Leggendo i commenti alla mostra di Chagall mi riaggancio ad un paragrafo del libro Ecologia e Bellezza, ed. Alinea, da me scritto nel 2004, dove definivo vera arte quella permeata di spirito religioso e l'artista un mistico. Qui affermavo inoltre che questa non poteva essere etichettata secondo le classiche categorie della critica: figuratva, non figurativa, impressionista,espressionista, concreta, astratta, d'avanguardia o no, perchè la vera arte contiene la totalità e quindi anche gli opposti, coincidentia oppositorum è infatti una caratteristica divina. Quella di Chagall si attaglia bene a questa descrizione. Il filosofo russo Pavel Florenskij in una sua opera sulle icone affermava che l'arte occidentale seguiva una strada sbagliata e che sarebbe stato utile rivederne il concetto stesso. Egli morì nel 1941 e quindi non aveva potuto vedere le degenerazioni succedutesi nella seconda metà del secolo. La tradizione russa, con il suo misticismo, indubbiamente ha invece salvato Chagall influenzando la sua opera e permettendogli di rimanere nel campo dell'arte pura. Abbiamo già detto in altre parti che l'artista è assimilabile ad uno sciamano che sa trasportare dal quotidiano al trascendente, fin dalle origini prendendo spunto dalle grotte di Lascaux. Seguendo questa convinzione si può affermare che tutta la buona arte del novecento desacralizzato è un tentativo di ricondursi al sacro, come realtà profonda, negli oggetti di vita del quotidiano filtrati attraverso l'attenzione artistica. La riflessione ecobiologica in atto conduce inevitabilmente a rivedere anche i canoni estetici e la stessa filosofia dell'arte. Il nuovo valore di "rispetto per la vita"in generale porta a riconsiderarne la funzione. E' una interpretazione di natura "sacrale", il contrario delle provocazioni sterili e ottuse di certa cosidetta avanguardia degli anni sessanta e settanta. Del resto, come dicevamo, la natura stessa della manifestazione artistica di per sè non è mai stata lontana da questo rispetto per la vita se si accettano le ipotesi sull'arte primitiva come capacità magica di evocare il potere delle immagini per ricondursi alla comunione originaria con il cosmo, nel significato dell'antico cosmos greco. Tutto questo per dire che accanto ad un'arte deviata verso risoluzioni autodistruttive il novecento ha visto anche personaggi e movimenti che si sono mantenuti fedeli e coerenti con il suo fine. Chagall ne è un esempio e la sua produzione lo dimostra, dove il mito, il sacro ed il magico si mescolano per condurre alla forza unificante dell'amore, come colla creativa della vita. Mi piace qui citare Herman Hesse che affermava: "L'inizio di ogni arte è l'amore. Il valore e la portata di ogni arte saranno decisi innnanzitutto dalla capacità d'amore dell'artista."
Dobbiamo qui fare alcune considerazioni sulle scelte culturali di questa amministrazione comunale: prima la Merda d'artista e poi Chagall e Segantini. Evviva la libertà, ma ritengo che la coerenza sia una virtù preziosa che permette di riconoscere un orientamento impegnato al bene comune e magari anche educativo, visto che è di "sinistra". A questo proposito ricordo ancora un artista da me menzionato nei precedenti post e negligentemente lasciato nel dimenticatoio degli assessori alla cultura, benchè sollecitati da circa venti anni. Parlo del pittore Marius Ledda che ha un percorso artistico simile a quello di Chagall, benchè non perseguitato in quanto ebreo: ha soggiornato infatti molti anni all'Est, Russia e Romania, e poi a Parigi ed in Costa Azzurra. Ha dedicato la sua vita all'arte ed il Comune possiede una ventina di opere che tiene nei sotterranei. Sarebbe ora che decidesse di premiare il merito, non credete?