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sabato 21 dicembre 2013

Natale

Credo che  questa ricorrenza meriti qualche riflessione soprattutto in questi tempi di crsi, non ho altro da proporre che ascoltare i poeti che sono le antenne sensibili dell' umanità. Riporto quindi lo scritto dell'amica Laura Tosca, poetessa e pittrice.

                                                Natale

faccio fatica a credere che il più potente
abbia voluto indossare l'essere umano
per condividere la povertà
e comprenderne la miseria

faccio fatica a credere che, umile e
generoso, parlando di amore,
di uguaglianza e di pace,
sia stato torturato ed ucciso

faccio fatica a credere che abbia perdonato
le menzogne, la viltà e l'arroganza,
il tradimento, le ferite e la morte,
senza serbare rancore o desiderare vendetta

faccio fatica a credere che viviamo il Natale
di corsa, con addobbi e regali,
mostarda e berrettini a sonagli
senza rievocare con commozione e gratitudine
l'inizio di una vita sublime, irraggiungibile,
bussola della nostra esistenza.

giovedì 12 dicembre 2013

Viva Mandela

La morte di Nelson Mandela e tutti i commenti sulla sua vita che sono apparsi sui mass-media ci portano a riflettere sulla figura dell'eroe e del saggio, modelli di riferimento dell'antichità classica, sostituiti  poi, in epoca cristiana, dal cavaliere e dal santo. Lui era sia l'uno che l'altro, almeno così lo descrivono i suoi commentatori. Che cosa dà più senso alla vita di un uomo se non la sua perfetta adesione al destino che un disegno provvidenziale gli ha assegnato? Tutti noi abbiamo un compito, palese o nascosto, che contribuisce all'arricchimento, in senso etico-spirituale, della società di cui facciamo parte. Lui il suo compito lo ha individuato nella difesa della libertà e ne è stato talmente convinto che ha affrontato qualsiasi prova, anche le peggiori, pur di mantenersi fedele a questa sua convinzione che gli veniva dal di dentro. Non molto diversamente vengono descritte le vite dei primi cristiani che affrontavano il martirio pur di non abiurare la propria fede o dei filosofi che affrontavano la prigione o il patibolo per non tradire le proprie convinzioni. Come i modelli classici la sua figura è di natura etica ed estetica insieme. L'ammirazione che genera in noi Mandela dipende anche dal fatto che in lui vediamo anche l'uomo felice, perchè realizzato, che ha vissuto una vita lunga ed appagante. In fin dei conti Aristotele diceva che le virtù sono fatte per la felicità e Nelson lo ha dimostrato sia nel dolore che nella gioia, trattando entrambi con sereno distacco. Infatti potrebbe sembrare in questo tripudio di elogi per una vita esemplare che si sia dimenticato il dolore ma questo è ben presente nella realtà naturale della vita di ogni individuo. Ma l'uomo realizzato, quindi stupendamente creativo, sa che il dolore ha comunque la funzione di indicare il cammino di vita se viene accettato. Il dolore "è la rottura del guscio della nostra intelligenza", dice Kalil Gibran. La creatività consiste infatti anche nella capacità di accettare il dolore, accoglierlo e trasformarlo in esperienza rigenerante. Il piacere e il dolore sono due opposti che hanno bisogno l'uno dell'altro. Come diceva il saggio Eraclito, le cose nascono dalla lotta dei contrari e quello che oggi è piacere magari domani sarà dolore. Tutto è relativo. L'etica stoica del grande Marco Aurelio, cui il nostro Nelson potrebbe essersi riferito, insegna dunque che non bisogna disperarsi nel dolore e rallegrarsi troppo nella gioia.  Tutto è relativo al nostro modo di essere e alla nostra interpretazione della posizione che occupiamo nel mondo. Grazie Mandela per avercelo ricordato  con la tua vita in questa epoca povera di modelli.

sabato 7 dicembre 2013

La buona politica e la partecipazione



Il Vicesindaco di Milano mi ha catalogato fra quelli che non sanno  cosa sia la Partecipazione per cui questo post lo dedico a questo problema. Negli anni 60 e 70, durante i numerosi cortei della contestazione studentesca, si urlava: Libertà è partecipazione.Partiamo da qui per spiegare il concetto. Esistono infatti due libertà in democrazia, libertà da e libertà per. La prima è la libertà fondamentale da chi ti opprime e ti priva dei diritti fondamentali, la seconda è quella che ti  permette di partecipare come cittadino alla gestione del potere ed al suo controllo. Ad esempio,diceva Roberto Guiducci i cui libri sull'argomento li consiglierei ai politici attuali per una buona rilettura, "non si tratta solo di difendere il proprio diritto alla casa ma di lottare per il diritto a radunarsi autonomamente, di dissentire spontaneamente, di decidere sovranamente, d'essere insomma persone pubbliche, di creare una sfera pubblica, di costruire un corpo politico contro il potere e contro la sorveglianza burocratica".  Come avviene questo? Prima di tutto attraverso la trasparenza e soprattutto con la possibilità di farsi ascoltare da chi è delegato da noi a governarci attraverso l'assunzione transitoria del potere. Per farsi ascoltare esistono diverse strade quelle istituzionali e quelle non, come le associazioni, i comitati, i centri di cultura e così via. Queste sono le libertà dei cittadini ma, come giustamente ha fatto osservare Giorgio Galli in Arcipelagomilano, nella società globalizzata il nuovo capitalismo ci ha trasformati in consumatori , siamo passati dal ruolo di sudditi, attraverso le rivoluzioni borghesi, a quello di cittadini e poi ultimamente a quello di consumatori. Questa è l'attuale degenerazione delle democrazie che hanno mantenuto la prima libertà ma hanno rinunciato alla seconda. Si è passati così da un ruolo attivo ad uno passivo,  fino a quando, per farsi ascoltare, non esplodono le rivolte di piazza che potrebbero essere tranquillamente evitate se il sistema democratico funzionasse a dovere. Del resto è evidente se osserviamo le istituzioni che a fine ottocento erano state create con lo scopo di far partecipare al potere anche quelle fasce di diseredati che nella tradizione erano sempre stati esclusi, come ad esempio la Società Umanitaria che da centro di cultura e riscatto sociale è diventata un centro congressi che affitta le sale per ogni specie di eventi del consumismo generale. La buona politica ha il compito dunque di favorire questo ritorno da consumatori a cittadini e dunque di favorire queste espressioni non a parole ma nei fatti. Il buon politico ha il dovere di individuare le esigenze,di sciegliere il meglio della società che governa per metterlo al servizio di quest'ultima senza alcuna paura per il suo potere. Insomma nei suoi incarichi deve usare uno stretto metodo meritocratico palese e non quello clientelare o peggio familistico. Come in tutte le manifestazioni umane o vi è la paura o vi è l'amore, la paura di perdere il proprio potere è una delle peggiori in politica, che non permette  di aprirsi agli altri, di trasmettere simpatia e fiducia. La sensazione che inconsciamente passa è quella di una difensiva sospettosa, di una blindatura che non permette di comunicare, nel paese del familismo amorale questo è grave. E' l'impressione che lascia questa amministrazione milanese, non importa se poi le cose si fanno, magari anche meglio, ma non vi è partecipazione. Forse l'amministrazione Tognoli è stata amata proprio per questa sua apertura e l'aver chiamato la sua associazione Amaremilano mette l'accento sul discorso dell'amore che è appunto apertura.

venerdì 29 novembre 2013

Il tramonto di Berlusconi

L'uscita di scena di Berlusconi genera alcune domande. Come è stato possibile che per vent'anni questo personaggio abbia potuto monopolizzare la vita politica italiana tanto da dare agli anni che vanno dal 1993 al 2013 il nome di berlusconismo e come ha fatto a raggiungere il potere? Leone Tolstoj, in Guerra e Pace, tentava di spiegare il periodo napoleonico, che poi è durato meno di quello berlusconiano, con una affascinante teoria. Secondo lui il personaggio del capo carismatico non è che una sorta di campione che lo spirito dell'epoca chiama ad interpretarlo. Non  sarebbe quindi per meriti speciali che queste persone salgono al potere ma solo perchè sono nel posto giusto al momento giusto per un destino provvidenziale, sorta di marionette i cui fili sono mossi dalla loro divorante ambizione e dalle esigenze di un popolo di incarnare le proprie aspettative. Questa definizione si attaglia ovviamente a tutti i cosidetti "uomini della provvidenza", dittatori e non, che si sono succeduti nella storia. Le doti personali sono secondarie rispetto alla loro funzione di rappresentanza della cultura dell'epoca. Nel caso di Berlusconi possiamo dire che la cultura del marketing televisivo e del potere bancario degli anni ottanta non poteva che produrre questo e lui è stato bravo a interpretare le aspirazioni qualunquiste, anarcoidi, arlecchinesche e individualiste della maggior parte degli italiani. Certi commentatori hanno paragonato il ventennio di Berlusconi al ventennio fascista ma, a parte la durata, non mi sembra vi siano molte affinità, mentre l'uno era la proiezione delle aspettative militariste e nazionaliste l'altro non è che la proiezione della caduta dei valori tradizionali e l'assenza di sostituti validi. Vale a dire che l'Italia del bum economico e delle canzonette, nonostante i conclamati slogan sessantottini, non poteva produrre un interprete migliore ai suoi sogni di sesso, soldi e successo. Non si voleva forse la fantasia al potere? Abbiamo  avuto invece un grande fantasista.

sabato 23 novembre 2013

Il sacro e il profano

Leggo sul Corriere il commento del Presidente Onorario del Fai, Sig.ra Crespi, al progetto di nuovo ascensore per il Duomo e le sue giuste lagnanze mi inducono ad alcune riflessioni sul tema del sacro e del profano. E' giusto scandalizzarsi per questa struttura finalizzata a favorire il turismo di massa in occasione di Expo ma occorre vedere che questa decisione lascia indifferenti la maggior parte delle persone perchè siamo assoggettati ad una cultura della superficialità e dello spettacolare. La nostra società si è desacralizzata da tempo, almeno da quando la civiltà industriale ha riscoperto il concetto di massa, questo ha fatto si che nascessero i divertimenti di massa, il turismo di massa, i consumi di massa e infine le democrazie basate sul consenso di massa. Questo ha condotto ad una superficializzazione della cultura che non accetta più il sacro come dimensione della profondità, ovvero del trascendente. Perfino la stessa Chiesa si è sottomessa a questo.  Oggi i mass- media continuano questo processo e anzicchè educare appiattiscono la cultura verso il basso, tanto che si potrebbe definire più un'incultura, se con il termine facciamo riferimento alla sua radice latina di colere. Giustamente la Sig.ra Crespi accenna anche al parcheggio che, contro i  pareri di tutti gli esperti, si sta realizzando vicino a Sant Ambrogio. Altro sfregio alla sacralità del luogo da ascrivere alla cultura del denaro. Ma è giusto resistere e denunciare, là dove vi saranno delle persone che si riuniscono in nome della difesa della cultura del sacro non tutto è perduto. Una volta il sacro conviveva con il profano(tempo della chiesa e tempo del mercante) ma aveva su di esso una giusta preminenza, oggi è il contrario basta osservare anche le nuove chiese. Mircea Eliade, grande storico delle religioni, diceva che "la costruzione dello Spazio nel pensiero religioso implica irruzione del sacro nel mondo, ovvero sovrabbondanza di realtà". Ci si chiede come mai lo spazio sacro per definizione, cioè la chiesa, abbia perso del tutto importanza fra i temi dell'architettura moderna e costituisca esso stesso un vuoto di realtà. Il problema lo si comprende se consideriamo che questo non è che la punta dell'iceberg della mancanza di bellezza che la nostra cultura è stata capace di produrre  

giovedì 21 novembre 2013

Nubifragio in Sardegna

Il disastro in Sardegna fa parte di quei segnali inascoltati che il territorio italiano da anni manda. Quest'anno ricorre anche il cinquantenario del disastro del Vajont avvenuto all'inizio del bum economico quando si credeva che la tecnologia potesse risolvere ogni cosa. Tutto venne sacrificato al dio dell'economia dello sviluppo illimitato, oggi a distanza di cinquant'anni non è ancora cambiato nulla nonostante l'affermarsi della cultura della sostenibilità. Negli anni ottanta  l'ambientalismo denunciava eccessiva cementificazione dei suoli, troppe strade asfaltate, troppo cemento, i letti dei fiumi e dei torrenti che si trasformavano in canali con le sponde in calcestruzzo, da  allora si sperava che fosse aumentata la sensibilità da parte dell'ente pubblico e dello stato sul consumo del suolo ma invano, oggi ancora, secondo le stime del Fai, si calcola una cifra enorme di terreno agricolo e permeabile che si trasforma in terreno impermeabile. Se aggiungiamo che l'abbandono dell'attività agricola ha fatto mancare al territorio le sentinelle che erano i contadini, i quali con cura, attenzione e fatica tenevano ordinati i terreni e la loro irrigazione, abbiamo un quadro sia pure approssimativo della situazione.  In un precedente post ho parlato di quello che è stata la speculazione edilizia, in particolare nella Liguria: Che ancora oggi si faccia dipendere il rilancio dell'economia dalla industria edilizia mi sembra una follia. La scarsa attenzione al paesaggio come valore turistico-culturale potenzialmente, valido anche dal punto di vista economico, fa il resto del quadro. Ecco che allora ritorna il discorso sulla bellezza accennato nei precedenti post, la svalutazione della quale porta a questi disastri  che non si possono liquidare come inevitabili calamità naturali, anche se è evidente l'eccezionalità della situazione meteorologica ma un tempo veniva assorbita dal territorio con danni limitati oggi provoca morti, feriti e sfollati.  

sabato 9 novembre 2013

Creatività



Creatività

Parlando di bellezza molti mi interrogano sul suo significato. Per me coincide con creatività, termine che non va confuso con fantasia. Uno slogan famoso nel 68 era "la fantasia al potere" ma si equivocava perchè il vocabolo giusto sarebbe stato la creatività. Infatti mentre la fantasia ha valenze anche negative la creatività invece non ne ha. Si è definita nel precedente post la bellezza come l'equilibrio omeostatico che riflette la potenza vitale cosmica: bellezza dunque è relativa ad uno stato di benessere, di unificazione e di interrelazione, equivale a vitalità ed è relativa non solo all'uomo ma a tutta la vita in generale con la quale l'uomo è strettamente correlato. E' vitale un organismo che passa da uno stato di non essere (separatezza) ad uno di essere (interrelazione). Creatività è la stessa cosa, cioè la capacità di passare da stati di malessere (o non essere)  a stati ben essere ovvero ricavare vita da uno stato di non vita. Lo stato di morte in natura è lo stato di separazione, basti pensare alla decomposizione organica, quindi in generale la creatività è la capacità di passare da uno stato di separatezza a uno stato di unione. Poichè l'unione è un inserirsi in un contesto globale in relazione con il tutto ciò significa sentirsi in armonia con il cosmo intero  nell'accezione greca di ordine superiore orientato alla vita. In questo modo evoluzionismo e creazionismo coincidono, è il contenuto di creatività che determina la vita e quindi la bellezza del cosmo. Ciò non significa che non vi siano aspetti distruttivi nella creatività naturale ma la distruzione è funzionale ad un nuovo equilibrio  più vitale: il tutto scorre di Eraclito riassume bene questo concetto, la natura è funzionale alla vita ed orientata al miglior equilibrio vitale che è sempre dinamico perchè sintesi di contrari. L'uomo, come essere naturale, è tendenzialmente creativo in quanto orientato a trascendere il suo stato personale di separatezza verso stati di unione che gli danno benessere e vitalità,  salvo quando persegue il dominio come succedaneo del trascendimento per saziare il suo ego. La natura è bella dunque perchè frutto della creatività della vita e l'arte lo è altrettanto quando frutto della naturale creatività dell'uomo. L'amore è la capacità di aiutare a passare da situazioni di malessere a stati di benessere. Dunque bellezza e creatività sono attributi dell'essere, amore è l'azione per aiutare a raggiungerli, sia rivolta verso se stessi che verso il mondo, è la colla creativa dell'universo.