Ho già espresso il mio
parere altrove sull’arte e sugli artisti (vedi in questo medesimo blog il post
Dell’arte e degli artisti, inoltre a chi volesse approfondire consiglierei la
lettura dei miei ultimi due libri, Ecologia e Bellezza, Alinea 2004, e L’altro
architetto, Casagrande 2014. Non mi lascio pero’ sfuggire l’occasione di
commentare l’opera di Christo sul Lago d’Iseo visto che compare spesso su fb.
Questa Land Art, cosidetta, non si puo’ ascrivere alle categorie dell’Arte,
come del resto l’arte concettuale. Analizzando pero’ il fenomeno definito artistico
ci chiediamo in che senso cosi lo si dichiara. Chi è artista dunque? La mia
risposta: colui che discende nel profondo del suo animo e raggiunge il nocciolo
di verità di natura estetica e sacra. Il suo operare è una necessità insita al
suo essere nel mondo. Una necessità che lo spinge ad utilizzare la materia per trascenderla,
cioè per raggiungere lo spirito. Non a caso ho equiparato l’artista allo
sciamano delle culture arcaiche che aveva il compito di unire la terra al cielo
e dare l’esperienza del trascendente. Questa concezione dell’arte è parte della
Storia nonostante le diverse sfumature
con cui nei diversi periodi si colora. Le Muse nell’antica Grecia avevano
appunto il compito di ispirare l’artista affinchè riuscisse in questa missione.
Bisogna anche sottolineare che l’artista-sciamano deve per forza operare in
piena libertà per ascoltarsi ed esercitare la sua sensibilità. Friedrich
Schiller nel periodo romantico sottolinea questo affermando che l’arte crea da
sè le sue regole. Questa affermazione pero’ ha dato la stura ad ogni
manifestazione fuori dalle regole per cui tutti i pazzi si credono artisti.
Quando nel dopoguerra la provocazione è diventata sinonimo di arte, e questa si
è legata al potere dei mass-media, si è assistito ad ogni genere di
performances di personaggi sostenuti da committenti interessati più che altro
alla pubblicità che l’evento comporta. Per quanto mi riguarda faccio mie l’affermazione
di Kant che “l’arte non puo’essere bella se non quando noi, pur essendo coscienti
che è arte, la consideriamo come natura” e quella di Florenskij che “il vero
artista sale nudo al mondo ultrasensibile e ne discende con verità ineffabili.
La differenza dunque tra il folle presuntuoso e l’artista sta proprio nell’umiltà
di quest’ultimo che sente di essere un canale della creatività universale. Ecco
qui sottolineiamo che lo stigma dell’arte è la creatività intesa come capacità
di creare più vita. Ora che possiamo dire della passerella sul lago di Christo?
Crea si più vita, nel senso che attira ogni sorta di curiosi condizionati dai
media, ma la natura del lago non ne viene certo beneficiata. Si puo’ affermare
che Gardaland è arte nel senso suddetto? Direi di no, in buona sostanza si puo’
affermare che diverte alcuni, in specie i bambini, ma nessuno dei critici si
sentirebbe di paragonarla alla Pietà Rondanini. Ordunque siamo seri! Di quale
arte stamo parlando quando cosi definiamo l’opera di Christo, forse di
blasfemia stiamo parlando, visto che Christo vuole paragonarsi a Cristo che
camminava e faceva camminare sulle acque. Attenzione pero’, ho più volte
affermato che la crisi ecologica è stata generata dalla crisi estetica dell’ultimo
secolo e qui ne abbiamo la dimostrazione eclatante.
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domenica 19 giugno 2016
giovedì 12 giugno 2014
Ancora arte concettuale? No grazie
In cammino per Santiago
Leggo con meraviglia
e un certo sogghigno che qualcuno ha impiccato Catellan, in effige
naturalmente, era un manichino di cera con le sue sembianze appeso ad un
albero. Chi la fa l'aspetti direbbe il saggio, qualcuno ha voluto dimostrare
quanto ridicole siano certe performances di arte contemporanea con la loro
pretesa di ergersi al disopra del sentire comune. Ho già detto che per me non
si tratta di arte ma di esibizione narcisistica di disagi interiori che hanno
la pretesa di interpretare lo spirito dell'epoca e che, per il fatto di essere
mostruosi, nel senso latino di portentosi e provocatori, fanno colpo sui
mass-media e dunque costituiscono un potenziale di comunicazione che suscita
attenzione e quindi pubblico. Il solito Catellan è capace di richiamare molta
attenzione vuoi in negativo che in positivo, a quest'ultima categoria
appartengno quei pochi potenti che hanno fatto salire le sue quotazioni
vertiginosamente e che plaudono interessati ad ogni sua esibizione, alla prima
invece appartengono quei tanti, come me, che vorrebbero essere lasciati in pace
da queste provocazioni in un mondo reale che già di per sè ne è pieno: ai
famosi eccessi della "surmodernitè" di Marc Augè sono da aggiungere
anche questi. Ma veniamo ai fatti: dieci anni fa "regnava" a Milano
il sindaco Albertini amante delle installazioni provocatorie purchè di richiamo
internazionale, vedi Alba di luce davanti alla stazione Centrale, L'ago e il
filo in Piazza Cadorna, Liberskind alla ex fiera ecc, va da sè che il
personaggio non poteva non vedere di buon occhio la possibilità di mettersi in
mostra attraverso le performances di uno come Catellan. Dunque il suddetto
artista pensò bene che esibire dei manichini raffiguranti bambini appesi per il
collo alla quercia di piazza XXIV maggio fosse abbastanza scioccante da far
parlare tutti i media. E così fu. Infatti tutti i giornali ne parlarono e ci
furono i soliti stucchevoli dibattiti su ciò che era arte e ciò che non lo era.
Nel frattempo un muratore sensibile, offeso da questa macabra rappresentazione,
si arrampicò sull'albero e zac, tagliò le corde agli impiccati che caddero al
suolo. La maggior parte della gente applaudì ma non il Comune che denunciò il
poveretto per danneggiamento di opera d'arte e credo che fu anche processato.
Non so che fine abbia fatto ma forse quelli che hanno impiccato Catellan in
effige, dieci anni dopo, hanno voluto vendicarlo e lanciare questo
messaggio:"Siamo stufi di queste performances degli "artisti"
contemporanei, dei Piero Manzoni, dei Catellan, delle Abramovich e compagnia
cantante, siamo stufi dalla negatività umana ingigantita dai mass-media,
vogliamo ritornare ad un'arte che insegua la bellezza come rispetto per la vita
e come promessa di felicità, vogliamo provare emozioni positive e non essere
continuamente provocati da emozioni legate alla rabbia e alla paura. Di questo
dovrebbero tener conto gli amministratori prima di lasciar spazio a qualche
matto ricco e alle sue esternazioni e visto che si lamentano tanto degli
writers dovrebbero magari chiudere un occhio in più là dove sia individuato un
valore di arte nel senso suddetto, oltretutto è gratis. Tra l'altro farebbe anche meglio agli
assessori alla cultura visto che uno di questi è svenuto durante una perfomance
di Marina Abramovich.
venerdì 21 marzo 2014
L'eleganza dell'arte
Riprendo il discorso sull'arte del '900 affrontato nel post Delenda Ars del luglio scorso, in quella occasione avevo appena visitato una mostra sulla pittura dell'ottocento e del novecento ed avevo espresso il parere che su buona parte dell'arte del secondo novecento, cioè dagli anni '50 in poi, era meglio stendere un velo di oblio se proprio non la si voleva distruggere. Oggi ricevo un invito per una mostra a Palazza Reale dedicata a Piero Manzoni e la sua merda d'artista. Avevo già detto, in altra mia pubblicazione, che l'arte concettuale è una mistificazione dell'arte e che sarebbe il caso che la cultura dell'Occidente rivedesse il significato stesso del termine. La mia opinione è che da quando il filosofo romantico Friedrich Schiller agli inizi dell' 800 ha affermato essere l'arte l'attività umana che crea da se le sue regole, e si è messo l'accento sull'originalità e la novità, abbiamo avuto un crescendo di provocazioni con lo scopo precipuo di stupire ed essere davanti a tutti nella ricerca dello strano. Il fatto poi che una filosofia prevalente tendesse alla smaterializzazione dell'arte ha fatto sì che quest'ultima si snaturasse per diventare "pura idea" e l'elemento teorico prevalesse su quello estetico. Questo termine deriva da aesthesis, in greco sensazione. Il termine snaturare non è usato a caso perchè l'arte nella sua natura ha bisogno dell'elemento materiale per esprimersi, nell'antica Grecia la techne (arte) era l'abilità dell'artigiano nel trattare la sua materia propria, lo scultore il marmo, il pittore i colori e così via , che una corrente contemporanea intendesse per arte un concetto è un travisamento del suo significato. Inoltre è un falso perchè anche il concettuale si esprime con la materia, anche se fecale, nel nostro caso, inscatolata in belle lattine con tanto di scritte per essere collezionate. E qui casca l'asino, si può così notare che sono i collezionisti che determinano il valore di un artista e di una sua opera e quanto più sono potenti tanto meno sopportano che quello che hanno collezionato, naturalmente consigliati da critici interessati, possa scendere di valore. Questa è un' operazione finanziaria che nulla ha a che fare con l'arte ed il suo significato che dalle origini delle grotte di Lascaux è sempre stato quello di unire il fenomeno al noumeno, la terra al cielo, direbbero i poeti, mediante l'artista sciamano favorire la fusione con il cosmo, uso questo termine e non universo perchè per i Greci cosmos aveva un valore estetico, cioè legato alla bellezza. Tornando a noi, quindi a uno spirito ecologico, che oggi dovrebbe essere prevalente come rispetto per la vita anche in relazione al tema di Expo, suona offensivo che si vada a recuperare un artista folle, morto a trent'anni di cirrosi per il troppo bere. Un' idea che vuole migliorare il mondo prima dovrebbe far bene a chi la propugna. Lui sostenuto da una cultura coprofaga e malata di narcisismo, esaltava le proprie feci come trionfo di Thanatos. Questo giovane assessore che, a fronte di una mia richiesta di una mostra su Marius Ledda, un grande artista (questo sì) che ha dedicato una lunga vita piena di avventure alla ricerca del sublime, dimenticato immeritatamente dai suoi predecessori, mi ha fatto comunicare che Palazzo Reale è occupato fino a tutto il 2016 ci dovrà spiegare che cosa ci aspetta dopo la merda.
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