beatitudini che il Cristo elenca sono tutte una rinuncia ai valori del mondo. Sono un viatico di guarigione dalle
malattie generate dall’adesione a quei canoni.
Questa rinuncia porta alla
risurrezione. Quante volte nella nostra vita attraversiamo momenti di morte e
poi risorgiamo se lasciamo andare i nostri attaccamenti alle cose del
mondo ? « Vi do la pace, vi do
la mia pace, non come ve la da il mondo Egli ci dice e questa pace è la
rinascita, la risurrezione attraverso le beatitudini : beati i poveri in
spirito perchè di essi è il regno dei cieli, beati gli afflitti perchè saranno
consolati, beati i miti perchè erediteranno la terra, beati quelli che hannno
fame e sete della giustizia perchè saranno saziati, beati i misericordiosi
perchè troveranno misericordia, beati i puri di cuore perchè vedranno Dio,
beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio, beati i
perseguitati per causa della giustizia
perchè di essi è il regno dei cieli. Alessandro Jodorowsky, benchè di origine
ebraica, ha scritto un intero volume, dal titolo I Vangeli per guarire, sulle
beatitudini, analizzzate con la profondità della sua psicologia esoterica
risultano esssere metodi di guarigione dalle nostre malattie individuali e sociali.
Questa, e quindi la rinascita o la risurrezione, avviene quando comprendiamo
che il vero essere deriva dalla rinuncia al potere dell’ego, che si traduce in
rinuncia alla presunzione, all’aggressività, al disprezzo e all’invidia
generati dagli attaccamenti ai valori mondani. Cio’ conduce automaticamente ad
un uomo nuovo, quello che si fa servitore e non si fa servire. Oggi i potenti, anche cattolici, ascoltino questo messaggio.
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