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sabato 25 aprile 2015

I migranti

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Di fronte alle immagini dei bivacchi in stazione centrale a Milano ed alle tragedie dei migranti che muoiono a centinaia nel tentativo di varcare il canale di Sicilia per sbarcare in Italia si rimane allibiti. Come è possibile che delle persone si sobbarchino disagi di ogni sorta pur di coronare un sogno di benessere e libertà ed infine finiscano in fondo al mare per la spietatezza ed il cinismo di altri uomini? Le domande che affiorano alla mente sono queste. Stavano così male al loro paese, con i loro amici e parenti, la loro natura, il loro paesaggio, i loro governanti? Possibile che delle persone adulte siano tanto sprovvedute da farsi vittime di questi scafisti carnefici  da salire, a pagamento, su battelli superaffollati che sempre più spesso finiscono per naufragare? Tento di darmi delle risposte anche in relazione a interviste fatte a qualche immigrato colto dai nostri giornali. Se nel paese in cui hai avuto la ventura di nascere ti costringono con la violenza a rinunciare ai tuoi diritti di uomo, sei privato della libertà di dire o di fare alcunchè, sei sfruttato nel lavoro senza guadagno, o addirittura sei disoccupato e non puoi sfamarti e sfamare la tua famiglia che vedi soffrire e morire il sogno di una vita migliore è quello che ti impedisce di suicidarti moralmente o fisicamente. Ognuno ha il desiderio di una vita migliore e pensa che andando lontano venga esaudito, per di più in paesi che vivono nel consumismo più smodato e nell'abbondanza di quei beni essenziali che noi fatichiamo a procurarci tanto più se questo bengodi viene esibito dalla pubblicità dei mass-media che ovviamente nascondono le ingiustizie sociali. La nostra televisione, fruita anche in Albania, ha provocato negli anni passati le grandi migrazioni dei cittadini di quel paese verso i nostri lidi. E' nella natura dell'uomo aspirare alla felicità e spesso si crede di trovarla nei beni di cosumo, soprattutto se questi scarseggiano, ma anche nella libertà di espressione quando questa manca. Il sociologo Roberto Guiducci alla fine degli anni ottanta scrisse un libro profetico, dal titolo "L'inverno del futuro", che descriveva queste grandi migrazioni da est e da sud di questo nuovo quarto stato che sta invadendo il ricco Occidente. Del resto le guerre non sono forse state dichiarate in nome di un sogno di benessere o di potenza mandando a morire i paria delle società promettendo una vita migliore? Oggi più che mai non si può vivere separati rinunciando a vedere come vive il vicino, tutto il mondo è ormai interrelato e l'azione di un popolo, anche senza volerlo, provoca la reazione di un altro pur anche in tempi dilatati. In buona sostanza l'Occidente paga le sue violenze e ingiustizie passate del colonialismo e della tratta degli schiavi. Ora è necessario vedere il fenomeno alla luce di un pensiero creativo e sistemico: quello che oggi appare un problema può risultare una risorsa, come già succede in alcuni casi. Ma soprattutto può trasformarsi in un'occasione per ripensare i rapporti fra Stati, anche in relazione ad una ONU ormai superata perchè frutto di assetti voluti dai vincitori della seconda guerra mondiale in un mondo diviso per nazioni e per frontiere. Oggi non dovrebbero essere le armi a decretare la potenza dei paesi membri ma la capacità di risolvere i problemi umanitari in una dimensione globale. Una proposta per risolvere la questione degli sbarchi clandestini potrebbe essere quella non di contrastare ma di regolamentare questi flussi istituendo, ad esempio, un servizio legale di traghetti verso l'Italia, in accordo con la Ue che se ne deve assumere la responsabilità, dove chi ha le condizioni per essere accettato possa attraversare il mare in tutta tranquillità e così non si lascerebbe più totalmente in mano agli scafisti il trasporto di questi diseredati.  

2 commenti:

  1. Non me la sento di commentare razionalmente (rectius: fenomenologicamente, alla Husserl). Sarebbe troppo complicato. Commento invece emotivamente (rectius: liricamente), con una composizione che sarà raccolta nell'opuscolo "Poesie nel cassetto") in occasione del XXV Convegno organizzato da Vito Taverna a Monterchi, il 29 agosto 2015:


    "risorgerò prima della valle di Giosafat
    quando un mattino svegliandomi
    vedrò il fiore dell'agapanto sorridermi
    dimentico dell'umanità premente
    dall'altra parte del mare
    implorante il dio mercato
    di trovarle un posto in occidente
    dove la gente non prega
    ma timorosa incrementa
    il prodotto interno lordo
    lordato di illusioni

    verdi speranze sabbiose
    fuggenti dai deserti
    monoteistici
    approdate ai caterpillar
    ragni del divenire
    edificate nuove sfingi
    indecifrabili
    risorgerete anche voi
    prima della valle di Giosafat
    lontani dalle sure
    lontani dai fantasmi dei sufi
    i vostri profeti si sono dileguati
    dietro al tramonto
    i carati hanno perso valore
    dirigete al nord le vostre menti
    l'immortale Pollon
    figlia di Apollo
    vi aspetta"

    (Federico Bock - 9 giugno 2011)

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