Assisi capitale della
pace da domenica 18 a martedi 20 settembre. Leggo sui quotidiani che 450 capi
religiosi si trovano nella città di San Francesco per promuovere la pace.
Iniziativa ormai alla trentesima edizione, visto che fu istituita da Giovanni
Paolo II nel 1986, raccoglie molti consensi e contraddice chi afferma che sono
le religioni a scatenare le guerre. E’ vero che nel passato vi sono state
guerre combattute per motivi religiosi ma il fondamento è sempre la ricerca del
potere e del prevalere gli uni sugli altri in un pensiero dominante dualistico
che divide l’umanità in amici e nemici. Questo non succedeva solo per le
religioni ma altresi per le patrie intese come qualcosa di assoluto che
alimentava la competizione fra gli esseri umani. In verità le guerre vengono
scatenate dalla volontà di potenza. Giustamente François Mauriac affermava che Nietzche
è il filosofo del senso comune infatti le nostre abitudini fomentano la volontà
di potenza. Vogliamo essere i migliori, i più bravi i più più di tutto e non ci
sentiamo mai appagati, creando cosi il conflitto in noi e con gli altri. Nella
psicologia buddista si afferma che in noi coabitano i semi di tutto, della
gioia e della solidarietà come della paura e della rabbia, queste sementi sono
a livello conscio o inconscio, sotterraneo, bisogna alimentare i semi positivi
della creatività, della concordia e della felicità anzicchè quelli negativi
dell’odio e della paura. L’iniziativa di Assisi va vista in quest’ottica perchè
purtroppo noi viviamo in un mondo che innaffia continuamente sentimenti
negativi attraverso la continua competizione e la continua esaltazione di
bisogni fittizi che ingigantiscono il sentimento
della mancanza. Il consumismo è alla base della nostra economia e ci rende
perennemente scontenti, la sobrietà invece puo’ essere felice in quanto non
alimenta continue mancanze ma si soddisfa del poco. Se mettiamo insieme volontà
di potenza e sentimento della mancanza abbiamo l’esplosivo che scatena le
guerre. Del resto una econonomia che si sostiene anche con la produzione di ordigni
bellici non puo’ essere cosi ipocrita da pretendere la pace. Ho già scritto di
Kant che diceva essere presupposti per una pace perpetua un organismo
internazionale riconosciuto per dirimere le contese fra stati e l’abolizione
degli eserciti permanenti. Queste sono due condizioni utopiche ancora lontane
da essere raggiunte nonostante l’Onu. E’ comunque bene che i capi religiosi si
riuniscano nel nome della pace ad Assisi, città bellissima e patria del Santo
più amato, per i motivi che dicevamo e perchè la vicinanza della bellezza puo’
essere un antidoto alla guerra, Venere disarma Marte ma bisogna passare dalla
filosofia dualistica dell’essere e del non essere a quella unificante dell’interessere.
Francesco infatti cantava:”Dolce è sentire che non sei più solo ma che fai
parte di una immensa vita”.
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mercoledì 14 settembre 2016
Assisi città della pace
Bouquet di rose inglesi, acquarello su carta
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lunedì 6 gennaio 2014
Pace agli uomini di buona volontà
Il primo dell'anno dal 1968 la Chiesa Cattolica celebra la giornata mondiale della Pace. Parlare di questo argomento è sempre arduo perchè si rischia di essere ipocriti o superficiali, tenteremo di non esserlo ma mi preme trattarlo visto che siamo a inizio anno . Nel primo caso ci stanno tutti quei potenti (uomini e governi) che non rinunerebbero per nulla al mondo al loro potere e sono sempre intenti ad armarsi per difenderlo. I Romani antichi dicevano: Si vis pacem para bellum, è evidente che questa pace è ottenuta con la paura e il desiderio di pace è fittizio, è solo desiderio di dominio. Nel secondo caso ci stanno moltissimi cosidetti pacifisti e principalmente quelli che credono che sconfiggere la fame e la povertà porterà automaticamente alla pace, vale a dire che con strumenti di natura economica si migliora la natura umana. Con questo non voglio dire che le disuguaglianze e le ingiustizie non creino motivi di conflitti ma bisogna tener conto del fatto che sia i popoli poveri che quelli ricchi hanno da sempre esaltato le guerre come mezzo per risolvere le controversie di qualsiasi natura. Dunque mi direte che si deve fare? Intanto bisogna avere la consapevolezza della difficoltà di raggiungere una cultura di pace: l'uomo non è solo animale oeconomicus e quantunque la sua natura fosse anche pacifica, con tutti i dubbi del caso visto che il cristianesimo prevede un Salvatore che dice "vi lascio la pace vi do la mia pace", e il buddismo indica il Budda come colui che raggiunge l'illuminazione, cioè la pace, dopo grandi prove, ha comunque prodotto culture che hanno esaltato la guerra. Il fatto che Marte nell'antica Grecia fosse uno degli dei più importanti non era un caso. Noi oggi a nostra volta siamo immersi in una cultura bellica. Basti pensare al successo dei film di guerra ma anche alla stessa vita quotidiana e all'economia dove si mima il linguaggio militare. Vi è un bel libro di James Hilmann che sottolinea questi aspetti della nostra società e si intitola: Un terribile amore per la guerra. Per quanto riguarda il Nobel per la pace, che viene attribuito ogni anno a un personaggio noto per il suo impegno in questo ambito, non incide certo sulla mentalità comune. L'unico italiano che ha meritato il premio fu Ernesto Teodoro Moneta nel 1907, un milanese il cui busto si erge solitario e abbandonato nei giardini pubblici di Piazza Cavour, dimenticato da tutti. Questo ex garibaldino pentito era un cultore di Emanuele Kant, il filosofo tedesco indicava due condizioni strutturali per ottenere la pace perpetua: l'abolizione degli eserciti permanenti e la creazione di un organismo internazonale riconosciuto da tutti per dirimere le controversie fra Stati. Che ne è stato dei suoi suggerimenti dopo circa duecento anni? L'ONU è ferma agli equilibri della seconda guerra mondiale e quindi dominata dai vincitori e se l'Europa dovesse abolire gli eserciti addio economia. Per ora l'unico deterrente di una guerra mondiale è la paura delle armi atomiche e questo non è un buon viatico sulla strada della vera pace. Dai tempi di Moneta nel frattempo la psicologia ha scoperto l'inconscio e si è potuto constatare quanta influenza abbia nei comportamenti quotidiani e quanto l'aggressività umana risulti generata da pulsioni inconsce difficili da individuare perchè risalgono la storia, personale e della società di appartenenza.
Allora non vi è nulla da fare? Una terapia vi sarebbe ed è quella suggerita dal mito che tanta parte ha nel nostro inconscio appunto di uomini occidentali. Marte viene disarmato da Venere, dea della bellezza. E' quindi nella soddisfazione del bisogno di bellezza e nel riconoscerne la sacralità che si può evitare la guerra, per questo è necessario un nuovo paradigma che esalti valori non marziali. Il femminismo, che finalmente torna a farsi sentire, in parte ha contribuito a sradicare vecchi archetipi maschili legati alla figura del guerriero.Si dovrà dunque incrementare nella società quei modelli e quei valori che aprono al dialogo, alla comprensione ed al compromesso anzicchè alla competizione, alla durezza, all'intransigenza ed alla combattività. Un pensiero ecologico, sistemico, tradizionalmente più femminile che maschile, che superi le dicotomie. Venere apre al piacere dei sensi, ai tempi lenti , alla qualità ed alla cultura. Per questo vanno educati gli educatori affinchè esaltino una conoscenza del bello e non sarà certo la scienza parcellizzata al servizio di una economia ancorata ai valori dell'avere e del vivere in superficie, anzicchè a quelli dell'essere, che sarà in grado di fare questo.
Allora non vi è nulla da fare? Una terapia vi sarebbe ed è quella suggerita dal mito che tanta parte ha nel nostro inconscio appunto di uomini occidentali. Marte viene disarmato da Venere, dea della bellezza. E' quindi nella soddisfazione del bisogno di bellezza e nel riconoscerne la sacralità che si può evitare la guerra, per questo è necessario un nuovo paradigma che esalti valori non marziali. Il femminismo, che finalmente torna a farsi sentire, in parte ha contribuito a sradicare vecchi archetipi maschili legati alla figura del guerriero.Si dovrà dunque incrementare nella società quei modelli e quei valori che aprono al dialogo, alla comprensione ed al compromesso anzicchè alla competizione, alla durezza, all'intransigenza ed alla combattività. Un pensiero ecologico, sistemico, tradizionalmente più femminile che maschile, che superi le dicotomie. Venere apre al piacere dei sensi, ai tempi lenti , alla qualità ed alla cultura. Per questo vanno educati gli educatori affinchè esaltino una conoscenza del bello e non sarà certo la scienza parcellizzata al servizio di una economia ancorata ai valori dell'avere e del vivere in superficie, anzicchè a quelli dell'essere, che sarà in grado di fare questo.
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