Cosa significa oggi
festeggiare la risurrezione del Cristo ? Possiamo affermare che senza
dubbio è la ricorrenza più importante della cristianità ma quanti se ne rendono
conto, credenti o non credenti ? E’ la festa della creatività, non per
nulla é situata all’inizio della primavera quando la natura si risveglia dal
sonno invernale. La chiesa ha voluto situare il ricordo della risurrezione del suo fondatore quando il sole incomincia a
intiepidire l’aria e gli alberi si coprono di gemme e foglie nuove. Non so se si riflette abbastanza che risorgere è l’atto creativo per
eccellenza, infatti creare è passare da uno stato di non vita ad uno di vita. Il Cristo ha la capacità di risorgere dalla morte
perchè è l’essere più creativo che sia mai esistito. Questa sua qualità gli deriva dal fatto che è
libero dal peccato, come caratteristica dell’ego. Il suo donarsi totalmente
l’ha liberato ed ha potuto rinascere. “Poichè dando si riceve », diceva Francesco d’Assisi che resta il
migliore interprete del Vangelo, e più in là : « perdonando si è
perdonati e morendo si rinasce a vita
eterna ». E’ questo in sintesi il messaggio cristiano più autentico. Potremmo aggiungere quanto affermava Kalil
Gibran a proposito del dolore compagno inevitabile della vita : esso è la
rottura del guscio della nostra intelligenza. Il dolore per la perdita delle
proprietà dell’ego ci conduce ad una creatività superiore. Del resto le
beatitudini che il Cristo elenca sono tutte una rinuncia ai valori del mondo. Sono un viatico di guarigione dalle
malattie generate dall’adesione a quei canoni.
Questa rinuncia porta alla
risurrezione. Quante volte nella nostra vita attraversiamo momenti di morte e
poi risorgiamo se lasciamo andare i nostri attaccamenti alle cose del
mondo ? « Vi do la pace, vi do
la mia pace, non come ve la da il mondo Egli ci dice e questa pace è la
rinascita, la risurrezione attraverso le beatitudini : beati i poveri in
spirito perchè di essi è il regno dei cieli, beati gli afflitti perchè saranno
consolati, beati i miti perchè erediteranno la terra, beati quelli che hannno
fame e sete della giustizia perchè saranno saziati, beati i misericordiosi
perchè troveranno misericordia, beati i puri di cuore perchè vedranno Dio,
beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio, beati i
perseguitati per causa della giustizia
perchè di essi è il regno dei cieli. Alessandro Jodorowsky, benchè di origine
ebraica, ha scritto un intero volume, dal titolo I Vangeli per guarire, sulle
beatitudini, analizzzate con la profondità della sua psicologia esoterica
risultano esssere metodi di guarigione dalle nostre malattie individuali e sociali.
Questa, e quindi la rinascita o la risurrezione, avviene quando comprendiamo
che il vero essere deriva dalla rinuncia al potere dell’ego, che si traduce in
rinuncia alla presunzione, all’aggressività, al disprezzo e all’invidia
generati dagli attaccamenti ai valori mondani. Cio’ conduce automaticamente ad
un uomo nuovo, quello che si fa servitore e non si fa servire. Oggi i potenti, anche cattolici, ascoltino questo messaggio.
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domenica 5 aprile 2015
mercoledì 21 maggio 2014
La nascita della Terra
Questo dipinto di Marius Ledda si intitola La nascita della Terra ed è un olio su tela di cm 100x80.
L'ho voluto inserire nell'odierno post per sottolineare con una immagine quanto affermavo nel precedente. Il dipinto si addice inoltre allo spirito che contraddistingue il nostro pensiero ecologico: la terra è cosa viva e la bellezza nasce dal suo rispetto. Bellezza rispetto per la vita è in sintesi il concetto che noi andiamo sostenendo da anni. Non vi puo essere bellezza senza la difesa e il rispetto per la vita se con Kalil Gibran si afferma che la bellezza non è atro che la vita quando mostra il suo lato benedetto. Nel secolo scorso questa semplice verità è stata spesso dimenticata in favore dell'ammirazione per il potere della scienza e del denaro. Le antiche tradizioni che narrano la nascita della terra come una dea con forme umane sono forse più vicine alla verità di quelle elucubrazioni scientiste sul big bang. Narra infatti la mitologia degli antichi greci, che oggi viene spesso usata dalla psicologia dell' inconscio per rappresentare forze archetipiche, che dal Caos, inteso come vuoto, nacque Gea, la Terra, poi compari Eros, l'amore che unisce, la forza attrattiva che spinge gli elementi semplici a combinarsi e via di seguito Urano, il cielo, le montagne e il mare e cosi tutta la complessità della natura. Questa visione mitico poetica viene riassunta egregiamente nel dipinto che presentiamo dove i richiami alle culture mediterranee e gli echi di sopite tradizioni si sposano con la sensibilità dell'artista sciamano che unisce il fenomeno al noumeno, il visibile all'invisibile. Questa è vera Arte, e non importa se anche qualche altro artista dell'epoca cosi ha interpretato il tema perché come affermava Goethe: non importa dire cose nuove ma cose vere.
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giovedì 12 dicembre 2013
Viva Mandela
La morte di Nelson Mandela e tutti i commenti sulla sua vita che sono apparsi sui mass-media ci portano a riflettere sulla figura dell'eroe e del saggio, modelli di riferimento dell'antichità classica, sostituiti poi, in epoca cristiana, dal cavaliere e dal santo. Lui era sia l'uno che l'altro, almeno così lo descrivono i suoi commentatori. Che cosa dà più senso alla vita di un uomo se non la sua perfetta adesione al destino che un disegno provvidenziale gli ha assegnato? Tutti noi abbiamo un compito, palese o nascosto, che contribuisce all'arricchimento, in senso etico-spirituale, della società di cui facciamo parte. Lui il suo compito lo ha individuato nella difesa della libertà e ne è stato talmente convinto che ha affrontato qualsiasi prova, anche le peggiori, pur di mantenersi fedele a questa sua convinzione che gli veniva dal di dentro. Non molto diversamente vengono descritte le vite dei primi cristiani che affrontavano il martirio pur di non abiurare la propria fede o dei filosofi che affrontavano la prigione o il patibolo per non tradire le proprie convinzioni. Come i modelli classici la sua figura è di natura etica ed estetica insieme. L'ammirazione che genera in noi Mandela dipende anche dal fatto che in lui vediamo anche l'uomo felice, perchè realizzato, che ha vissuto una vita lunga ed appagante. In fin dei conti Aristotele diceva che le virtù sono fatte per la felicità e Nelson lo ha dimostrato sia nel dolore che nella gioia, trattando entrambi con sereno distacco. Infatti potrebbe sembrare in questo tripudio di elogi per una vita esemplare che si sia dimenticato il dolore ma questo è ben presente nella realtà naturale della vita di ogni individuo. Ma l'uomo realizzato, quindi stupendamente creativo, sa che il dolore ha comunque la funzione di indicare il cammino di vita se viene accettato. Il dolore "è la rottura del guscio della nostra intelligenza", dice Kalil Gibran. La creatività consiste infatti anche nella capacità di accettare il dolore, accoglierlo e trasformarlo in esperienza rigenerante. Il piacere e il dolore sono due opposti che hanno bisogno l'uno dell'altro. Come diceva il saggio Eraclito, le cose nascono dalla lotta dei contrari e quello che oggi è piacere magari domani sarà dolore. Tutto è relativo. L'etica stoica del grande Marco Aurelio, cui il nostro Nelson potrebbe essersi riferito, insegna dunque che non bisogna disperarsi nel dolore e rallegrarsi troppo nella gioia. Tutto è relativo al nostro modo di essere e alla nostra interpretazione della posizione che occupiamo nel mondo. Grazie Mandela per avercelo ricordato con la tua vita in questa epoca povera di modelli.
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