Il diritto alla casa sancito dalla nostra costituzione è di fatto contraddetto dalla pratica della giustizia nell'azione dello sfratto. E' vero che vanno difesi non solo i diritti di chi abita ma anche di chi affitta, che ha diritto di ricavare un reddito dal bene di sua proprietà, tuttavia ci troviamo di fronte a due diritti di cui uno è fondamentale e l'altro lo è meno, almeno riguardo al problema dell'abitare. E' evidente che con questa difesa ad oltranza della prorietà da parte dei nostri legislatori costringiamo, come succede in Italia, ad abitare in regime di proprietà e così a limitare sensibilmente la mobilità che ad esempio all'estero è molto più alta. Qualcuno addirittura lamenta che la nostra Giustizia sia troppo magnanima nei confronti del locatore e che se ci fossero meno garanzie ci sarebbe una maggiore offerta e quindi, seguendo le leggi di domanda e offerta, un'abbassamento dei prezzi di affitto. Non sono d'accordo, il diritto di avere una casa dove abitare va tutelato con maggiore serietà sia da parte delle istituzioni sia da parte della politica. I sindacati inquilini come il Sunia o il più agguerrito Sicet in pratica hanno smesso di difendere i cittadini nei confronti delle proprietà immobiliari. La crisi dei partiti si riflette in ugual misura sui sindacati che sono diventati centri di potere senza aggancio sociale. Oggi a Milano vi è un'emergenza sfratti che giustamente preoccupa l'amministrazione pubblica, quest'anno sono triplicati quelli per morosità a causa della crisi.
Il diritto alla casa è uno di quei principi che spesso rimangono sulla carta. E' facile dire che tutte le famiglie hanno diritto a una casa dove abitare ma poi nella pratica non indicare i processi per realizzare questo diritto. I governi della Repubblica che si sono succeduti negli ultimi quarant'anni non hanno affrontato seriamente questo problema lasciando campo libero al mercato. Questo, sia pure in regime di liberismo, non è in grado di risolvere i casi di necessità delle fasce più deboli. Allora nei momenti di congiuntura economica si ricorre agli sfratti senza porre attenzione alle conseguenze sociali di queste azioni giudiziarie (per questo si rimanda alla lettura del libretto dell'antropologo Marc Augèe, Diario di un senza fissa dimora). Lo sfratto costituisce un'azione giudiziaria violenta. E' una delle numerose leggi (quella sulle locazioni) che proteggono la proprietà. In uno stato di diritto, dove il diritto alla casa è conclamato, dovrebbe essere ammesso solo in casi eccezionali. Infatti numerose sono le persone fragili che, non accettando questa violenza, si sono tolte la vita, gli psicologi lo annoverano tra gli eventi più stressanti alla pari di un lutto. Per comprendere questi casi, subiti peraltro anche dalla stessa Umanitaria nelle case di via Solari, bisogna entrare nella mentalità di alcuni :soggetti, in particolare anziani ma non solo, che considerano la casa il rifugio della loro vita: il luogo dei ricordi, delle proiezioni, dei simboli e della protezione da un fuori vissuto come ostile. L'attesa di un potere che ha il diritto di cacciarti di casa spesso è insopportabile per chi non ha altri valori che la propria dimora dove sono custodite le proprie cose. E' una svalutazione dell'esistenza, che non ha dirtto nemmeno di abitare. La mente si concentra su questa somma ingiustizia e non riesce a vedere alternative più creative, ad esempio che il cambiamento può giovare a qualsiasi età. Ma è questa coercizione che non si sopporta. Se poi la ragione di questo atto è la morosità si rimette in discussione l'intera esistenza e, poichè nella nostra scietà è il denaro la misura del nostro valore, il bilancio è fallimentare.
Bisogna trovare altri metodi di intervento su chi non ce la fa a pagare l'affitto. Innanzi tutto il tribunale dovrebbe mandare un esperto prima di emettere la sentenza per sapere il motivo dei ritardi ed inoltre l'ente pubblico dovrebbe avere un fondo di garanzia per i casi in cui il debito è dovuto a difficoltà economiche intervenute senza colpa della persona, segnalati dal tribunale stesso. Qualora si dovesse arrivare all'atto finale dello sfratto sarebbe necessario l'intervento di uno psicologo che accompagni, in alcuni casi, questo cambiamento traumatico e coatto.
Per non arrivare a queste soluzioni è necessario da parte della politica di un piano casa che preveda interventi concreti di facilitazione all'accesso ad abitazioni a prezzi bassi sia per l'affitto che per la proprietà. Le strade da percorrere sono diverse, la costruzione di edifici a prezzi sociali è una di queste ma non solo. Le seconde o terze case dovrebbero essere tassate con maggior severità così da abbassarne la rendita e diminuirne l'utilizzo come bene rifugio per risparmiatori, a meno che non vengano affittate a prezzi sociali. Il fatto che invece il mattone sia diventato negli ultimi cinquant'anni il volano dell'economia in Italia ha prodotto i guasti al paesaggio che ben conosciamo e non ha risolto il problema dei senza tetto.