Ho partecipato alla protesta per il taglio degli alberi in
via Bassini a Milano per i motivi seguenti. Milano è una città fortemente
urbanizzata, risulta essere, in Lombardia e in Italia, una delle ultime in
classifica per mq di verde per abitante (12,7 mq/ab contro 500/ab Sondrio). I
pochi parchi centrali, come in tutte le città storiche europee, sono i giardini
delle dimore nobiliari aperti al pubblico, il resto del verde si trova intorno
alle periferie, ma non dentro le periferie, grazie all’urbanistica dello
zoning, sono aree faticosamente sottratte alla speculazione edilizia. Questi
parchi esterni ben vengano per la CO2 ma a volte, se non vissuti, diventano
anch’essi dei non luoghi dove in certe ore vi è il deserto che attira chi
pratica attività illegali, vedi il bosco di Rogoredo per la droga. Dunque il
fazzoletto verde di via Bassini è tanto più prezioso in quanto si inserisce in
un’area semicentrale fortemente cementificata e viene fruito costantemente.
Bisogna inoltre ricordare che la funzione dell’albero non è solo quella di fare
da filtro agli inquinanti, ora certa architettura vorrebbe fare altrettanto con
le superfici di nuovi edifici, questa è una giustificazione scientifica che
corrisponde solo in parte alla necessità dell’albero in città, esso infatti ha
anche valenze simboliche ed estetiche che lo rendono un elemento assolutamente
integrato e coerente con la funzione dell’ abitare. Per Mircea Eliade, grande
storico delle religioni, “l’albero è arrivato al punto di esprimere tutto ciò
che l’uomo religioso considera reale e sacro per eccellenza”, anche i miti
sulla ricerca dell’immortalità mostrano un albero dai frutti d’oro. E’ un
organismo vivente che simboleggia la vita stessa, non si può abbatterlo senza
dare l’impressione del non rispetto per la vita, soprattutto poi in spregio
all’opinione degli abitanti, e dunque se accettiamo la definizione di
bellezza=rispetto per la vita, come affermo nel mio saggio del 2004 Ecologia e
Bellezza (Alinea editore) l’abbattimento denota scarsa attenzione alla qualità
urbana, quindi alla bellezza. Ho già scritto sul mio L’altro architetto
(Casagrande editore) che nelle aree urbane sarebbe meglio avere piccoli parchi
sotto casa che grandi esterni alla città perché la presenza di terreni non
impermeabilizzati oltre a permettere l’assorbimento della pioggia in estate
costituisce garanzia di temperature più miti e maggior circolazione d’aria. Ad
un mio articolo sulla Pietà di Michelangelo un lettore ha risposto: “Meglio un
albero”. Sono d’accordo solo in parte ma questo dimostra il valore che alcuni
gli danno. Non si può quindi tagliarli di soppiatto senza il consenso dei
cittadini. L’ambientalismo non è una moda ma una necessità e l’Istituto Uomo e
Ambiente se ne è fatto carico fin dal lontano 1984.
Cerca nel blog
Visualizzazione post con etichetta Michelangelo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Michelangelo. Mostra tutti i post
domenica 12 gennaio 2020
sabato 5 agosto 2017
La Pietà di Michelangelo
Ho condiviso il video
di L’arte di guardare l’arte sulla Pietà di Michelangelo, quella che sta in S.
Pietro a Roma. Questo video ha avuto più di 150.000 visualizzazioni ed è stato
condiviso più di 100 volte. Credo che sia un segnale da non sottovalutare.
Hilmann affermava che il Novecento ha
effettuata una rimozione : il bisogno di bellezza. Sono d’accordo ma questo
concetto richiede sempre una ridefinizione ogni volta che se ne parla,
purtuttavia una scultura come questa, capace di emozionare e di condurre al
trascendente non ha bisogno di tante parole, parla da sola, è una meditazione
marmorea. Florenski, che non amava molto il rinascimento, affermava che vi sono
due modi di rapportarsi al mondo: quello contemplativo creativo e quello rapace
meccanico. In tutto il Novecento,
soprattutto la seconda metà, ha prevalso il secondo. Questo successo della
Pietà è la compensazione, esso ha due sorgenti intreriori alla nostra umanità.
La prima viene dalla natura di cui facciamo parte, siamo orientati alla ricerca
della bellezza come nocciolo di verità
che sta in noi di natura estetica e sacra. La seconda dalla religiosità che
anch’essa, essendo nella sua essenza una tendenza naturale all’armonia e all’unità, il latino religo da cui deriva significa lego insieme, ci porta a guardare la natura nel suo lato
benedetto, cioè creativo e unificante. Questo connubio dunque di arte, natura e
religiosità conduce al capolavoro ammirato da tutti. E’ vero che il Rinascimento, con il suo
Umanesimo, tende a dare più che altro una visione antropocentrica e
scenografica del mondo ma pur sempre denota attenzione e rispetto ad una Natura
Naturans concepita come creazione che continua a creare. Michelangelo per la
cultura dell’epoca è il punto di arrivo di una ricerca che parte dalla Grecia
per trovare nella natura il bello ideale. Quest’ultimo si realizza con la
venuta del Salvatore che condensa i tre attributi divini: bonum, verum et pulcrum. Non a caso
il nostro artista, faceva parte, soprattutto in gioventù, tempo al quale si fa
risalire la realizzazione di questa Pietà, del circolo neoplatonico fiorentino
fondato da Cosimo De Medici con i principali filosofi e artisti dell’epoca come
Poliziano, Pico della Mirandola, Botticelli, Lorenzo De Medici e altri. La
teoria neoplatonica, che andava bene
alla classe dirigente dell’epoca, da una
parte esaltava la natura nelle doti naturali del potente signore dall’altra
ne provocava un certo svilimento in quanto decretava che essa, benchè unico mezzo per il
raggiungimento del mondo delle idee, era intrisa di imperfezioni (accidenti)
che l’artista aveva il compito di cancellare. Questo idealismo faceva anche
della scienza, al suo sorgere, uno strumento per comprendere la bellezza del
creato rendendola funzionale a questa
ricerca. Comunque fu il Cattolicesimo innestato di pensiero greco a ispirare questo capolavoro e la convinzione
di poter raggiungere la bellezza universale. Si potrebbe dire che la
presenza in Italia di una tradizione
pagana che vedeva nella dea Venere il culmine della bellezza femminile permise
ai nostri artisti di trasferirla sulla madre di Cristo, Basti pensare a quanta
devozione riscuoteva la Madonna anche
dai massimi poeti Dante e Petrarca. Dunque questo naturalismo rinascimentale in
qualche misura fu sostenuto anche dalla presenza di questo elemento femminile
impresso nella teologia. Tutto cambio’
con la Riforma che lo annullo’ per concepire un’idea di Dio solo al maschile
che non aveva certo bisogno di arte ed
emozioni per svelarsi ma semmai di successi commerciali e militari. Questa scelta di genere anche a livello
spirituale porto’ al res cogitans e res extensa di cartesiana memoria che
completo’ la svalutazione della natura e diede l’avvio al suo sfruttamento. Si
potrebbe dire quindi che il culto della Madonna ha protetto il rispetto per la vita e il
naturalismo artistico permettendo la realizzazione di capolavori che ancora ci
emozionano. Questo per dire cosa, direte
voi. Per dire che oggi necessita una
nuova estetica che valorizzi più che mai la natura facendo tesoro anche della
nostra tradizione religiosa che è stata in grado di influenzare l’arte di artisti
eccelsi come Michelangelo. Un commentatore su Facebook mi ha messo come
commento alla Pietà: Meglio un albero. Rispondo che ho il massimo rispetto per
gli alberi e sono d’accordo sul fatto che l’albero sia un essere vivente ma la bellezza è figlia della creatività e quanto
a questo natura e arte sono sullo stesso piano, la prima perchè produce vita e
la seconda perchè ne fa intravedere il trascendente se sa interpretarla senza
allontanarsene presuntuosamente.
Etichette:
albero,
arte,
Cattolicesimo,
femminile,
Hillmann,
il Salvatore,
La Madonna,
La Pietà,
Michelangelo,
natura,
neoplatonismo,
Pavel Florenski,
Rinascimento,
Roma,
S.Pietro,
umanesimo,
Venere
Iscriviti a:
Post (Atom)