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lunedì 4 aprile 2016

Dell'eleganza in città

                                               Borgo ligure, acquarello su carta

Oggi un’altra categoria in crisi è l’eleganza. Essa ha a che fare con la bellezza. Deriva dal verbo latino elegere che è un rafforzativo di legere corrispondente  sia all’italiano scegliere che leggere. Eleganza vuol dunque  significare saper scegliere. E’ sinonimo di grazia, accuratezza, garbo, leggiadria, ricercatezza, gentilezza. Il contrario di trascuratezza e sciatteria. Eleganza vuol dire anche cura e attenzione.  Un’architettura elegante è quella che deriva da una cura particolare nella scelta delle misure, dei rapporti geometrici, dei materiali e della decorazione. La sezione aurea, per esempio, è il rapporto più elegante in natura, scoperto dagli egizi e dai greci empiricamente. Misura è un’altra versione di eleganza. E’ elegante un manifatto che denota energia non sprecata. Anche dal punto di vista statico è elegante un’opera che mostra forza e al tempo stesso grazia, dove si intravede studio e rispetto, dove un problema complesso è risolto con semplicità: semplicità e complessità sono due opposti che la bellezza contiene e tende a far coincidere, come altri, con eleganza. Coincidentia oppositorum, dichiara Niccolo Cusano per denotare la bellezza divina.  Ecco! eleganza come lettura divina, giusto equilibrio fra gli opposti.  A noi sembra elegante un’opera umana che si contrappone alle forze naturali con il minimo sforzo, come le cattedrali gotiche,, nelle quali le pietre pesanti sfidano la forza di gravità e sembrano esaltare la leggerezza per raggiungere grandi altezze. Ancora due opposti che si uniscono, pesantezza e leggerezza, come si puo’ notare la bellezza è misteriosa. Oggi non c’è molta eleganza nella società globalizzata, cosi come nell’architettura evento mediatico conseguente. (da L’altro architetto,  Casagrande editore)