Progetto Ortica
Ogni territorio ha una sua vocazione, ogni territorio ha caratteri e ritmi
propri. L’Ortica è un quartiere popolare, poco attraente, quindi ci siamo
concentrati sull’idea che la gente possa usare gli spazi pubblici in modo
intelligente e democratico dimostrando che da un ciuffo di ortiche si può tirar
fuori la ricetta per il riscatto delle periferie a rischio. Infatti i maggiori contenitori di biodiversità non sono
i boschi o le aree protette ma le aiuole spartitraffico, le scarpate
ferroviarie, i terreni industriali dove la vegetazione può tornare a
svilupparsi. Ed è per questo che, dopo aver
visitato il quartiere, ed averlo frequentato più anni, abbiamo valutato che il
miglioramento della vita, in un processo di rigenerazione urbana che privilegi
l’elemento naturale come mezzo di arricchimento qualitativo, può avvenire tenendo presente le necessità
insite, per storia, tradizione e
vocazionalità del luogo, soprattutto delle persone che volessero imparare un mestiere a contatto
con la natura fatto di lavoro e raccolto. Del resto il nome stesso di Ortica
deriverebbe da orto o ortaglia, prendersi cura di un orto e produrre una parte
del cibo che si consuma è un modo per ridare significato alla filiera alimentare
e l’aula all’aperto in cui comprendere tutta insieme la rete della vita nelle
sue infinite ramificazioni e connessioni. Esso infatti mette a frutto abilità
manuali, sviluppo del pensiero sistemico interdipendente, capacità revisionali,
le conoscenze botaniche, la ricerca
delle sementi e non ultimi il senso e il gusto dell’attesa. Per questo abbiamo considerato che gli interessati si potrebbero dedicare all’apprendimento di nozioni erboristiche al fine di creare in
loco una spezieria che realizzi i suoi preparati attraverso la coltivazione di
erbe. All’interno del quartiere potrebbe sorgere una struttura, nella quale
sarebbero venduti i preparati ottenuti attraverso la coltivazione delle erbe e
delle piante nei campi di proprietà comunale o in un edificio ad hoc. Nelle aule disponibili o realizzabili saranno
inoltre previsti corsi per tecnici degli orti botanici, per apicoltori, per
coloro che vogliono apprendere nozioni di cucina naturale. L’ informazione, affinchè sia anche una
esperienza formativa, avverrà creando
una fornita biblioteca di food con testi che riguardano la tradizione della
cucina lombarda di ieri e di oggi . Verrà, al contempo, svolta una sensibilizzazione
al fine di creare un’agricoltura che sia anche arricchimento spirituale per chi
la pratica. Saranno attivati stages per rispettare la natura e la tradizione
partendo da quel che si è senza dimenticare le origini, insegnando l’utilizzo
di erbe aromatiche e varietà floreali che richiamano insetti utili e
impollinatori, come il fiordaliso, le calendule officinali, l’issopo, la senape
bianca, la melissa, l’origano, il timo e la santoreggia. Seguendo la presenza
locale si potrà creare una scuola di arte bianca con l’utilizzo delle farine
alternative ricavate dagli antichi grani coltivati in loco.
Qualora la disponibilità di aree ad uso agricolo non fosse sufficiente si
costruirà una struttura semipermanente in legno e vetro per colture sovrapposte
a più piani, che potrebbe arrivare anche ad altezza considerevole, biotorre o
vertical farm, cosi da dare l’impressione che la città restituisca il terreno
sottratto per produrre cibo. Questo edificio, con una forma piramidale o a
spirale per le note proprietà energetiche, al contempo utilizzerà e produrrà
energie alternative, derivanti da geotermia, pompe di calore, sistemi solari,
eolici e di reimpiego del vapore acqueo. Qui saranno coltivati i prodotti ad uso
alimentare. Nell’edificio alla base si posizionerà la biblioteca di food internazionale e un centro di accoglienza. Si ipotizza inoltre di destinare uno spazio
alla Spezieria . Il tipo di utenza dovrà aggregare, disoccupati, giovani animati da uno spirito naturalistico,
immigrati con permesso di soggiorno, studenti interessati all’utilizzo
terapeutico e alimentare delle erbe che potranno abitare nei locali della
struttura per brevi periodi seguendo una graduatoria con l’obiettivo di
imparare un mestiere e di recuperare il
ruolo naturale del mondo agricolo come punto di partenza di una educazione
ecologica al fine di conoscere la natura in un’ottica di conforto personale e
di ritrovamento di se stessi.
Questa scheda è stata presentata all'assessore Maran su sua sollecitazione.