“Uscire
da soli da un problema è avarizia, uscire insieme è politica”. Questa è
un’affermazione di Don Milani ma purtroppo vi sono problemi da risolvere in
solitudine e problemi comuni da risolvere insieme, è tutta una questione di
livelli. La scuola di Don Milani che ha influenzato il pensiero sull’istruzione negli anni
sessanta settanta andava bene come esperimento di buona educazione , di
generosità e di amore di chi la faceva ma ha dimostrato di non essere
applicabile. Spesso ha dato adito al pressapochismo e alla degenerazione della scuola di Stato in senso buonistico e
missionario togliendo agli insegnanti il giusto riconoscimento come lavoratori.
Lo vediamo attualmente nella vicenda delle assunzioni e dei trasferimenti dove i
soggetti vengono sbattuti a centinaia di
chilometri di distanza da un computer come se non importasse un fico secco che
la scuola fosse integrata al territorio. “I care”, sempre di Don Milani, è una
bella affermazione ma condita con protagonismo e smania di potere ha visto
anche distorsioni inaspettate, soprattutto in relazione ai mass-media e al loro
potere. L’impegno allora diventa narcisismo ed egolatria. In
politica l’esibizione dei buoni sentimenti è irritante perchè sa di
falsità o di “captatio benevolentiae” che, amplificato dai media determina
modelli di perfezione sotto i quali si intravede l’attaccamento al potere. Le
leggi dell’equilibrio non si ingannano e ad una coscienza troppo buona
corrisponde un inconscio di verso contrario. Al potere non si chiede di essere
buono ma giusto e, se si vuole, creativo. Se uno vuol essere buono si ritiri in
un convento oppure non lo dica a nessuno. Creativo invece vuol dire saper
trasformare i problemi in occasioni di
maggior benessere sia a livello individuale che collettivo. Non vuol dire non
avere problemi o scansarli e nemmeno andarseli a cercare, vuol dire
abbandonarsi alla vita e affrontare quello che viene incontro sapendo che non
lo puoi evitare. Oggi una politica
creativa vede il problema dei migranti
come una occasione per rivedere i rapporti fra Stati e la stessa concezione
dell’Unione Europea e la sua politica. E’ importante a parer mio che si
consideri il fatto sostanziale che l’Europa in settant’anni sia diventata un
luogo di pace dove sono garantiti i diritti umani e venga agognata come meta da
chi subisce gli effetti di conflitti e rivoluzioni violente in paesi dove la
vera democrazia non è ancora arrivata. Il flusso dei profughi di conseguenza,
fintanto che in quei posti ci saranno guerre, continuerà senza interruzione. E’
necessario quindi agire affinchè queste guerre cessino e la politica
internazionale deve operare in questo senso
per evitare migrazioni apocalittiche. Tutto questo si ottiene anche
individuando i produttori di armi che
lucrano su questi conflitti. E’ anche importante vedere che gli immigrati
comunque sono necessari all’economia europea ed un certo numero non è dannoso
ma anzi auspicabile. Il problema sta nello stabilirne senza isterismi e
xenofobie, fomentate da demagoghi interessati, il quantitativo e poi legalizzare il loro trasferimento senza
abbandonarlo alle mafie. La fotografia del bambino morto sulla battigia ha
scosso le coscenze di tutto il mondo speriamo che questo serva a uscire insieme
da questo problema.
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venerdì 4 settembre 2015
mercoledì 18 marzo 2015
Della riforma della scuola di Stato
Borgo ligure, acquarello su carta.
In Italia, come ho già avuto modo di osservare, ma evidentemente su questo non siamo mai smentiti dai governi della Repubblica, la scuola di ogni ordine e grado viene considerata più una remora che una risorsa. Gli insegnanti sono i più mal pagati della UE ed inevitabilmente sono anche i più impreparati. Con uno stipendio medio intorno ai 1500 Euro è normale che a tali impieghi accedano soltanto le persone che non hanno altre possibilità, quindi di bassa estrazione sociale e per lo più del sud, oppure gli idealisti o gli ingenui che ritengono attraverso la scuola di migliorare la società, come effettivamente sarebbe giusto che fosse. A questi ultimi ho appartenuto anch'io: essendo figlio di una maestra elementare che a sua volta era figlia di un maestro, fglio di un'altra maestra e così di seguito fino alla quarta o quinta generazione, ho ereditato lo spirito missionario che animava gli educatori di fine ottocento, tipo Cuore, che ritenevano giustamente che l'istruzione aiuta a migliorare le condizioni di vita di un popolo e nel caso italiano serviva a creare una identità nazionale che non esisteva. La scuola di Stato dovrebbe quindi avere anche oggi la massima attenzione da parte dei politici e invece viene perennemente frustrata da tentativi di riforma inadeguati che dimostrano quanta poca considerazione vi sia in Italia per la formazione dei giovani e quindi per gli educatori. Assistiamo insomma ad una sorta di mondo rovesciato dove le cose più importanti, formare degli uomini lo è, vengono relegate all'ultimo posto di attenzione e di retribuzione mentre le cose futili sono al primo posto e i governanti sono i meglio pagati di tutta Europa. Questo è scandaloso ma nessuno ci fa caso tutti presi con i miti televisivi di successo e ciò comporta che, come dicevo, alla scuola accedano solo o idealisti sfigati, almeno così appaiono ai ragazzi, o il ceto intellettuale femminile che notoriamente è meno retribuito, signore sposate che integrano con il magro stipendio quello più consistente del marito. Abbiamo dunque un corpo docente demotivato, frustrato e fannullone che tira a campare e non ha nemmeno i mezzi per aggiornarsi, viaggiare e per arrivare adeguatamente a fine mese mantenendo una famiglia. Un proletariato intellettuale pieno di rabbia che non può avere nessun ascendente sui giovani che è chiamato ad educare e se non si ha la stima e il rispetto del discente non c'è arte maieutica che tenga. Personalmente quando ho assistito a questo degrado, peggiorato se possibile negli ultimi vent'anni, nonostante i miei ascendenti me ne sono andato occupandomi di educazione e formazione attraverso l'Istituto Uomo e Ambiente da me fondato. Stante così la situazione questo Renzi, novello Giamburrasca, ci propone la riforma dei presidi che diventano managers in erba e distribuiscono soldi, udite udite il 5% in più sullo stpendio dei più meritevoli che se non erro sarebbero su 1500 euro 75. Vi immaginate la competizione per accaparrarsi il malloppone! E la chiamano riforma della Buona Scuola. Cambiano i nomi ma non cambia la sostanza: la scuola italiana di Stato è la matrice di tutto il malessere generazionale al quale assistiamo in una secietà senza padri, per citare lo psichiatra Vittorino Andreoli.
In Italia, come ho già avuto modo di osservare, ma evidentemente su questo non siamo mai smentiti dai governi della Repubblica, la scuola di ogni ordine e grado viene considerata più una remora che una risorsa. Gli insegnanti sono i più mal pagati della UE ed inevitabilmente sono anche i più impreparati. Con uno stipendio medio intorno ai 1500 Euro è normale che a tali impieghi accedano soltanto le persone che non hanno altre possibilità, quindi di bassa estrazione sociale e per lo più del sud, oppure gli idealisti o gli ingenui che ritengono attraverso la scuola di migliorare la società, come effettivamente sarebbe giusto che fosse. A questi ultimi ho appartenuto anch'io: essendo figlio di una maestra elementare che a sua volta era figlia di un maestro, fglio di un'altra maestra e così di seguito fino alla quarta o quinta generazione, ho ereditato lo spirito missionario che animava gli educatori di fine ottocento, tipo Cuore, che ritenevano giustamente che l'istruzione aiuta a migliorare le condizioni di vita di un popolo e nel caso italiano serviva a creare una identità nazionale che non esisteva. La scuola di Stato dovrebbe quindi avere anche oggi la massima attenzione da parte dei politici e invece viene perennemente frustrata da tentativi di riforma inadeguati che dimostrano quanta poca considerazione vi sia in Italia per la formazione dei giovani e quindi per gli educatori. Assistiamo insomma ad una sorta di mondo rovesciato dove le cose più importanti, formare degli uomini lo è, vengono relegate all'ultimo posto di attenzione e di retribuzione mentre le cose futili sono al primo posto e i governanti sono i meglio pagati di tutta Europa. Questo è scandaloso ma nessuno ci fa caso tutti presi con i miti televisivi di successo e ciò comporta che, come dicevo, alla scuola accedano solo o idealisti sfigati, almeno così appaiono ai ragazzi, o il ceto intellettuale femminile che notoriamente è meno retribuito, signore sposate che integrano con il magro stipendio quello più consistente del marito. Abbiamo dunque un corpo docente demotivato, frustrato e fannullone che tira a campare e non ha nemmeno i mezzi per aggiornarsi, viaggiare e per arrivare adeguatamente a fine mese mantenendo una famiglia. Un proletariato intellettuale pieno di rabbia che non può avere nessun ascendente sui giovani che è chiamato ad educare e se non si ha la stima e il rispetto del discente non c'è arte maieutica che tenga. Personalmente quando ho assistito a questo degrado, peggiorato se possibile negli ultimi vent'anni, nonostante i miei ascendenti me ne sono andato occupandomi di educazione e formazione attraverso l'Istituto Uomo e Ambiente da me fondato. Stante così la situazione questo Renzi, novello Giamburrasca, ci propone la riforma dei presidi che diventano managers in erba e distribuiscono soldi, udite udite il 5% in più sullo stpendio dei più meritevoli che se non erro sarebbero su 1500 euro 75. Vi immaginate la competizione per accaparrarsi il malloppone! E la chiamano riforma della Buona Scuola. Cambiano i nomi ma non cambia la sostanza: la scuola italiana di Stato è la matrice di tutto il malessere generazionale al quale assistiamo in una secietà senza padri, per citare lo psichiatra Vittorino Andreoli.
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