Questo nuovo libro è il condensato di riflessioni sull'architettura nei corsi dell' Istituto. L' amico e allievo Roberto Sacchi, che ringrazio, ha scritto questa recensione.
IL SESTO ORDINE DELL’ARCHITETTURA
Questo nuovo libro è il condensato di riflessioni sull'architettura nei corsi dell' Istituto. L' amico e allievo Roberto Sacchi, che ringrazio, ha scritto questa recensione.
IL SESTO ORDINE DELL’ARCHITETTURA
Atti del convegno L’educazione ecologica nella
morfogenesi urbana. Realizzato in data 6.5. 2024 al Centro internazionale di
Brera.
Inizio ore 9.30
L’architetto Sebastiano Coriglione, coordinatore,
introduce l’argomento del convegno anniversario dei quarant’anni dell’Istituto
Uomoe Ambiente e presenta il primo relatore che è l’assessora all’ambiente del
Comune Elena Grandi. Lei dopo i ringraziamenti per l’invito elenca le
realizzazioni che il suo assessorato sta portando a termine e le difficoltà
relative per rendere più sostenibile e più verde la città di Milano. Il secondo
relatore è l’architetto Lidia Arduino, cofondatrice dell’Istituto, che racconta
come è nata l’idea di creare una associazione che avesse come scopo quello di
contribuire a formare una cultura ecologica per gli architetti e
l’architettura. Questo è successo da un incontro con l’arch. Maurizio Spada,
attuale direttore, nei primi anni ottanta in una scuola di arti e mestieri a
Lissone dove un gruppo di giovani architetti avevano formato una piccola
Bauhaus. Questo poi ha influenzato anche la sua professione e la sua attività
politica come amministratore di Cusano Milanino. Il terzo relatore presentato
da Coriglione è l’architetto, scrittore Marco Guido Santagostino che nel suo
discorso ha ricordato principalmente il contenuto del libro La cultura della
bellezza, Albeggi editore, di M. Spada che lo ha positivamente impressionato
tanto da considerarlo un vademecum per chi vuole cimentarsi con l’architettura,
l’urbanistica e il paesaggio. Dopo questo intervento è stato presentato lo
sponsor Lorenzo Caimi della ditta Caimi che produce tra l’altro sistemi per
l’isolamento acustico, il quale ha esposto con immagini e filmato la realtà
della sua azienda fondata dal padre. L’intervento dell’architetto paesaggista
Gioia Gibelli, presidente della Casa dell’agricoltura, ha riportato il
dibattito sul tema del paesaggio, della bellezza e della necessità di portare
la natura nella città affinché anche le giovani generazioni acquisiscano una
coscienza ecologica portando come esempio un suo intervento al Parco di Monza.
Il quinto relatore è stato l’architetto urbanista, professore al Politecnico di
Milano, Antonello Boatti che ha parlato della ipotesi di riapertura dei navigli
milanesi con immagini e filmati che hanno illustrato uno studio commissionato
al Politecnico dal Comune. L’ultimo intervento è stato quello dell’architetto
Maurizio Spada che ha ripercorso la storia dell’Istituto e le finalità che sono
ancora molto attuali, costituiscono il contenuto del primo articolo dello
statuto e prevedono un ulteriore sviluppo al quale l’Istituto sta lavorando
insieme alla sua equipe di specialisti. Si conclude così l’incontro.
La
bellezza è nella natura e noi impariamo ad apprezzarla fin dalla più tenera
età. Il 900 ci ha alienati della sua presenza nelle cose e della nostra
capacità di coglierla. E’ diventata un orpello e un lusso per pochi. Dobbiamo
quindi riconquistare la nostra sensibilità sapendo che non ci è data
gratuitamente ma è il frutto di un lavoro di approfondimento. Per quanto
riguarda le opere dell’uomo la bellezza è il prodotto di un atteggiamento di
cura, attenzione e amore per il proprio lavoro. Ecco perché l’Istituto Uomo e
Ambiente, da sempre presente sui temi dell’ecologia e dell’estetica ha voluto
organizzare questo corso on-line per chi vuole approfondire la tematica,
soprattutto gli architetti che sono delegati a trasformare l’ambiente ma anche
ogni persona intelligente.
Il corso è diviso in cinque giornate: la prima è dedicata
alla filosofia perché è dalle opinioni generate da essa che provengono le
scelte in campo estetico. La seconda è sulla natura con esperti che la studiano
e la utilizzano con creatività. La terza verte sul paesaggio e sull’arte poiché
anche quest’ultima nel secolo scorso ha deragliato dalla sua finalità naturale,
cioè la bellezza. La quarta è dedicata
all’architettura ed infine l’ultima è sulla pratica e cioè come tradurre in
azioni l’importante bisogno sociale di equilibrio, ordine, eleganza e coerenza
che sono i principali attributi della bellezza.
Le ville di delizia
“L’autunno è una seconda primavera,
quando ogni foglia è un fiore.”
(Albert Camus)
La pandemia ci ha portati verso
nuovi stili di vita, fra questi anche quello della vacanza che, nelle diverse
stagioni dell’anno, ha preso un nuovo passo. Si rivalutano luoghi a portata di
regione o addirittura di provincia e in questo la Lombardia apre il suo copioso
patrimonio ricordando le vacanze nelle ville di delizia dove la nobiltà e la
borghesia milanese vi accedeva trasportata dall’andare lento delle carrozze.
L’Italia ha una lunga tradizione di senso della vicinanza e della collettività
ristretta. La pandemia ha accelerato un processo già in corso, il desiderio
diffuso di decentrarsi verso zone rurali, collinari o periferiche ed anche ora
che è autunno si programmano evasioni lampo in luoghi a portata di memoria che
non sapevamo neppure di avere. Non si parte più in carrozza, ma in bici, in
tandem, in macchine elettriche o in treno per scoprire quanto possa essere
affascinante il foliage che adorna ville storiche come Villa Arconati a Bollate definita la
“Versailles” d’Italia grazie al gusto tipicamente barocco con giardini
all’italiana elegantemente curati e con giochi d’acqua.
Le Ville di Delizia, nome coniato
dall’incisore settecentesco Marc’Antonio dal Re, trovarono una sviluppo
organico specie in Brianza il cui territorio nel settecento ne ha vissuto la
grande stagione. Una magnificenza di architetture di giardini commissionati
dalle grandi famiglie nobiliari dell’epoca fra cui i Borromeo, i Durini, i
Trivulzio, gli Arese, i Taverna, i Morando. Sono residenze monumentali con
vasti parchi e ricche di opere d’arte. Derivano queste loro caratteristiche
peculiari dal fatto di essere state concepite come residenze di campagna in cui
i nobili si ritiravano nei periodi di villeggiatura, dedicandosi allo svago e
diletto nel pieno godimento della natura, della conversazione cortese,
dell’arte, della musica, della poesia all’insegna della raffinatezza e del buon
gusto. Spesso costituivano la residenza di rappresentanza del casato a cui
appartenevano e di cui erano destinate a narrare gesta e fasti. Nel
Rinascimento, in un periodo di generale benessere, nacque il fenomeno della
villeggiatura inteso come periodo da dedicare al riposo preferibilmente in località
esterne alla città, lungo i fiumi e in zone collinari che offrisse un ambiente
salubre e una presenza umana estremamente ridotta. La scelta ricadeva in modo
particolare sulle zone bagnate dal Naviglio Grande e dalla Martesana, in una
zona che da Milano si espandeva verso il Varesotto guardando verso il lago
maggiore e verso il lago di Como. Tuttavia oggi altri esempi ci giungono più a
nord con villa Monastero a Varenna, sul lato lecchese del lago di Como o villa
Bertarelli a Galbiate, poco distante da Lecco. Omate di Agrate Brianza ospita
un gioiello senza tempo dell’architettura lombarda, Villa Trivulzio. Costruita
nel sedicesimo secolo per i principi Trivulzio fu per lungo tempo una dimora
prestigiosa e frequentata dalla crème della società europea e le sue delizie
architettoniche furono anche narrate da Montesqieu nel 1728.
Le Ville di delizia, così chiamate
da anni, sono una delle cose più affascinanti di Monza e di tutta la Brianza.
Quanto è bello passeggiare, a piedi o in bicicletta, osservando le
meravigliose ville di delizia che popolano il Parco e la città?
Ma cosa sono le ville di delizia?
Il loro mito nacque grazie ad un trattato di Bartolomeo Taegio del 1559
che rese le ville di delizia uno status symbol della nobilta’
milanese e brianzola.
Sono delle residenze suburbane, lontane dalla città, nelle quali i
nobili abitavano nei periodi di villeggiatura, soprattutto nel tratto fra i
Navigli e verso la Brianza.
I nobili milanesi si allontanarono dalla metropoli a causa delle varie
epidemie causate dalle carenze igieniche, dell’edilizia degradata e dall’inurbamento
dalle campagne. E dove fuggire se non verso Monza ed i territori brianzoli?
La Brianza divenne
così un paesaggio da paradiso campestre, grazie anche al clima più mite rispetto a Milano: ai tempi si vedevano
continuamente carrozze di cavalli che andavano e venivano, artisti e celebrità
ospiti da tutte le parti d’Europa.
Ci si ispirava alla vita campestre, all’amore per il bucolico tipico dei
grandi poeti classici come Ovidio e Virgilio, ma anche dei grandi classici
italiani come Petrarca, o rinascimentali, come Pico della Mirandola.
Nel trattato di Bartolomeo Taegio c’era un lungo esempio di ville di
delizia che ancora oggi possiamo visitare ed ammirare: il conte Taverna, cancelliere del Re di
Spagna, aveva la sua villa di delizia in Canonica; il cardinale Carlo Borromeo scelse invece Arona come residenza di campagna; Antonello
Arcimboldi ne costrui’ una sulla via che
collegava Milano a Monza; Donna Violante Sforza la volle sul lago di Como a Bellaggio.
Anche gli ecclesiastici si interessarono al mito delle ville di delizia,
infatti il Cardinale Federigo Borromeo scrisse un trattatello dove invitava gli
uomini di Chiesa ad un uso moderato delle residenze, per non lasciarsi troppo
andare alla ricerca del piacere. Il cardinale sosteneva che a quel tempo il
popolo viveva un momento difficile a causa della miseria e delle malattie,
quindi non si doveva dare il cattivo esempio, anche se comunque la vita a
contatto con la natura era ben voluta da Dio.
Le ville di delizia, oltre ad essere residenze di villeggiatura, furono
anche teatri di grandi feste, balli, battute di caccia, sedi di grandi
raccolte d’arte e salotti letterari, tipici svaghi
dell’aristocrazia milanese.
A Monza la prima grande villa di delizia fu
quella di Mirabello, voluta dai Signori di Monza, i conti Durini, o meglio, da Giuseppe
Durini.
Egli scelse un’area a nord est del centro abitato, lungo il Lambro, zona
favorevole per il clima, per la caccia, l’equitazione e le passeggiate nei
campi.
I lavori furono diretti dal famoso architetto Gerolamo Quadrio che aveva
già lavorato per il Duomo di Milano e quello di Como: egli scelse di costruire
una villa a pianta a U con un corpo centrale dotato di portici e ali
simmetriche laterali, tipiche delle residenze lombarde.
La villa venne chiamata Mirabello, ovvero belvedere, perchè si affacciava su
un terrezzamento sopra il Lambro da cui si godeva di una bellissima vista.
Ora nella Villa Mirabello vengono spesso organizzati mostre ed eventi,
che danno la possibilità di ammirare la sua grande bellezza.
Non dimenticate che c’è sempre la possibilità in Brianza di visitare le
varie ville di delizia, per potersi così immergere in un piccolo mondo antico,
fatto di dame e nobili, di balli sfarzosi, di magnifiche carrozze, di intrighi,
di amori lontani e di cultura…tutto arricchito da una magnifica vita
campestre…non sarebbe un po’ il sogno di tutti noi?
Villa Camperio a Villasanta, Villa Trivulzio ad Agrate Brianza, Villa Sottocasa a Vimercate, Villa Cusani Tittoni Traversi a Desio, Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno... Sono solo alcune delle splendide Ville di Delizia che potrai scoprire girando in bici per la Brianza monzese. Pronto a partire?
Le
ville brianzole sono definite di “delizia” perché le antiche famiglie
aristocratiche, proprietarie di queste terre, vi trascorrevano il loro tempo
per oziare e godersi una bucolica serenità lontano dalla città. Se vuoi
scoprire le più belle Ville di Delizia della Brianza monzese, puoi scegliere di
farlo in bici, seguendo il percorso che parte da Villasanta, alle porte di
Monza, e arriva a Cesano Maderno, nel Parco delle Groane. Il tracciato, adatto
a tutti, si sviluppa per 41.8 km su asfalto e sterrato, con un dislivello positivo
di 273m e negativo di 247m (pendenza max: 6.1%, -7.6%; pendio medio: 0.9%,
-0.8%). La durata? Circa 4 ore.
ITINERARIO
Da
Villa Camperio a Villasanta, punto di partenza del percorso, procedi su strada
fino al centro di Concorezzo. Dal retro del Municipio segui via Volta,
direzione Agrate. Passato il centro vai verso Omate proseguendo per il centro
di Burago. Da via Villa ti immetti su una strada serrata e passati i campi e un
parco arrivi nel centro di Vimercate. Continua in direzione di Oreno, lascia la
piazza e arrivi alla villa. Costeggia il parco in direzione di Arcore.
Dall’abitato raggiungia la SP 7 e prendi per Peregallo. Immettiti nel percorso
del Parco Lambro sino al centro di Albiate e prosegui fino a Seregno.
Attraversa la periferia di Desio e raggiungi il centro di Cesano Maderno.
L’itinerario si concluderà nel Parco delle Groane dove potrai immergerti nei
boschi e nelle brughiere che caratterizzavano in antichità l’intero territorio
brianzolo.
PUNTI
DI INTERESSE
Villa
Camperio di Villasanta
Oggi sede della biblioteca civica fu costruita a fine ‘600 e dotata di un
grande parco.
Info utili: Biblioteca Civica di Villasanta
Telefono: 039.23754258
Geolocalizzazione su mappa: 45.6044, 9.30009
Villa
Trivulzio ad Agrate Brianza
L’edificio, proprietà dei principi Trivulzio già dal ‘500, nel ‘700 venne
trasformata in villa di delizia. A fine ‘800 il complesso fu rimaneggiato
dall’architetto Majnoni e nel 2000 restauri ed interventi furono finalizzati al
ripristino del monumentale giardino all’italiana e del parco.
Info utili: http://www.villatrivulzio.it/
Geolocalizzazione su mappa: 45.57921, 9.37762
Villa
Mylius Oggioni a Burago di Molgora
La villa, edificata nel ‘700 in stile neoclassico, fu acquistata nel secolo
successivo da Enrico Myilius (1769-1854), ricco uomo d’affari, mecenate e
filantropo, di origini germaniche.
Info utili: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-01342/
Geolocalizzazione su mappa: 45.59473, 9.37961
Villa
Sottocasa a Vimercate
L’edificio tardo settecentesco è una rivisitazione neoclassica della villa di
delizia rinascimentale. Il prospetto principale, sobrio e severo, si distingue
dalla facciata posteriore più decorativa.
Info utili: Telefono: 0396659488
E-mail: turismo@comune.vimercate.mb.it
Geolocalizzazione su mappa: 45.61231, 9.3705
Villa
Gallarati Scotti Vimercate (frazione Oreno)
Il monumentale complesso barocco venne profondamente trasformato con forme
neoclassiche tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 dall’architetto Cantoni.
La villa di delizia è caratterizzata da un parco monumentale.
Info utili: http://www.museomust.it/drupal/itinerari/luoghi/villa-gallarati-scotti
Geolocalizzazione su mappa: 45.61738, 9.35432
Casino
di Caccia Borromeo a Vimercate
L’edificio, appartenuto ai Borromeo dal XVII sec., è caratterizzato da muri
realizzati con ciottoli posti a spina di pesce divisi da filari di mattoni.
All’interno vi sono affreschi datati al 1460 in stile gotico internazionale.
Info utili: http://www.museomust.it/drupal/itinerari/luoghi/casino-di-caccia-borromeo
Telefono: 0396659488
E-mail:turismo@comune.vimercate.mb.it
Geolocalizzazione su mappa: 45.6179, 9.35334
Villa
Borromeo d’Adda ad Arcore
Posizionata su un’altura, la villa di delizia è articolata in tre blocchi ed è
datata alla metà del ‘700. Nella porzione centrale sono conservati gli ambienti
di maggiore pregio e ampiezza tra cui l’antica libreria. Nel parco è presente
un giardino all’italiana e la scuderia.
Info utili: http://www.villaborromeoarcore.it/
Geolocalizzazione su mappa: 45.62675, 9.32146
Villa
Taverna a Triguggio (frazione Canonica)
Il nucleo originario del complesso, un castelliere risalente al tardo
cinquecento, venne trasformato in palazzo nel’700. L’area è decorata da statue
roccocò e sul retro spicca un bel giardino all’italiana di gusto
rinascimentale.
Info utili: http://www.villataverna-canonica.it/
Telefono: 334 1656 718; E-mail: info@villataverna-canonica.it
Geolocalizzazione su mappa: 45.64857, 9.28246
Villa
Cusani Tittoni Traversi a Desio
L’edificio conserva il tipico impianto a U delle ville di delizia del’700 ed è
caratterizzato all’interno dell’abitato da decorazioni in stile eclettico. Nel
corso dell’800 il complesso fu ristrutturato dall’architetto Palagi.
Info utili: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-02959/
Telefono: 0362 392240
Geolocalizzazione su mappa: 45.61794, 9.21494
Palazzo Arese Borromeo a
Cesano Maderno
Nel ‘600 la preesistente costruzione medievale fu trasformata in una villa di
delizia riccamente impreziosita da stupende opere d’arte. Il cortile centrale è
caratterizzato da una loggia alla genovese affacciata sul parco.
Info utili: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-02219/
Geolocalizzazione su mappa: 45.62842, 9.14721
Si ringraziano:
Appena finita la guerra la mia famiglia era ancora sfollata in montagna, nella bergamasca. Avevo 3 o 4 anni e abitavamo una villa con un grande giardino. Una notte, nel campo di fronte al nostro cancello, al di la del viale di tigli, si sentirono delle urla, così mi dissero perché a quell'etá il sonno è profondo e non ricordo di averle sentite. Era inverno e c'era la neve che si stava scogliendo sul prato. Il mattino dopo mio padre mi portò con se a vedere cosa era successo. Attraversammo il campo in direzione di un gruppetto di persone che sostavano guardando a terra. Quando arrivammo ci accorgemmo di una grande macchia rossa nella neve. Avevano nella notte ucciso un uomo, pare un "fascista" che andava a trovare la moglie nel vicino sanatorio. Una vendetta di qualche presunto "partigiano" che non aveva deposto le armi. L'avevano ammazzato a calci e per terra, dopo che lo avevano portato via con un carretto, erano rimasti i denti rotti e il sangue. Perché raccontare questo aneddoto, vi chiederete? Perché credo che questo episiodio sia stato il mio primo contatto con un delitto assurdo, la banalitá del male e abbia segnato indelebilmente la mia sensibilitá. Da li è sorto il mio rifiuto della violenza e della guerra. Ma essere pacifista non è un problema da poco, i mass media ci rimandano in tempo reale le immagini di questi bambini siriani che assistono quotidianamente ai massacri della guerra civile. Diventaranno pacifisti? Non credo. Solo se saranno capaci di dominare la rabbia e la paura. Non è un compito facile e quindi la maggior parte saranno dominati dallo spirito di vendetta che fará di loro i fautori di altri conflitti. Questa è la turpe ereditá della guerra: creare i presuposti psicologici per altre guerre. Hilmann affermava che vi è "un terribile amore per la guerra", diventato poi il titolo di uno dei suoi ultimi libri. Estirpare questo archetipo è pressoché impossibile se non lo riconosciamo come tale. Ma noi viviamo in una societá organizzata su modelli che esaltano il conflitto. I valori che respiriamo fin dall'infanzia esaltano le virtu belliche che ritroviamo anche nella vita civile. Fino a non molto tempo fa, ancora oggi in provincia, il maschio si identificava con la divisa che in gioventù aveva indossato da militare. L'economia esalta la competitivitá con un linguaggio da guerra, conquiste di mercati, vittorie, sconfitte, combattimenti e il dio denaro regna sovrano. Le guerre hanno sempre dei risvolti economici, chi lucra sulla rabbia e la paura? L'opinione pubblica viene manipolata usando ad arte i mezzi di comunicazione di massa per provocare lo sdegno necessario per giustificare la guerra. Si parla infatti di guerra di immagini e della propaganda ma è su questo fondamento di aggressivitá, generato dalla paura e dalla rabbia, che poggia la morale publica che la promuove. Come per il dilemma siriano, Tolstoj si interrogava sulla moralitá di intervenire in un conflitto attraverso il suo personaggio Levin in Anna Karenina: "se tu vedi uno che assale una donna o un bambino che fai? Non intervieni?" Risposta: " Si ma questa è una mia scelta persoale per difendere il più debole e non per uccidere." Gli stati invece quando decidono di entrare in una guerra, da una parte o dall'altra, sanno che rilasciano licenza di uccidere come del resto lo sanno i produttori di armi che vendono ai contendenti. Bisognebbe denunciare e punire le banche che si prestano a questi trasferimenti di denaro come per il riciclo di origine mafiosa. Colpisci chi specula e guadagna con la guerra e toglierai di mezzo molte fonti che la alimentano. Veniamo ora al punto dolente della guerra siriana, dell'uso dei gas e dei bambini uccisi o resi orfani. La comunitá internazionale deve intervenire o no? A parere mio non si migliora la situazione aggiungendo della violenza alla violenza e aumentendo il substrato di paura e di rabbia. La guerra è un fuoco che si alimenta con le rivendicazioni, le vendette e le punizioni. Gli esempi della storia, anche recente, sono li a dimostrarlo. La follia si disarma con la pacatezza, la saggezza e la calma. Con il passaggio da un pensiero dicotomico ad un pensiero sistemico. Kant indicava due strade per la pace perpetua. Una è quella di un organismo di diritto internazionale riconosciuto che giudichi le cause fra stati, ed ora c'è l'ONU. La seconda è l'abolizione degli eserciti permanenti, ovvero la smilitarizazzione della societá e della cultura. Questa è ancora di là da venire e riguarda tutti, è una nuova cultura che coinvolge anche l'economia: altro che missili per operazioni chirurgiche. "La bellezza salverá il mondo" diceva il principe Miskin nell'Idiota di Dostoevskj, Hillmann diceva la stessa cosa in modo diverso, ma quale bellezza vi è nei missili che esplodendo producono altre macerie e morti oltre a quelli che giá ci sono? Diamo il mondo ai poeti e salveremo la terra.
Leggere questo testo di Maurizio Spada è stato per me come fare un tuffo nel passato.
Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere l’autore più di 35 anni fa, frequentando i primi corsi di ecologia in architettura che organizzava al palazzo delle Stelline a Milano e incontrandolo poi per molto tempo.
Non è un romanzo, ma è un pò come se lo fosse; è un dialogo diretto tra maestro e allievo, come possiamo immaginare fosse nell’antica Grecia, tra Aristotele o Socrate o Pitagora e i suoi allievi, dove, tra una domanda e una risposta, escono interessanti spunti di riflessione.
E’ un libro olistico, in cui tra gli argomenti critici di ecologia in architettura e in urbanistica nella società odierna, si intersecano spunti di sociologia, antropologia, storia, arte, letteratura, filosofia, interrelati e coerenti in una scrittura che ricorda i testi di Giancarlo Argan, ma con qualche stimolo in più per la contemporaneità delle riflessioni.
Per chi come me ha conosciuto Maurizio Spada, il Sesto Ordine dell’Architettura rappresenta il riassunto del suo sapere di architetto e filosofo, ma anche di visionario, poichè Spada, per primo in Italia, ha immaginato la direzione che avrebbe preso l’architettura legandosi all’ecologia, cosa che sta accadendo, anche se con qualche distorsione culturale.
Credo che ogni laureato in architettura, con qualche anno di professione, dovrebbe leggerlo, soppesando i concetti e rileggendoli, troverebbe molti spunti su cui riflettere in merito alle proprie scelte progettuali e all’etica con cui ha affrontato il proprio lavoro.
Ma anche un giovane laureato, curioso di continuare ad imparare, troverebbe un metodo di approccio per affrontare il mondo del lavoro con etica e senso critico.
In un certo qual modo questo libro l’ho sentito anche un po' mio, dato che l’allievo con cui dialoga il maestro, porta il mio stesso cognome.