Pulire le scritte sui muri è un primo passo per la dignità di un quartiere (Baggio)
Il seguente scritto di Giovanni Poletti, ex presidente della cooperativa Abitare, sua relazione al nostro ultimo convegno sulla casa, rappresenta per noi la modalità giusta per operare una rigenerazione urbana.
Non è molto semplice
definire cosa sia la BELLEZZA legata alla casa ed al suo contesto.
In generale credo che ognuno abbia una
reazione diversa davanti alla BELLEZZA, e ritengo che queste diversità di
sensazioni siano ricollegabili ai differenti stati d’animo, ai problemi che ci
si porta addosso e alla complessiva situazione ambientale.
Ma se è impossibile
rispondere ai problemi personali è tuttavia attuabile una politica del BELLO,
inteso quale combinazione tra efficienza, funzionalità, qualità ambientale e
sociale e abitazione, ma non nel senso del rifugio, del fuggire, del
chiudere la porta blindata perché fuori il mondo è cattivo e mi vuole male.
Quando mai chi vive queste situazioni può vedere attorno a sé la BELLEZZA?
BELLEZZA vuol dire anche
armonia, ordine, direi buon gusto.
Si è vero, ma vediamo la
BELLEZZA attorno a noi quando c’è pulizia, quando i servizi tecnici del
caseggiato funzionano, quando il verde è ben tenuto, quando la raccolta
differenziata viene attuata correttamente, quando qualcuno interviene nel caso
di mancato rispetto del regolamento, quando si esce in strada e le buche
nell’asfalto vengono coperte, ecc….
Vengo a qualche cosa di più
concreto, convinto che qualsiasi intervento di risanamento, di riconversione al
BELLO, debba tenere conto di chi lo deve fruire e contribuire al suo
mantenimento.
Cambiare un citofono rotto,
cancellare scritte sui muri o sugli ascensori, avere paura a scendere in
cantina o quant’altro, senza accompagnare l’intervento risanatore con una
riqualificazione sociale, vuol dire riprodurre la malattia senza fare terapia.
Ovviamente non sto parlando
delle nuove bellissime costruzioni che mi riempiono di soddisfazione per la mia
Città, ma per le quali lascio ogni considerazione ad altri che interverranno
questa mattina.
Mi riferisco a quella
grande parte della Città che non fa parte del BELLO di Milano ed i cui abitanti
raramente sono nelle condizioni di vedere e godere del BELLO.
Ripropongo una sintesi del
Programma degli interventi già attuati su 1.700 abitazioni di una grande
Cooperativa Edificatrice, a Niguarda, oggi Coop. Abitare con 2.750 abitazioni,
a seguito della fusione con le Coop. Edificatrici di Affori e Dergano.
I problemi che si
presentavano erano i soliti, dopo anni di mancati interventi di manutenzione
ordinaria poi diventati ovviamente di straordinaria manutenzione. Conseguentemente
il comportamento degli abitanti denotava un certo distacco dalla Cooperativa e
dai suoi valori fondanti.
All’inizio del mio mandato
mi sono chiesto se veramente conoscessi le famiglie che vi alloggiavano e quali
fossero le loro attese, i problemi più acuti, le partite più in sofferenza.
Incaricammo due assistenti sociali di svolgere una ricerca mirata a tal fine
Contemporaneamente abbiamo svolto una indagine
sul patrimonio, sullo stato conservativo, ma con un occhio alle questioni più
critiche e come risolverle cogliendo l’occasione degli interventi programmabili
per fare un salto in avanti per la qualità dell’abitare.
In quel periodo la Lega
delle Cooperative del settore abitazione cambiò il concetto di Cooperativa di
Abitazione in Cooperativa di Abitanti. Questa non fu una mera variazione
lessicale, ma la base, la motivazione profonda di un radicale cambiamento della
strategia gestionale delle Cooperative.
Davanti ad uno strisciante problema
di impoverimento di quella cultura della partecipazione e della solidarietà, i
grandi pilastri degli ideali
cooperativi ci si rese conto che anche un valido programma di interventi sul patrimonio abitativo della Cooperativa
non era sufficiente ad invertire una rotta che ci stava portando diritto a
diventare un insieme di condomini litigiosi.
Una indagine del 1994 aveva
evidenziato che circa il 40% dei soci abitanti si era espresso positivamente circa
l’acquisto dei loro alloggi.
Era il segnale che il Corpo
Sociale, la Cooperativa si stava disgregando e che si doveva intervenire parallelamente
in diverse direzioni.
Decidemmo una operazione a
tenaglia: da un lato un esteso programma di interventi sul patrimonio edilizio,
quasi di riqualificazione e dall’altro un programma di rilancio, di
rafforzamento del tessuto sociale
Tema numero 1) il programma
di interventi sul patrimonio edilizio
Durata 15 anni, finanziamento
dei costi pari a 25 milioni di euro, con mutui venticinquennali, costi a carico
dei soci, sulla base della superficie degli alloggi, senza distinzione della
vetustà del quartiere, contributo a carico del bilancio della Cooperativa pari
al 15%.
Tutti iniziarono a
rimborsare i costi indipendentemente dalla
realizzazione degli interventi e dei loro costi.
Va rilevato che fu posta
grande attenzione alla qualità degli interventi con i seguenti punti di
forza:
- identificazione ed
eliminazione dell’amianto, nel rispetto delle vigenti normative. E non fu poca
cosa anche in termini di costi.
- cappotto
termico o insufflaggio per le facciate in rifacimento
-realizzazione di impianti
fotovoltaici per la produzione di energia elettrica su tutti i tetti
disponibili, con una produzione di 900
Kw di picco (contro una produzione italiana di 50.000 Kw.)
- aumento del verde in
misura del 20% e realizzazione di giardini con programmi pluriennali di
manutenzione
-ammodernamento delle
centrali termiche, con l’adozione di caldaie di ultima generazione e delle
pompe di calore
-piano di ammodernamento
degli ascensori.
- realizzazione in tutti i
quartieri di aree giochi per i bambini
- ammodernamento degli
impianti di ascensori realizzati in tutte le case.
Tema numero 2: attenzione
al Corpo Sociale
L’indagine espletata sul
corpo sociale valutando soprattutto le fasce più deboli o quelle situazioni
segnalate in difficoltà, mise in evidenza che il problema più grave era la
solitudine.
Causa primaria era lo
sfilacciamento dei rapporti familiari in particolare delle persone anziane; le
conseguenze erano il loro decadimento psico-fisico, con l’abbandono delle
terapie, la trascuratezza complessiva della persona e dell’alloggio.
Ci siamo chiesti cosa
mettere in campo per dare una risposta ai problemi evidenziati e più in
generale su quali basi rilanciare e rafforzare il tessuto sociale.
Abbiamo voluto scommettere
su due obbiettivi:
LA CULTURA E LA
SOCIALIZZAZIONE
PER LA CULTURA furono
realizzati il teatro della Cooperativa di via Hermada la cui programmazione
dopo 14 anni è più viva che mai e di alta qualità, con dieci posti di lavoro.
Il Centro Culturale di via
Hermada, dotato di una libreria con circa 10.000 volumi ed un posto di lavoro
L’edizione di un periodico
della Cooperativa inteso come “lavagna” a disposizione dei Soci
Spettacoli nei cortili
PER LA SOCIALIZZAZIONE, furono
realizzate in ogni quartiere, spazi dedicati alle attività sociali, con un
fondo cassa ed un coordinamento, gestiti direttamente dai Soci
Con la Caritas Ambrosiana è
in atto un servizio di trasporto dei Soci in difficoltà e bisognosi di
assistenza sanitaria o per l’espletamento di incombenze amministrative, ecc..
Queste le iniziative di alto
significato sociale ma anche espressione di una cultura cooperativa che si apre
al territorio con numerose iniziative:
ANZIANI:
- 900 anziani in difficoltà
affiancati da un programma di monitoraggio
- distribuzione pasti
caldi, servizio oggi effettuato dal comune.
- Monitoraggio e
prevenzione della legionella
- Case dell’acqua in ogni
quartiere
GIOVANI :
- realizzazione Centro
giovani
- assegnazioni alloggi a
studenti e rifugiati
DISABILI
-la realizzazione di un
Centro di assistenza per persone con disabilità anche non socie, gestito dalla
Coop. Diapason e situato all’interno di un nostro quartiere con 35 presenze quotidiane,
-l’assegnazione di alloggi
a particolari condizioni a Cooperative attive in ambiti della disabilità anche
psichiatrica.
In tutti i quartieri è presente
il servizio di portierato
Ogni tre anni sono rieletti
i Consigli di Quartiere
In sostanza l’obbiettivo di
fondo era LA PRESENZA CONCRETA DELLA COOPERATIVA là dove i bisogni erano più
significativi
In circa 20 anni di
attività delle nostre iniziative sociali anche aperte al territorio non abbiamo
mai dovuto registrare lamentele o mugugni da parte da parte degli abitanti.
Sottolineo che quanto sin
qui detto non erano buone idee ma precise e durature iniziative messe in atto.
DUE BREVI CONSIDERAZIONI:
Le ristrutturazioni alla
data odierna non hanno richiesto alcun intervento riparatore.
Le gare d’appalto non sono avvenute con la
regola del massimo ribasso, ma sulla base del miglior rapporto costi- benefici,
rispetto al capitolato di gara.
I risultati sul piano
sociale possono essere definiti buoni, ma non esaltanti. Le conseguenze della
crisi hanno inciso come in tutte le situazioni sui redditi delle famiglie e
conseguentemente sulla partecipazione e sulla disponibilità ad assumersi
responsabilità organizzative ed operative
Consentitemi alcune
annotazioni.
Siamo tutti consapevoli che
grandi aree da dedicare all’edilizia
residenziale non ci sono a meno che non le si voglia togliere al verde.
Fatto che non credo sia possibile, dopo la promessa del Comune di piantare tre
milioni di alberi.
Sappiamo che la popolazione
aumenta e presenta una domanda abitativa diversa al passato, molti diventano
cittadini a tempo determinato.
Sappiamo anche che una
larga parte dell’edilizia residenziale pubblica e privata è vetusta, anche in
condizioni disastrose rispetto ai parametri medi della sostenibilità tecnico -
ambientale.
Costruire in altezza
diventa una necessità, ma dà risposte al tema della residenzialità? Non risolve
i problemi anzidetti.
Diventa difficile parlare
di BELLEZZA, di ECOLOGIA in quelle situazioni.
ECOLOGIA vuol dire difesa
dell’ambiente, ovviamente non quello esistente in gran parte della Città,
dunque dobbiamo creare una nuova Milano. Si può sognare! ma chi guarda una
cartolina di Milano dieci anni fa ed oggi, nota una forte differenza.
Sogni? Cominciamo a non
fermarci allo Stadio di San Siro, ma mandare avanti la riconversione degli
scali ferroviari.
Mlano è la Città
dell’accoglienza, ma non può disporre di una normativa “ambrosiana” dell’integrazione
e questa assenza legislativa, ma soprattutto politica e culturale, non consente
di governare l’integrazione e l’insediamento degli immigrati. Anche per queste
situazioni bisogna creare opportunità di abitazioni anche miste. Capisco che i
sogni richiedono soldi. Ma sono problemi ormai inderogabili. A volte sul tema
casa ho la sensazione che tra la Regione ed il Comune di Milano esista una
conflittualità che ha tutta la parvenza di essere strumentale in vista delle
prossime elezioni amministrative, che avranno le periferie quale terreno di
scontro, peraltro non vedo un altro terreno di attacco all’attuale
Amministrazione comunale.
Bisogna recuperare nel
medio periodo un livello accettabile di sicurezza percepita. Estremizzando anche via Padova e viale Monza
potrebbero avere un quid di BELLEZZA se la sera la gente potesse passeggiare
senza paura.
Milano è una Città amabile,
dà grandi sensazioni, noi la vorremmo ancora più bella, più vissuta, con una
ampia armonizzazione centro/periferia. Il Comune sta attuando una politica più
rivolta alle periferie che nel passato, ma se non si risolvono certi nodi,
proprio legati alla casa, difficilmente potremo parlare di BELLEZZA in una
vasta parte della città.
Ma tutte queste buone
intenzioni sono sotto il coperchio dell’inquinamento. Si potrà parlare a lungo
di BELLEZZA se i fattori di inquinamento si aggravano sempre più, se Area C e B
sono pannicelli caldi che non risolvono il problema?
Viaggiando in superficie
con i mezzi pubblici salta agli occhi l’enorme numero di macchine ferme ai
margini delle strade riducendo le vie a sensi unici e determinando una media
delle velocità a minimi sopportabili. Un
problema enorme del quale non vedo la soluzione, ma sul quale auspicherei una
riflessione
Il fenomeno
dell’urbanizzazione di enormi masse di persone, sta facendo esplodere molte
grandi città. Inquinamento, differenze sociali, ghettizzazione dei poveri, si creano
situazioni esplosive, che in alcune realtà sono già ingestibili. Venti, trenta
milioni di individui che si accalcano continuamente, che si muovono a ritmi
frenetici non possono essere il futuro dell’umanità. Sembra peraltro
impensabile un ritorno alla campagna, alla montagna, al vivere bucolico.
Milano ha 1.400.000
abitanti ed è prevista in crescita per i prossimi dieci anni.
Le città come Milano sono
entità ancora governabili, ma certi fenomeni anche se si presentano con molta
minore violenza, ci devono far riflettere. E credo che ci stiamo attardando.
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