Oggi il Corriere
della Sera riporta un articolo di Antonio Polito dove si afferma che gli atti
terroristici dei fondamentalisti dell’Isis sono una guerra di religione
contrariamente a quanto afferma Papa Franncesco che dice essere una guerra a
episodi ma non di religione. Personalmente ritengo che abbia ragione il
Pontefice. Bisogna infatti analizzare il significato di religioso e di
religione. I vocaboli derivano da religo che in latino significa legare
insieme, unificare, ho affermato in altro contesto l’uomo essere animale
religioso, cioè sempre alla ricerca di unità e trascendenza, religione è
l’insieme delle pratiche e dei riti per soddisfare questi bisogni. Le
religioni, a volte, legandosi con il potere strumentalizzano cio’ ai fini del
dominare. Questo giustificherebbe
l’affermazione di Marx che la religione è l’oppio dei popoli ma esiste un
fondamentale sentimento dell’animo umano anche per chi si dichiara laico o
ateo. Non necessariamente si è religiosi perchè si aderisce a una fede o a un
credo. L’uomo religioso è l’uomo profondo, quello che va aldilà delle
contingenze del mondo. “Vi do la pace, la mia pace, non come la da il mondo” è
un’affermazione evangelica che traduce bene il senso di tutto questo. L’uomo
religioso, che aderisca o no a una religione, non puo’ essere un uomo di
guerra. Dunque ne consegue che la guerra non è di religione. La guerra è una
folle conseguenza del desiderio di potere, non puo’ essere di religione ma puo’
essere uno scontro tra due Fedi, quando queste sono superficialmente prese come giustificazione al
nostro dualismo e dicotomia di pensiero e alla nostra esigenza di dominio. Dio
allora è una proiezione del nostro odio e desiderio di vendetta verso chi
abbiamo scelto come nemico perchè si oppone alla nostra mania di grandezza e di
potenza. Hillman giustamente osservava che dopo Auschwitz il Dio dell’Antico
testamento era morto. Ora pare che sia risorto con l’Isis