Nell’antica Grecia i miti esemplificavano atteggiamenti dell’animo umano,
vizi e virtù. Per quanto riguarda la mania di grandezza e l’ambizione divorante
era pronto il mito di Dedalo e
Icaro. Dedalo era un architetto molto
famoso che non sopportava di avere dei rivali che lo superassero e avendo
scoperto che suo nipote, che lavorava con lui, ci tentava lo uccise. Per non
essere arrestato scappò a Creta e quivi costrui il famoso Labirinto. Poi dopo
un po’ di tempo volle tornare in patria ma il re glielo impediva allora
progettò e costruì delle ali di piume e cera che indossò e fece indossare al
figlio ammonendolo di non alzarsi troppo in volo perchè la cera con il calore
del sole si sarebbe sciolta. Il ragazzo, preso dall’ebrezza di volare non
stette a seguire i suoi consigli e si librò molto in alto finchè la cera si
sciolse e precipitò in mare perendovi. Perchè, vi direte, racconto questa
storia arcinota ? Come dicevo all’inizio i miti nascondono verità
psicologiche e il fatto che il protagonista di questo che esemplifica la
volontà di potenza smodata sia un architetto è sicuramente emblematico. Come
scrivevo nel mio libro L’altro architetto oggi questi professionisti si
dividono in quelli che non hanno coscienza sociale del proprio ruolo e quelli
che ce l’hanno. Questo si traduce in una minore o maggiore sensibilità verso i
problemi di sostenibilità ecologica e sociale. Ai primi possiamo ascrivere
quasi tutti i cosidetti archistar, o
perlomeno tutti quelli al servizio del capitale finanziario che i
mas _media esaltano per la loro genialità. I committenti li corteggiano
dopo aver contribuito alla loro fama e le loro architetture funzionano
esattamente come la pubblicità : più provoca e più colpisce nella
disattenzione generale e tanto più è assicurato il risultato pubblicitario. Quasi
sempre puntano sullo stupire, se non
intimorire, con qualcosa di portentoso, non a caso i temi sono quelli
che richiamano masse di utenti per eventi spettacolari, per inciso il concetto
di massa è tipico del novecento, fiere, musei, stadi, esposizioni
internazionali o in alternativa grattacieli altissimi per abitazioni di lusso.
In genere queste architetture nulla hanno a che fare con il genius loci e
difficilmente si integrano bene con la città preesistente, risultano invece
essere interventi squilibranti che utilizzano la tecnica per ottenere risultati
sorprendenti. Il grattacielo più alto in Dubai si spinge a circa 800 metri.
Questo garantisce per un certo periodo l’ammirazione e il consenso dei media e
di conseguenza del cittadino sprovveduto. Non a caso in genere tali manufatti
sorgono soprattutto in regioni scarsamente democratiche che vogliono così
mostrare la potenza della classe al potere.
Poi vi sono quelli con una buona coscienza sociale. Walter Gropius scrisse un famoso saggio dal
titolo Architettura Integrata per sostenere la necessità di una integrazione
dell’architettura nella città e descrisse il ruolo pubblico dell’architetto .
Questi ultimi non sono funzionali al potere finanziario perchè non aspirano a
volare troppo in alto come il famoso apologo riportato all’inizio. Sono quelli che cercano l’armonia e
l’eleganza più che la esibizione narcisistica di potenza. Inseguono la bellezza
e sanno realizzare progetti con cura, attenzione e amore che sono i presupposti
soggettivi per ottenerla. Sono questi che salveranno il mondo quando i prodotti
dei primi verranno dismessi perchè la cera delle loro ali si sarà sciolta.
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venerdì 17 marzo 2017
martedì 9 dicembre 2014
Ancora del grattacielo
Mia moglie mi ha passato questo articolo apparso sabato 6 dicembre su D la Repubblica che io certamente non avrei mai letto perchè scritto da Inès de la Fressange, modella e stilista francese. Tuttavia mi devo ricredere poichè ne condivido appieno quasi tutto il contenuto . Un elogio quindi alla brava autrice.Vuol dire, almeno penso, che alla fine c'è una verità e che forse una certa stampa sta occultando per favorire una ben nota economia speculativa che ruota intorno a grattacieli sempre più alti e sempre più costosi. Pare che l'altezza degli edifici, come scrive madame De la Frassange, continui a crescere e sia il simbolo della bellezza assoluta e della modernità tanto da scatenare in tutto il mondo,da Dubai, con la sua torre di 828 metri, a Shanghai, con la futura Bionic Tower di 1200 metri, la competizione fra gli archistar che realizzeranno il grattacielo più alto. Ma, scrive la Frassange: " Chi ha voglia di ritrovarsi ogni giorno al sessantaduesimo piano, in un open space? Non è forse più accattivante l'idea di una città con piccoli edifici di pietra o mattoni, loft, spazi verdi e buoni ristoranti con giardino?" Certo Ines, questo approccio alla città l'ho sempre sostenuto come si può leggere anche nel mo libro "L'altro architetto", Giampiero Casagrande Editore, che vi consiglio come regalo di Natale. Tra un tè e un pranzo potrebbe diventare una simpatica fonte di dibattito. Io comunque mi ritengo un architetto di "basse vedute" e sto ancora dalla parte di chi pensa che il grattacielo non ha un gran che di innovativo in un' epoca in cui si capisce l'importanza dell'ecologia. "Ma voi, durante un soggiorno a Parigi, preferireste alloggiare a Saint Germain des Près o negli edifici di vetro della Dèfense?" Domanda l'autrice dell'articolo citato. Io non ho dubbi preferirei alloggiare a Saint Germain ma anche se resto a Milano preferisco aggirarmi in Brera o tra le villette di via Lincoln, lì posso camminare ammirando terrazzini pieni di fiori che nonostante sia quasi inverno mostrano il meglio di sè. E voi?
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