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sabato 5 agosto 2017

La Pietà di Michelangelo


Ho condiviso il video di L’arte di guardare l’arte sulla Pietà di Michelangelo, quella che sta in S. Pietro a Roma. Questo video ha avuto più di 150.000 visualizzazioni ed è stato condiviso più di 100 volte. Credo che sia un segnale da non sottovalutare. Hilmann affermava che il  Novecento ha effettuata una rimozione : il bisogno di bellezza. Sono d’accordo ma questo concetto richiede sempre una ridefinizione ogni volta che se ne parla, purtuttavia una scultura come questa, capace di emozionare e di condurre al trascendente non ha bisogno di tante parole, parla da sola, è una meditazione marmorea. Florenski, che non amava molto il rinascimento, affermava che vi sono due modi di rapportarsi al mondo: quello contemplativo creativo e quello rapace meccanico.  In tutto il Novecento, soprattutto la seconda metà, ha prevalso il secondo. Questo successo della Pietà è la compensazione, esso ha due sorgenti intreriori alla nostra umanità. La prima viene dalla natura di cui facciamo parte, siamo orientati alla ricerca della bellezza come  nocciolo di verità che sta in noi di natura estetica e sacra. La seconda dalla religiosità che anch’essa, essendo nella sua essenza una  tendenza naturale all’armonia e all’unità, il latino religo da cui deriva significa  lego insieme, ci porta a guardare la natura nel suo lato benedetto, cioè creativo e unificante. Questo connubio dunque di arte, natura e religiosità conduce al capolavoro ammirato da tutti.  E’ vero che il Rinascimento, con il suo Umanesimo, tende a dare più che altro una visione antropocentrica e scenografica del mondo ma pur sempre denota attenzione e rispetto ad una Natura Naturans concepita come creazione che continua a creare. Michelangelo per la cultura dell’epoca è il punto di arrivo di una ricerca che parte dalla Grecia per trovare nella natura il bello ideale. Quest’ultimo si realizza con la venuta del Salvatore che condensa i tre attributi  divini: bonum, verum et pulcrum. Non a caso il nostro artista, faceva parte, soprattutto in gioventù, tempo al quale si fa risalire la realizzazione di questa Pietà, del circolo neoplatonico fiorentino fondato da Cosimo De Medici con i principali filosofi e artisti dell’epoca come Poliziano, Pico della Mirandola, Botticelli, Lorenzo De Medici e altri. La teoria neoplatonica,  che andava bene alla classe dirigente dell’epoca,  da una parte esaltava la natura nelle doti naturali del potente signore dall’altra ne  provocava un certo svilimento  in quanto decretava  che essa, benchè unico mezzo per il raggiungimento del mondo delle idee, era intrisa di imperfezioni (accidenti) che l’artista aveva il compito di cancellare. Questo idealismo faceva anche della scienza, al suo sorgere, uno strumento per comprendere la bellezza del creato  rendendola funzionale a questa ricerca. Comunque fu il Cattolicesimo innestato di pensiero greco  a ispirare questo capolavoro e la convinzione di poter raggiungere la bellezza universale. Si potrebbe dire che la presenza  in Italia di una tradizione pagana che vedeva nella dea Venere il culmine della bellezza femminile permise ai nostri artisti di trasferirla sulla madre di Cristo, Basti pensare a quanta devozione riscuoteva la Madonna  anche dai massimi poeti Dante e Petrarca. Dunque questo naturalismo rinascimentale in qualche misura fu sostenuto anche dalla presenza di questo elemento femminile impresso nella teologia.  Tutto cambio’ con la Riforma che lo annullo’ per concepire un’idea di Dio solo al maschile che non aveva certo bisogno  di arte ed emozioni per svelarsi ma semmai di successi commerciali e militari.  Questa scelta di genere anche a livello spirituale porto’ al res cogitans e res extensa di cartesiana memoria che completo’ la svalutazione della natura e diede l’avvio al suo sfruttamento. Si potrebbe dire quindi che il culto della Madonna  ha protetto il rispetto per la vita e il naturalismo artistico permettendo la realizzazione di capolavori che ancora ci emozionano.  Questo per dire cosa, direte voi.  Per dire che oggi necessita una nuova estetica che valorizzi più che mai la natura facendo tesoro anche della nostra tradizione religiosa che è stata in grado di influenzare l’arte di artisti eccelsi come Michelangelo. Un commentatore su Facebook mi ha messo come commento alla Pietà: Meglio un albero. Rispondo che ho il massimo rispetto per gli alberi e sono d’accordo sul fatto che l’albero sia un essere vivente ma  la bellezza è figlia della creatività e quanto a questo natura e arte sono sullo stesso piano, la prima perchè produce vita e la seconda perchè ne fa intravedere il trascendente se sa interpretarla senza allontanarsene presuntuosamente.   

domenica 24 luglio 2016

Del terrorismo e delle stragi

                                    Nudo di donna, Eros contro Thanatos, acquarello 1976

Leggo sui giornali i commenti allarmanti sugli atti di terrorismo legati al fanatismo islamico dell’Isis e mi chiedo:" quale potrebbe essere un rimedio efficace per prevenirli?". Come sempre, succede anche nelle malattie del corpo, per trovare la cura è necessario comprenderne la natura. Ogni volta che accadono fatti di sangue c’è la grancassa dei media che li amplifica e ci costringe a subirne l’influsso negativo che ha effetti contagiosi sulle persone cosidette psicolabili. Analizzando la nostra società, che Marc Augè definisce surmodernitè, notiamo tre eccessi: eccesso di tempo, di spazio e di individualismo. Il risultato è che un fatto che accade a migliaia di chilometri di distanza noi lo viviamo come se fosse qui nello stesso momento e il mondo ci appare costellato di azioni violente. Ci sono strumenti per modificare tale percezione generata dai media? In verità noi stiamo vivendo il tempo della Tecnica, cioè dove questa ha preso il sopravvento, spinta dal capitalismo globalizzato, sulla politica come scienza dello stare insieme per il bene comune fomentando l’individualismo funzionale ai consumi. La Tecnica, come ogni strumento, puo essere usata per il bene o per il male, un coltello puo’ servire per ferire o per sbucciare una mela. A noi la scelta ma quando la Tecnica da strumento diventa il fine è probabile che ci si sia dimenticati  le sue origini positive per l’uomo. Dunque la tecnica della comunicazione viene usata dall’Isis per ampliare l’effetto delle sue stragi e per promuoverne la diffusione anche attraverso le menti disturbate. Il male purtroppo è contagioso. L’individualismo spinto della nostra cultura poi é da una parte una buona cosa per la libertà e l’affermazione dei diritti ma dall’altra, in regime di consumismo e di tecnica al suo servizio, la persona si trova più esposta ad essere influenzata dai persuasori più meno occulti che vogliono condizionarla. Questo accade in tutti i campi, quando non c’è una comunità di riferimento, si chiami famiglia, chiesa, partito o altro. L’io è politico dichiara Hillman, altrimenti si è più soli e sono forti le suggestioni che fanno leva sugli archetipi dell’eroe, del giustiziere e del martire, cioè si influenza il protagonismo   di chi ha un fragile ego con manie di grandezza e culto di Thanatos anzicchè di Eros, le due forze archetipiche. Insomma credo che queste stragi, di qualunque matrice, siano il frutto di un inconscio collettivo che si ribella all’asservimento consumistico. Dunque i rimedi sono da ricercarsi nell’ aumento del livello di cultura e nell’educazione che contrastano la dipendenza dai mass-media, oltre che nella riduzione delle ingiustizie sociali tra chi ha troppo e chi nulla. Un nuovo umanesimo dunque orientato alla bellezza e non alla guerra.  

giovedì 1 gennaio 2015

Primo dell'anno 2015

                                              Omaggio alla rosa, acquarello su carta 40x60

Il primo dell’anno é dedicato alla Pace e  ogni volta siamo qui a riflettere sul significato di questa ricorrenza e cosa voglia dire, nel profondo, questa parola. E’ sempre ambigua questa  aspirazione alla pace in un mondo che intanto prospera grazie alle guerre. Duemila anni di cristianesimo non hanno risolto il problema delle continue guerre che insanguinano, di volta in volta ,ora un paese ora un altro.  Adesso è la volta dell’Ucraina  ma non dimentichiamo il Medio Oriente e i paesi africani. Quando una questione diventa importante per l’opinione pubblica di una nazione subito si trova qualcuno disposto a uccidere e a sacrificare la vita per quella causa, anche se magari, passato un po’ di tempo, questa viene superata dai fatti e la gente non la tiene più in nessuna considerazione. Prendiamo ad esempio le guerre fra cattolici e protestanti nel seicento europeo : per circa trent’anni non si poteva sopportare che qualcuno professasse una dottrina diversa, alla fine non  importava più niente a nessuno ma intanto un sacco di gente era stata uccisa. Bisogna sempre trovare un nemico su cui scaricare le colpe del nostro malessere esistenziale e delle ingiustizie sociali.  Sembra che noi amiamo la guerra perché ci impedisce di guardarci dentro e di vedere il nostro lato ombra. Hillmann, come dicevo nei post precedenti sull’argomento, ha scritto un libro dal titolo significativo : Un terribile amore per la guerra. Le motivazioni dunque sono spesso, palesi o nascoste, di natura religiosa, anche perchè chi va in guerra e rischia la vita ritiene sempre di avere Dio o gli dei dalla sua parte, le ragioni economiche spesso sono una scusa per giustificare  la ferocia di una guerra.  Ma allora che fare ? E’ inevitabile questo precipitare nel pensiero dualistico amico-nemico ?  A parer mio no ma cio’richiede un notevole sforzo di educazione all’umiltà, alla pazienza, alla tolleranza e alla comprensione che oggi, primo dell’anno dedicato dalla Chiesa alla Madre di Gesù, ci ricordano che sono virtù femminili dimenticate dalla nostra cultura sia pur detta cristiana e pur anche a volte dagli stessi movimenti femministi. Allora si capirà che la violenza è stupidità e ignoranza ed essendo la causa di natura religiosa con un processo omeopatico si dovranno usare le religioni per guarire. La marcia per la Pace di Assisi, la città del Santo più olistico, ecumenico ed evangelico insieme, dimostra quanto affermo. Riflettendo sull’ attualità del messaggio francescano e leggendo che, da quando il Papa ha preso il nome del Santo Poverello, Assisi assiste ad un notevole incremento del turismo religioso viene da chiedersi come mai in duemila anni certi passaggi dei Vangeli sono stati trascurati dalla Chiesa fomentatrice nei secoli passati di guerre terribili . Si afferma che il cristianesimo sia la religione dell’amore ma quale esegesi dei Vangeli ha permesso la tortura, le  persecuzioni, i delitti e le guerre ? In nome di quale amore ? Francesco è una figura anomala o è la più corretta corrispondenza tra la Parola e l’azione ? Ogni grande spiritualità insegna il distacco dai beni materiali, dal potere, dalla fama e dagli onori. Vuoi vedere che è proprio per evitare le guerre fratricide ? Quando il cristiano ascolta il messaggio del suo fondatore , « Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come  la dà il mondo, io  la do a voi » (Giovanni 14/27)  comprende che questa condizione di pace è una totale rinuncia  al  proprio Ego e quindi alle ragioni della guerra e un abbandonarsi alla bellezza della vita ?