Aristotele
distingueva tre tipi di amicizia, quella per l’utile, quella per il piacere e
quella vera disinteressata per il bene comune. Oggi possiamo affermare che
nella società del capitalismo avanzato e dei social-media, dove si chiede e si
dà l’amicizia via internet, trionfano le prime due ma è senza dubbio in grave
crisi l’ultima. Amici nella tradizione sono due persone che entrano in un
rapporto di intimità e di simpatia per aiutarsi e sostenersi. Non è mai stato
facile trovare un amico infatti un vecchio proverbio recita: chi trova un amico
trova un tesoro, a sottolineare che un vero amico è raro. Tuttavia in una
società meno competitiva, come quelle del passato, era sufficientemente possibile, oggi nella
nostra civiltà dei consumi è molto raro. E’ più raro di un rapporto d’amore. L’amicizia,
quella del terzo tipo, presuppone saggezza e distacco, un ego realizzato e una
buona dose di gioia fondamentale. Senza questi ingredienti si cade
nell’invidia, nella gelosia e nella rabbia. Tutte emozioni negative che
avvelenano l’amicizia. Un amico è colui
che prova piacere dei tuoi successi e dispiacere per le tue sconfitte e i tuoi
lutti ed è pronto a darti una mano. Invece si nota che nella nostra società
individualista ognuno tende sempre a misurarsi con l’amico in ragione di una
specie di gara verso il successo. Questo lo impariamo presto, a scuola i primi
anni ci insegnano a gareggiare nel profitto e gli insegnanti ci stimolano a
questo credendo cosi di ottenere di più. Ma non è cosi. Quando insegnavo avevo
adottato un metodo in cui il bravo doveva aiutare il meno bravo in un lavoro
collaborativo ottenendo risultati sorprendenti.
Tutti alla fine vogliamo essere felici, realizzarci, scoprire il
significato della nostra esistenza e compierlo, desideriamo che le altre persone ci amino e ci
rispettino e vogliamo sentirci sicuri. Il vero amico ha compreso questa nostra
uguaglianza e non si scandalizza se in questa ricerca ci allontaniamo per un
po’. Non è geloso e non prova invidia. Accetta
che ognuno ha un percorso diverso da compiere nella vita per la propria
realizzazione e, cosciente del proprio, non desidera sovrapporsi a quello
dell’altro, anzi è interessato a comprenderlo e sa che lo arricchisce perchè è
la manifestazione dello stesso Spirito che alberga in lui e prende diverse
forme. Il termine sanscrito “namastè”, che è un saluto indiano, vuol dire
proprio questo: riconosco in te lo spirito che è in me. Come si potrà notare
questa realtà amorosa è piuttosto rara. A volte si diventa amici perchè si hanno gli
stessi interessi e valori. Questo accade sovente in politica e fra maestri e
allievi ma questa amicizia tende a finire quando l’allievo si mette a competere
e vuole superare il maestro. Le virtù che reggono l’amicizia sono l’onestà, la
coerenza, la stima, la dignità, l’umiltà, la compassione, la comprensione, la
tolleranza e la generosità, tutti attributi lontani dalla egolatria imperante
nella nostra società individualista. Questo vale anche per le coppie nel rapporto erotico che in più hanno
l’attrazione sessuale e potrebbero rientrare nelle amicizie per piacere.
Infatti se non si matura una amicizia vera, con il passare del tempo e con
l’inevitabile caduta del desiderio, finiscono. Per quanto riguarda le coppie
etero poi si debbono superare due archetipi che dormono in ciascuno, dominano
il rapporto maschio femmina e influenzano sempre la scelta del partner: il mito
dell’eroe per lei e il mito della maga fascinatrice per lui. E arriviamo
all’amicizia dei politici. Quella la possiamo ascrivere in generale nella
categoria aristotelica dell’utile, in una mentalità dicotomica che divide la
realtà in amici e nemici in funzione del raggiungimento del potere. Queste amicizie
sono ovviamente transitorie e superficiali, ognuno pensa alla propria
convenienza e sono pompate dai mass-media e dai sostenitori. Torniamo ad
affermare che l’amicizia è una cosa seria per persone illuminate, rare oggi e
soprattutto fra i politici.