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lunedì 24 ottobre 2022
venerdì 3 giugno 2022
La cultura della bellezza
sabato 16 ottobre 2021
Master sulla bellezza
La
bellezza è nella natura e noi impariamo ad apprezzarla fin dalla più tenera
età. Il 900 ci ha alienati della sua presenza nelle cose e della nostra
capacità di coglierla. E’ diventata un orpello e un lusso per pochi. Dobbiamo
quindi riconquistare la nostra sensibilità sapendo che non ci è data
gratuitamente ma è il frutto di un lavoro di approfondimento. Per quanto
riguarda le opere dell’uomo la bellezza è il prodotto di un atteggiamento di
cura, attenzione e amore per il proprio lavoro. Ecco perché l’Istituto Uomo e
Ambiente, da sempre presente sui temi dell’ecologia e dell’estetica ha voluto
organizzare questo corso on-line per chi vuole approfondire la tematica,
soprattutto gli architetti che sono delegati a trasformare l’ambiente ma anche
ogni persona intelligente.
Il corso è diviso in cinque giornate: la prima è dedicata
alla filosofia perché è dalle opinioni generate da essa che provengono le
scelte in campo estetico. La seconda è sulla natura con esperti che la studiano
e la utilizzano con creatività. La terza verte sul paesaggio e sull’arte poiché
anche quest’ultima nel secolo scorso ha deragliato dalla sua finalità naturale,
cioè la bellezza. La quarta è dedicata
all’architettura ed infine l’ultima è sulla pratica e cioè come tradurre in
azioni l’importante bisogno sociale di equilibrio, ordine, eleganza e coerenza
che sono i principali attributi della bellezza.
venerdì 26 febbraio 2021
Territorio e pensiero ecologico.
Territorio e pensiero ecologico è il primo seminario che l'Istituto Uomo e Ambiente ha organizzato in collaborazione con la Casa dell'Agricoltura
domenica 4 ottobre 2020
giovedì 16 luglio 2020
venerdì 24 aprile 2020
Addio a un amico letterato
giovedì 26 marzo 2020
Coronavirus
giovedì 23 gennaio 2020
Rigenerare le periferie
Pulire le scritte sui muri è un primo passo per la dignità di un quartiere (Baggio)
Il seguente scritto di Giovanni Poletti, ex presidente della cooperativa Abitare, sua relazione al nostro ultimo convegno sulla casa, rappresenta per noi la modalità giusta per operare una rigenerazione urbana.
domenica 12 gennaio 2020
Gli alberi di via Bassini a Milano
martedì 29 ottobre 2019
In ricordo di un amico che scompare
mercoledì 9 ottobre 2019
Della Bellezza
Auguste Ingres L'odalisca
Della Bellezza.
di Federico Bock
Come dire, accostando “convenienza” e “bello”, che il bello è conveniente rispetto al non-bello, il bello è utilitaristico, dà giovamento, ciò che riprova la giustezza del pensiero di Jaspers sopra riportato.
Invece bisogna andare oltre il concetto di bellezza, per esplorare il quale basta consultare un buon dizionario (qualità di ciò che è bello, valore estetico delle cose). No, io voglio conoscere cosa è la bellezza, non il concetto della bellezza nei suoi molteplici contenuti, non voglio correre il rischio di banalizzare la bellezza con il “bello” e con il “mi piace”: la bellezza non è il “bello” e non è il “mi piace”.
Plutarco dice che nel tempio dedicato a Iside, a Sais, in Egitto, c’è un’iscrizione di fronte alla quale si sono inchinati i grandi del pensiero (Goethe, Schiller, Kant, Novalis):
- “Quid fuit, est, erit, ego sum, peplumque meum nemo submovit” (“Io sono tutto ciò che fu, che è, che sarà, e nessun mortale ha mai sollevato il mio velo”).
Ma non è forse, questo, l’emblema della bellezza? Allora la bellezza diviene l’aspirazione a sollevare il velo di Iside, diviene lo “streben”, la curiosità a (cercare di) perseguirla, come non dissimilmente avviene per altri termini delineanti l’operare dell’uomo, quali – dicevamo – la giustizia, la verità, la libertà.
Bellezza, dunque, è già la curiosità della bellezza, curiosità inappagabile, irraggiungibile, inarrestabile.
Viene in mente il motto latino festina lente (affrettati lentamente), che Svetonio mette in bocca ad Augusto, oppure il mio motto “chi ha fretta ha sempre torto, chi ha torto ha sempre fretta”.
C’è un poeta francese, Valery, che ha teorizzato l’elogio della lentezza, che teme la fretta e la concitazione, che aborrisce la frenesia conseguente alla perdita di sensibilità del moto senza tregua. Valery è atterrito, più che dal vuoto, dal movimento infinito e senza senso che incontra ad ogni piè sospinto, e fa suo il frammento di Blaise Pascal “il silenzio eterno di questo spazio infinito mi spaventa”.
Lasciarsi spaventare dall’infinito, questo è “bellezza”. Anche se lo stesso Leopardi, che pure all’infinito ha dedicato una composizione, dubita che l’infinito sia veramente infinito, o non piuttosto “finito” anch’esso, dubbio cui la scienza non ha saputo finora rispondere.
Valery ritiene il progresso e la morte inestricabilmente connessi.
Sembra anticipare Adorno, quando questi afferma, nei Minima Moralia, che l’atteggiamento a-storico nei confronti della velocità del cambiamento si accompagna alla consapevolezza della sicura caducità del mondo.
Ma la caducità del mondo non è forse ancora una volta ciò che è nascosto sotto il velo di Iside? La caducità del mondo non può essere, forse, l’esserci heideggeriano della bellezza, il cui velo nessuno mai è riuscito a sollevare, ma tutti fra i dotati di cuore cercano pervicacemente di fare?
Siamo ancora al velo di Iside, e si noti che in tutto il suo scritto non una volta Shitao menziona il termine “bellezza”, che pure muove tutta la sua arte in una curiosità e tensione (“streben”) che lui stesso ben teorizza.
La “bellezza” non è il “bello”, che è soltanto suo attributo.
“Bellezza” (femminile) e “bello” (maschile).
Schönheit (femminile) e Schöne (neutro).
Beauté (femminile) e beau (maschile).
Beauty (femminile) e beauty (maschile).
Belleza (femminile) e hermoso (maschile).
Beleza (femminile) e belo (maschile).
“Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino,,,”.
E più avanti:
“Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
Il destino irretito segue la tua gonna
come un cane; semini a caso gioia e disastri,
e governi ogni cosa e di nulla rispondi.”
Direi che questa lirica è proprio paradigmatica dell’iscrizione di Iside a Sais: io fui, io sono, io sarò, nessun essere umano ha mai sollevato il mio
domenica 2 giugno 2019
lunedì 8 aprile 2019
Master di ecologia e bellezza
martedì 19 marzo 2019
Gropius e il Bauhaus, cento anni di storia.
venerdì 23 novembre 2018
martedì 13 novembre 2018
domenica 26 agosto 2018
Il ponte maledetto
venerdì 29 giugno 2018
Della riapertura dei navigli milanesi
martedì 22 maggio 2018
Bellezza cultura e paesaggio
L’antropologo Marc Augé identifica tre eccessi nel mondo contemporaneo (o “surmodernité” come lo definisce): un eccesso di tempo, un eccesso di spazio e un eccesso di individualismo. Il primo è dovuto all’accelerazione della storia: i media rendono storia eventi che accadono a distanze temporali ravvicinate; il secondo al fatto che avvenimenti in luoghi lontani vengono vissuti come vicini, grazie alla televisione e internet; infine il terzo eccesso è causato dal fatto che sempre più l’individuo è chiamato a vivere la vita e la società in modo individualistico. Il sociologo Zygmunt Bauman definisce questa società senza più appartenenza ed estremamente superficiale “società liquida”: questa ha prodotto l’attuale crisi estetica ed economica dalla quale si potrebbe uscire, secondo lui, solo passando da un modello incentrato sull’individuo a uno che si basi invece su un’esperienza etica ed estetica, privilegiando i rapporti umani e il contesto. La domanda che scaturisce da queste riflessioni sulla cultura dell’Occidente è questa: è possibile parlare di bellezza in questa società? Come si diceva all’inizio essa è il frutto di cura e attenzione e amore il contrario di superficialità e trascuratezza. Il paesaggio è la riprova, se ce ne fosse bisogno, della sostanziale criminosa indifferenza con cui viene deturpato. La risposta dunque che mi do è che non è possibile ma necessario partire dalla bellezza per una inversione di tendenza. Tutto ci induce a credere infatti che le trasformazioni del paesaggio naturale abbiano conseguenze ben più profonde di quanto non siano quelle, sia pur gravi, della perdita dei riferimenti spaziali o della memoria dei propri antenati. In definitiva per la nostra parte più profonda la montagna viene ad assumere un significato di ascesa verso il divino e un’evoluzione interiore, le acque per Mircea Eliade sono la vita primigenia, “fons e origo” di tutte le possibiltà esistenziali, il bosco è la vita con tutte le sue luci e ombre, l’albero è l’albero della vita, esprime tutto ciò che l’uomo religioso considera reale e sacro, il cielo esprime sempre il trascendente. I valori simbolici degli elementi naturali dimostrano l’universalità di questo antico linguaggio dell’inconscio e l’interrelazione tra interno ed esterno. Noi abbiamo tolto ogni valore a ciò con grande presunzione creando una mentalità consumista e tecnicista per cui la montagna è un’ accidentalità geologica da perforare, le acque sono degli scarichi naturali, i boschi sono stati tagliati o bruciati. E’ evidente che nella misura in cui abbiamo deturpato e deriso il nostro ambiente naturale abbiamo anche intorbidato il nostro mondo interiore e quindi il nostro equilibrio psicofisico.