In questa
guerra fra Russia e Ucraina, come in tutte le guerre, la complessità della vita
si riduce al dualismo amici-nemici. Questo è il dramma della violenza, si
arriva alla guerra quando la coscienza si restringe per focalizzarsi su un
nemico da distruggere. E’ sempre stato così e già Eschilo affermava che in
guerra la prima vittima è la verità: ciascuno si convince della propria ragione
e la considera una verità assoluta per la quale è giusto sacrificare la propria
vita e quella altrui. Passato il momento della follia riduttiva si torna alla
comprensione ed alla complessità dei sentimenti e quello che prima era
inaccettabile e per il quale era onorevole uccidere e morire diventa
indifferente o addirittura attraente. In guerra perdono tutti vincitori e vinti
perché la coscienza collettiva degli uni si riempie di sensi di colpa e quella
degli altri di rancore e odio. Le morti degli uni e degli altri segnano la vita
delle comunità che finiscono per esaltare le virtù belliche per dare un senso
al morire della loro gioventù e inventano slogan famosi come: “chi per la
patria muor vissuto è assai”. Si obietterà ma se mi aggrediscono o invadono il
mio territorio è da vigliacchi non reagire né difendersi. Qui entriamo nei
distinguo tra guerre giuste e ingiuste, abbiamo già detto che quando si usano le
armi per uccidere è sempre ingiusto. Ho già citato in un altro punto il
pensiero di Tolstoj, che tenne contatti anche con Gandhi, attraverso il suo
personaggio Levin, un conto è la morale individuale che nel caso di un litigio
fra due persone ti fa intervenire per difendere il più debole, anche arrivando ad uccidere, un conto è la morale degli Stati quando entrano in guerra che ti
danno la licenza di uccidere chi non conosci perché porta un’altra divisa. Ogni
società punisce l’assassinio in periodi di pace, quando scoppia una guerra
allora non solo è permesso ma è anche encomiabile. Gandhi di fronte alla
prepotenza delle forze occupanti, gli inglesi, aveva inventato un’azione non
violenta, la satyagraha, cioè resistenza passiva. In che consiste? Di fronte ad
un potere ingiusto e occupante ti rifiuti di collaborare, blocchi tutte le
attività civili in modo che la vita diventi difficile se non impossibile per
chi ha invaso. Questo è un modo non violento di reagire. Questo doveva essere
praticato dagli ucraini verso una potenza schiacciante come quella dell’armata
russa, del resto la storia insegna che eserciti potentissimi, come quello di
Napoleone ad esempio, sono stati sconfitti, dopo aver invaso, dalla non
collaborazione della popolazione e dall’astuzia dei generali che non hanno mai dato
battaglia. Sarebbe stato un insegnamento al mondo e un messaggio di maggior
levatura morale che avrebbe nuociuto a Putin più che una resistenza armata comunque destinata a soccombere con migliaia
di morti e il rischio di un allargamento del conflitto. Si sarebbero risparmiate
molte vite umane ed il coinvolgimento dei civili.