Vorrei chiarire alcuni punti sulla guerra in Ucraina perché qui come al solito il pensiero dualistico e riduttivo dilaga e siamo sempre al consueto problema che chi vuole uscire da questo schema viene attaccato da quelli che lo alimentano, sia da una parte che dall’altra. Premesso che Putin è a capo di un regime totalitario o quantomeno scarsamente democratico, e non goda della mia simpatia, bisogna per onore di verità ammettere che non ha mosso le sue truppe per invadere l’Ucraina senza motivazioni e solo per spirito imperialistico, c’erano ormai dal 2014 le condizioni per un intervento della Russia in una zona che, come il nostro Tirolo, apparteneva alla lingua e alla tradizione del paese confinante e che da nove anni veniva perseguitata dal governo di Kiev, quattordicimila morti non sono una bazzecola. Detto questo condanno comunque l’uso delle armi ma in questo mondo reale purtroppo chi è più forte dopo aver inutilmente minacciato agisce. L’Occidente ha gridato allo scandalo perché ha travolto il diritto all’autodeterminazione dei popoli e la intangibilità dei confini nazionali. Qui sta il punto dolente che può condurre ad una guerra totale se ci si fissa sul principio astratto. Noi viviamo in un mondo globalizzato e i confini sono sempre più labili e porosi. Non si può gridare allo scandalo per l’invasione e il non rispetto dei confini quando in altre circostanze si è fatto altrettanto, qualcuno ricorda l’invasione della Libia da parte di Francia e Inghilterra con la scusa di far fuori Gheddafi ma con un occhio al petrolio? E l’invasione dell’Irak da parte degli Stati Uniti? Dunque due pesi e due misure. Zeleski se avesse avuto a cuore il bene del suo popolo avrebbe potuto agire diversamente e non chiamare a soccorso l’intero occidente per scatenare una guerra che rischia di diventare mondiale e atomica e che non potrà mai essere vinta. Uno che aveva a cuore le vite e il benessere della sua gente, che valgono molto di più dei confini territoriali, poteva organizzare una resistenza in modo diverso così che la loro contesa rimanesse confinata. Invece appellandosi all’idea di libertà, che lui è ben lontano dal conoscere visto che l’ha tolta ai russofoni, ha scatenato una guerra per conto degli americani, ed ora tutto l’Occidente, che vogliono destabilizzare la Russia e non si sa dove si andrà a finire. Se non voleva prendere la strada della resistenza passiva alla Gandhi, poteva almeno ispirarsi alla nostra resistenza con attacchi limitati alle postazioni militari nei territori occupati senza pretendere di fare il condottiero di un esercito vincitore per conto degli USA. Ora un accordo è molto difficile con tutti quei morti e con questo attore che non rinuncia alla sua parte. Il grave di questa faccenda in Italia è che queste cose le dica Berlusconi e non un partito che si richiami al socialismo, per il quale infatti i veri nemici sono i padroni e non quelli aldilà dei confini
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giovedì 23 febbraio 2023
Ucraina
venerdì 3 giugno 2022
La cultura della bellezza
lunedì 9 maggio 2022
La sacralità dell'acqua
La Giornata Mondiale dell’Acqua
nel 2022 vede tra i suoi focus le acque
sotterranee che, invisibili all’occhio, rappresentano un
tesoro nascosto che arricchisce le nostre vite. Quasi tutta l’acqua dolce
infatti scorre sottoterra e con il peggioramento del cambiamento climatico, le
acque sotterranee diventeranno sempre più importanti e saranno un elemento
critico, da gestire in modo sostenibile.
A
livello globale ci sono 3,2 miliardi di persone colpite dalla
scarsità d’acqua, 1,2 miliardi in maniera estrema. E’ una risorsa sempre più
scarsa e preziosa, basti pensare che il 97,5% dell’acqua del nostro pianeta è
salata e della parte rimanente i 2/3 sono ghiaccio. Ne rimane una percentuale
molto bassa nei fiumi, nei laghi, nelle falde acquifere e nell’atmosfera a
nostra disposizione, mentre il suo consumo continua ad aumentare, di pari passo
con la crescita della popolazione mondiale. Nonostante l’Obiettivo 6
dell’Agenda chieda di “assicurare l’accesso universale all’acqua da bere e ai
servizi igienici attraverso un prezzo accessibile e una gestione efficiente e
sostenibile”, le Nazioni Unite stimano che nel 2030 saranno oltre 20 milioni i
cittadini che non avranno ancora accesso all’acqua potabile.
Le acque simbolizzano la somma universale
delle virtualità, sono fons e origo, serbatoio di tutte le possibilità esistenziali
e nel simbolismo religioso, come riporta anche Gaston Bachelard, hanno avuto
un’importanza fondamentale di purificazione, seconda nascita, per quanto
riguarda il fiume, anche nella mentalità più
positivista, è inevitabile il riferimento, almeno a livello sentimentale, al
suo modello interiore che simbolicamente
allude alla vita che scorre. Ogni religione infatti ha nel fiume il simbolo
sacro della vita per arrivare alla sacralità delle acque in generale nelle
culture arcaiche, fenomeno riscontrato anche fino al nostro Medioevo e nelle
culture popolari. Emblematici del resto sono la sacralità del fiume Gange per
l’Induismo e lo stesso rito del battesimo per il Cristianesimo.
Il degrado biologico delle acque di un fiume inquinato danneggia anche l’immagine interiore del simbolo della vita creando una non corrispondenza tra interno ed esterno.
L’acqua rappresenta il rimedio naturale per eccellenza. Fonte di benessere, è grazie all’acqua che siamo vivi. Prima ancora di alimentarci abbiamo bisogno di bere acqua. L’acqua ci tiene in vita tramite l’idratazione, inoltre ci depura, ci mantiene in salute e sempre grazie all’acqua è possibile curare semplici disturbi; non solo, ci aiuta a prevenire alcune malattie.
LE TERME
Il termine “terme” deriva dal latino thermae e dal greco ϑερμαί (πηγαί) (sorgenti calde). Nell’antica Roma, questo termine indicava l’insieme degli edifici destinati ai bagni pubblici, ispirati ai ginnasi greci, luoghi di ritrovo e educazione. La tradizione delle terme e delle abluzioni dopo gli esercizi fisici, infatti, era già radicata fin dall’età ellenistica. Del resto, anche tra gli antichi egizi vigeva l’usanza dei bagni a vapore, per purificare il corpo e rinvigorirlo.
Le terme dell’antica Roma fusero queste due tradizioni: erano sia stabilimenti destinati all’igiene del corpo (spesso anche gratuiti, e quindi aperti alle fasce più basse della popolazione) che luoghi dedicati al ristoro della mente. Non più solo semplici bagni pubblici, quindi, ma anche luoghi di cultura e di aggregazione, in cui discutere, scambiare opinioni, ascoltare musica e conferenze. Insomma, veri e propri spazi deputati alla convivialità. Per questo motivo, quindi, le terme romane vennero arricchite di bellezza, con mosaici in bianco e nero (prevalentemente sulle pavimentazioni) e decorazioni; ma non solo. Furono completate anche con palestre, biblioteche, sale, porticati, fontane, terreni per il gioco con la palla, giardini ombrosi e viali in cui passeggiare: tutto ciò, insomma, che poteva dare gioia alla vita. Le terme dei romani erano per gli imperatori un’occasione per competere fra loro, costruendo edifici sempre più sfarzosi. All’epoca spiccavano quelle di Agrippa, Nerone e Tito; ma in seguito anche quelle di Caracalla e Diocleziano. Tutti luoghi deputati alla convivialità, edificati con straordinaria magnificenza e sontuosità. I più importanti, come appunto le Terme di Stigliano, potevano contenere fino a seimila persone.
Dalle sale per le esposizioni a quelle per i dibattiti, dagli spazi per gli spettacoli alle sale dedicate al riposo: le terme dei romani non erano più solo bagni pubblici, ma un luogo di incontro in cui dedicarsi, oltre alla rigenerazione del corpo, anche ad attività sociali, a coltivare amicizie e a trovare appoggi e influenze politiche. Andare alle terme, nell’antica Roma, diventa quindi un’importante attività quotidiana per tutti, dai patrizi ai meno abbienti.
La storia delle terme naturalmente non si esaurisce con la caduta della civiltà romana: dopo una comprensibile decadenza nel Medioevo riprendono importanza a partire dal Rinascimento quando la cultura dell'epoca riconosce valore alla cura del corpo. Ma è soprattutto nell'ottocento che la medicina ufficiale consiglia di curarsi con le acque di varie fonti benefiche per la composizione chimica. La cultura ottocentesca però affrontava il problema in un modo esclusivamente positivista e scientista, mentre un pensiero ecologico oggi lo vede con uno sguardo olistico dove viene recuperata anche la dimensione spirituale e mentale conducendo a vedere le terme come luoghi per il riequilibrio di corpo, mente e spirito.
Esistono numerose e ottime guide alle terme di Lombardia. Il nostro paese, l'Italia, tra i più ricchi di fonti d'acqua curativa, non ha certo bisogno di pubblicizzare ulteriormente i suoi gloriosissimi stabilimenti termali. Piuttosto, ciò che manca è una cultura dell'acqua. I vademecum e i libri a sede che affollano gli scaffali delle librerie dicono tutto sulle località, le cure mediche, le attrezzature alberghiere e il tempo libero. Nessuno, però, ci spiega che cosa l'acqua sia, perchè l'uomo di tutte le ere e di tutte le latitudini abbia affidato a essa, in apparenza così semplice, così banale, il benessere del proprio corpo. Il solo discorso scientifico non basta perchè la fortuna dell'acqua è soprattutto legata alla sua valenza simbolica, ai suoi significati mitici, religiosi, filosofici. Non si tratta, quindi, soltanto della guarigione del corpo, ma anche di quella dello spirito cui l'acqua è legata indissolubilmente dalle valenze catartiche della reintegrazione e della purificazione. L'acqua sacrale che un tempo agiva sull'animo umano è divenuta oggi l' "acqua curativa" che esercita un'azione benefica sul corpo.
TERME DI SANPELLGRINO
L’acqua minerale naturale di San Pellegrino Terme sgorga da tre sorgenti di identica composizione, situate l’una in prossimità dell’altra, alla base della falda meridionale di una rupe di natura dolomitica, costituita essenzialmente da carbonato di calcio e di magnesio, che s’innalza per circa 600 metri sino al poggio Belvedere. La sorgente più elevata e più abbondante è la “Palazzolo”; le altre due sono denominate “Salaroli” e “Fonte Vecchia”.
L’acqua
scaturisce da strati profondi della crosta terrestre, al riparo da
infiltrazione di acque superficiali come dimostra la costanza della temperatura
(26° sia d’estate che d’inverno) e della composizione chimica, tanto nei
periodi di piogge prolungate quanto nei periodi di siccità. L’ampia zona di
protezione sanitaria intorno alle rocce da cui sgorgano le sorgenti garantisce
l’assoluta purezza batteriologica dell’acqua.
TERME DI BOARIO
Le Terme di Boario si presentano oggi
come un nuovo modello di benessere termale, orientato alla costruzione di un
turismo attento alla salute e all’ambiente. Nel 2008 la struttura è stata
completamente restaurata, la Cupola Liberty, il Parco, e ilcentro cure sono solo alcuni
degli edifici interessati dai lavori. Il percorso SPA propone un nuovo modo di
vivere le terme, basato sulla tradizione centenaria, ma rivisitato in chiave
moderna e contemporanea.
L’eccellenza delle nuove Terme è confermata nel 2010, quando il CERAM (Centro Europeo di Ricerca Acque
Minerali) riconosce alle quattro acque delle Terme di Boario il
Premio Europeo Qualità Acque Minerali.
La storia di Boario Terme come eccellente centro di cura nasce alla fine
del Settecento con la costruzione del Casinò Boario, luogo in cui si
somministravano "acque salutari magnesiache e vitrinolate di ferro",
come scriveva Antonio Bazzini su “Cronaca di Lovere”.
La prima menzione di "polle medicinali" è da attribuire a Padre
Gregorio Brunelli (Valle Camonica - 1698), ma le proprietà terapeutiche delle
fonti termali sono note sin dal XV secolo e segnalate da medici illustri.
Con il trionfo della moda di "passare le acque", nella
seconda metà dell'Ottocento Boario Terme divenne un "salotto all'aperto",
luogo di cura e ritrovo mondano per la ricca borghesia cittadina: proprio in
questo scorcio di secolo, l'acqua Antica Fonte compare
nei negozi degli speziali milanesi, accolta come un vero e proprio toccasana.Uno dei suoi più noti estimatori fu Alessandro Manzoni, che ne ordinò - tramite
una lettera oggi conservata negli archivi delle Terme - più di cento bottiglie,
per trattare un'affezione epatica. Anche la sua seconda moglie, Teresa Stampa,
ebbe modo di apprezzare personalmente la straordinaria efficacia di queste
acque termali, come testimonia una sua lettera datata 16 dicembre 1845:
"...avevo poi anche desiderato e stabilito tante volte di volerle dir io,
di mia mano, che la mia totale guarigione l'ho dovuta alle acque di
Boario".
Risale invece al 1913 la costruzione della cupola Liberty di marmo bianco,
con balconata sostenuta da colonne a capitelli ionici: un tempo sede di
orchestre, oggi emblema e simbolo delle nuove Terme di Boario.La storia delle Terme di Boario e le sue tradizioni attraversano tre secoli,
dopotutto “Acqua Boario, Fegato centenario.
TERME DI SIRMIONE
Le attrattive naturalistiche e storico-archeologiche non sono
tuttavia le sole a caratterizzare Sirmione: sin dal Rinascimento era nota la presenza di una fonte termale calda e
solfurosa, la Bojola, che zampilla dal fondale a 250 metri dalla riva
orientale.
Il tentativo di canalizzare e sfruttare l’acqua, conservandone la temperatura
originaria, ebbe però buon esito solo nel 1896. A partire da questa data, l’attività termale di Sirmione si
ampliò successivamente e divenne
nota in tutta Europa. Dopo la battuta d’arresto subita dall’economia a causa della
Grande Guerra, la proprietà e la concessione passarono alla Società Terme e Grandi Alberghi Sirmione, nata nel 1921, che
ancora le detiene. L’attività subì un’altra interruzione a causa della seconda
guerra mondiale, nel corso della quale le truppe di occupazione danneggiarono
sia le strutture alberghiere che le attrezzature termali. A partire dalla fine
della guerra, tuttavia, le Terme conobbero un grande impulso, decisivo per
l’occupazione e l’economia di Sirmione. La ripresa ebbe una tappa importante
già nel 1948 con la costruzione del nuovo Stabilimento Termale e con la creazione
di un Centro Cura della Sordità Rinogena. Attualmente gli stabilimenti sono
due: il Catullo, nel centro
storico, e, dal 1987, il Virgilio, a Colombare.
L’acqua termale trova
applicazione nella cura e prevenzione di disturbi,
otorinolaringoiatrici, broncopneumologici, reumatologici, ortopedici,
dermatologici e ginecologici. Nel 2003 è stato inaugurato al Catullo il
centro Aquaria che,
riprendendo le antiche tradizioni romane, propone la piscina termale come fonte
di benessere.
Si può dire dunque che Sirmione ha ripreso e ampliato nel ventesimo secolo quella vocazione turistica presente
già nel I secolo a. C. : è stato ricordato come gli edifici romani di cui si
sono rinvenuti i resti fossero “seconde case” di ricche famiglie della zona.
Per secoli Sirmione fu visitata da turisti attratti dalla sua bellezza naturale
e dalle sue memorie storiche, ma gli alberghi, le ville, le seconde case, le
strutture turistiche nacquero solo dal secondo dopoguerra.
Attualmente la sfida che gli amministratori e gli operatori turistici devono
affrontare è molto diversa da quella di cinquant’anni fa: allora si trattava di
incrementare il turismo, ora bisogna cercare un equilibrio tra la necessità di
salvaguardare la fisionomia del luogo e le forti sollecitazioni derivanti
dall’afflusso continuo di visitatori cui si somma l’incremento di popolazione
residente che sta interessando tutto il basso Garda.
TERME DI SANT'OMOBONO
In una splendida posizione nella valle Imagna, Sant’Omobono
Terme gode di un clima dolce che lo rende meta ideale per un soggiorno estivo.
Il centro comprende diverse frazioni – Selino Basso (427 m) è sede comunale –
disseminate in un paesaggio agricolo caratterizzato dai “ronchi”, tipici
terrazzi sostenuti da muriccioli. A Sant’Omobono Terme si trova il sito più
caro ai fedeli valligiani e conosciuto non solo nella Bergamasca: è il
santuario della Cornabusa, ricavato in una grotta e contenente una statua della
Madonna che sostiene il corpo di Cristo.Le terme.Nel cuore verde della valle Imagna, a 500 metri di altitudine, sorge villa
delle Ortensie, residenza gentilizia di fine Ottocento. Insieme al più moderno
edificio delle cure idropiniche, inalatorie, fango e balneoterapiche situato
dirimpetto, essa costituisce l’attuale complesso termale. Gli effetti
terapeutici della sorgente solfurea che sgorga da una roccia di calcare
bituminifero erano conosciuti sin dal Settecento e verso la metà del XIX secolo
tali acque venivano chiamate “della rogna”, per via dei benefici effetti che
avevano sulle malattie cutanee. Oltre che per tali patologie, oggi sono
utilizzate per affezioni delle vie respiratorie, dell’apparato
otorinolaringoiatrico, di quello digerente e intestinale. Villa Ortensie, nella
cornice lussureggiante di un parco di oltre 130 000 mq, è una struttura
alberghiera di ottimo livello: dispone di un centro benessere con impiego di
metodo-logie naturali, attrezzature termali, piscina coperta con idropercorso
vascolare, palestra, sauna, idromassaggi, inalazioni, shiatsu e massoterapia.
Non mancano i trattamenti estetici e programmi specifici (2-7 giorni) per il
recupero della forma fisica.
L’acqua.Fonte della Salute. 13 °C solfurea.Le indicazioni terapeutiche.Patologie del fegato e delle vie biliari, della pelle, dell’apparato
circolatorio, dell’apparato digerente, dell’apparato respiratorio,
dell’apparato urinario e del ricambio, ginecologiche.
Le cure termali.Humage, inalazioni, insufflazioni, irrigazioni nasali, politzer crenoterapia,
ventilazioni polmonari, bagni e docce terapeutici, idromassaggi, idropercorso,
fanghi, irrigazioni gengivali, cure idropiniche, irrigazioni intestinali,
vaginali.
Altri trattamenti.Acquaticità, cosmesi, educazione alla salute, fitness, ginnastica respiratoria,
massaggi, medicina estetica, programmi antistress, riabilitazione, terapie
fisiche.
IL TEMPO LIBEROGrotte e fenomeni carsici. L’intera valle Imagna
offre molteplici occasioni di piacevoli escursioni. Oltre al Resegone, meta
alpinistica di tutto rispetto, suggestivo è l’itinerario speleologico. Il
territorio è infatti ricchissimo di fenomeni carsici con circa 250 grotte e
numerose doline che, sia che si aprano nelle fratture della dolomia, sia che
facciano capolino tra gli strati neri del calcare, presentano molti spunti di
interesse: alla bellezza delle concrezioni si affiancano ritrovamenti
archeologici e paleontologici con presenza di rare specie di fauna cavernicola.
Nel comune di Costa Valle Imagna, nelle località Ca’ Todesk, Ca’ Gazzoli, Ca’
Bagazzino e val de la Catoi, tra fitti boschi di latifoglie affiorano numerosi
monoliti carsici.Luoghi papali. Partendo da Sant’Omobono e
dirigendosi verso Cepino, a metà montagna – da risalire a piedi o in auto – si
incontra il santuario della Cornabusa. Questa basilica naturale, ricavata nella
roccia e immersa nel bosco, è dedicata alla Madonna Addolorata. All’interno, fa
mostra di sé la statuetta di legno della Vergine col Cristo morto, risalente al
1500. Luogo di preghiera, meditazione e raccogli-mento tuttora molto frequentato
dai fedeli lombardi, venne scelto da Angelo Roncalli come luogo in cui
celebrare il cinquantesimo anno di ordinazione sacerdotale. Poco tempo dopo la
ricorrenza, quel sacerdote, che aveva iniziato a frequentare il santuario della
Cornabusa, venne eletto papa, assumendo il nome di Giovanni XXIII. Il
pontefice, nato a Sotto il Monte, paese distante una trentina di chilometri,
rimase sempre molto legato alle proprie origini e a questi luoghi. Non sono
pochi, oggi, i pellegrini che si recano nel paese natale di papa Roncalli per
visitare la casa in cui nacque e altri luoghi a lui legati.La rotonda di S. Tomè. Prossima ad Almenno San
Bartolomeo si trova la bellissima chiesetta di S. Tomè, una delle più note
costruzioni romaniche a pianta circolare della Lombardia. Venne eretta
probabilmente tra l’XI e il XII secolo sulle fondamenta di un edificio
preesistente di epoca franca, del quale furono recuperati le colonne e altri
materiali di costruzione. È costituita da tre volumi cilindrici sovrapposti: il
corpo principale – con il presbiterio e l’abside – la cupola e la lanterna.
L’esterno è decorato da semicolonne, lesene e bifore; molto raffinati sono gli
archetti intrecciati delle parti posteriori. L’interno è diviso in due livelli:
uno inferiore disegnato da otto colonne e uno superiore, il matroneo, anch’esso
con otto colonne, poste in corrispondenza di quelle inferiori. Le nicchie del
perimetro, l’abside, i colonnati, nonché la cupola a volta anulare formano un
insieme di grande eleganza e suggestione, enfatizzata anche dai raggi di luce
che penetrano dalle piccole finestre dell’edificio.
A Milano sorgerà il complesso termale cittadino più grande d’Italia
Con le terme San Siro si riapre un antico orizzonte per l'acqua divenendo cura del corpo e della mente. Una nuova eccellenza per una città come Milano, sempre pronta a guardare avanti, ma anche indietro posando lo sguardo sui primi esempi di termalistica romana che fecero delle terme veri e propri ritrovi dove trascorrere una parte della giornata. Con questo grande complesso oggi, come ieri, le terme tornano ad essere il luogo dove ritrovare la salute del corpo e dell'anima, nulla di diverso dalle terme stabiane e dalle terme del foro di Pompei, primi esempi completi di termalistica romana tutti databili dal primo al secondo secolo.Milano avrà le sue nuove terme nelle storiche scuderie de Montel di San Siro. Il progetto sfrutterà le sorgenti di acqua termale presenti nel sottosuolo e sarà pronto entro il 2023.
Il progetto delle Terme prevede la realizzazione del complesso termale cittadino più grande d'Italia con 800 metri quadrati di vasche, interne ed esterne, di acqua sulfurea che potranno ospitare fino a 600 persone contemporaneamente. Il nuovo parco urbano si svilupperà su una superficie di 8mila metri quadrati con saune, piscine, aree relax. 2.400 metri quadrati di cortili interni.
L' acqua insomma ci cura da migliaia di anni ma perché l'uomo possa godere appieno della sua azione salutare e benefica occorre allontanarsi dal concetto del "prendere una medicina". L'esperienza termale, soprattutto, necessita di una disposizione dell'animo, la stessa che dovettero avere gli antichi romani e che, ai giorni nostri è ancora possibile trovare ad esempio, in Turchia dove i bagni e le saune sono considerati momenti quasi magici e di estremo relax. In questo modo l'acqua non ci ridarà soltanto la salute del corpo, ma ci aiuterà anche a recuperare la serenità dello spirito.
Le attrattive naturalistiche e storico-archeologiche non sono
tuttavia le sole a caratterizzare Sirmione: sin dal Rinascimento era nota la presenza di una fonte termale calda e
solfurosa, la Bojola, che zampilla dal fondale a 250 metri dalla riva
orientale.
Il tentativo di canalizzare e sfruttare l’acqua, conservandone la temperatura
originaria, ebbe però buon esito solo nel 1896. A partire da questa data, l’attività termale di Sirmione si
ampliò successivamente e divenne
nota in tutta Europa. Dopo la battuta d’arresto subita dall’economia a causa della
Grande Guerra, la proprietà e la concessione passarono alla Società Terme e Grandi Alberghi Sirmione, nata nel 1921, che
ancora le detiene. L’attività subì un’altra interruzione a causa della seconda
guerra mondiale, nel corso della quale le truppe di occupazione danneggiarono
sia le strutture alberghiere che le attrezzature termali. A partire dalla fine
della guerra, tuttavia, le Terme conobbero un grande impulso, decisivo per
l’occupazione e l’economia di Sirmione. La ripresa ebbe una tappa importante
già nel 1948 con la costruzione del nuovo Stabilimento Termale e con la creazione
di un Centro Cura della Sordità Rinogena. Attualmente gli stabilimenti sono
due: il Catullo, nel centro
storico, e, dal 1987, il Virgilio, a Colombare.
L’acqua termale trova applicazione nella cura e prevenzione di disturbi, otorinolaringoiatrici, broncopneumologici, reumatologici, ortopedici, dermatologici e ginecologici. Nel 2003 è stato inaugurato al Catullo il centro Aquaria che, riprendendo le antiche tradizioni romane, propone la piscina termale come fonte di benessere.
Si può dire dunque che Sirmione ha ripreso e ampliato nel ventesimo secolo quella vocazione turistica presente
già nel I secolo a. C. : è stato ricordato come gli edifici romani di cui si
sono rinvenuti i resti fossero “seconde case” di ricche famiglie della zona.
Per secoli Sirmione fu visitata da turisti attratti dalla sua bellezza naturale
e dalle sue memorie storiche, ma gli alberghi, le ville, le seconde case, le
strutture turistiche nacquero solo dal secondo dopoguerra.
Attualmente la sfida che gli amministratori e gli operatori turistici devono
affrontare è molto diversa da quella di cinquant’anni fa: allora si trattava di
incrementare il turismo, ora bisogna cercare un equilibrio tra la necessità di
salvaguardare la fisionomia del luogo e le forti sollecitazioni derivanti
dall’afflusso continuo di visitatori cui si somma l’incremento di popolazione
residente che sta interessando tutto il basso Garda.
TERME DI SANT'OMOBONO
martedì 15 marzo 2022
La pace e la guerra in Ucraina
In questa
guerra fra Russia e Ucraina, come in tutte le guerre, la complessità della vita
si riduce al dualismo amici-nemici. Questo è il dramma della violenza, si
arriva alla guerra quando la coscienza si restringe per focalizzarsi su un
nemico da distruggere. E’ sempre stato così e già Eschilo affermava che in
guerra la prima vittima è la verità: ciascuno si convince della propria ragione
e la considera una verità assoluta per la quale è giusto sacrificare la propria
vita e quella altrui. Passato il momento della follia riduttiva si torna alla
comprensione ed alla complessità dei sentimenti e quello che prima era
inaccettabile e per il quale era onorevole uccidere e morire diventa
indifferente o addirittura attraente. In guerra perdono tutti vincitori e vinti
perché la coscienza collettiva degli uni si riempie di sensi di colpa e quella
degli altri di rancore e odio. Le morti degli uni e degli altri segnano la vita
delle comunità che finiscono per esaltare le virtù belliche per dare un senso
al morire della loro gioventù e inventano slogan famosi come: “chi per la
patria muor vissuto è assai”. Si obietterà ma se mi aggrediscono o invadono il
mio territorio è da vigliacchi non reagire né difendersi. Qui entriamo nei
distinguo tra guerre giuste e ingiuste, abbiamo già detto che quando si usano le
armi per uccidere è sempre ingiusto. Ho già citato in un altro punto il
pensiero di Tolstoj, che tenne contatti anche con Gandhi, attraverso il suo
personaggio Levin, un conto è la morale individuale che nel caso di un litigio
fra due persone ti fa intervenire per difendere il più debole, anche arrivando ad uccidere, un conto è la morale degli Stati quando entrano in guerra che ti
danno la licenza di uccidere chi non conosci perché porta un’altra divisa. Ogni
società punisce l’assassinio in periodi di pace, quando scoppia una guerra
allora non solo è permesso ma è anche encomiabile. Gandhi di fronte alla
prepotenza delle forze occupanti, gli inglesi, aveva inventato un’azione non
violenta, la satyagraha, cioè resistenza passiva. In che consiste? Di fronte ad
un potere ingiusto e occupante ti rifiuti di collaborare, blocchi tutte le
attività civili in modo che la vita diventi difficile se non impossibile per
chi ha invaso. Questo è un modo non violento di reagire. Questo doveva essere
praticato dagli ucraini verso una potenza schiacciante come quella dell’armata
russa, del resto la storia insegna che eserciti potentissimi, come quello di
Napoleone ad esempio, sono stati sconfitti, dopo aver invaso, dalla non
collaborazione della popolazione e dall’astuzia dei generali che non hanno mai dato
battaglia. Sarebbe stato un insegnamento al mondo e un messaggio di maggior
levatura morale che avrebbe nuociuto a Putin più che una resistenza armata comunque destinata a soccombere con migliaia
di morti e il rischio di un allargamento del conflitto. Si sarebbero risparmiate
molte vite umane ed il coinvolgimento dei civili.
sabato 16 ottobre 2021
Master sulla bellezza
La
bellezza è nella natura e noi impariamo ad apprezzarla fin dalla più tenera
età. Il 900 ci ha alienati della sua presenza nelle cose e della nostra
capacità di coglierla. E’ diventata un orpello e un lusso per pochi. Dobbiamo
quindi riconquistare la nostra sensibilità sapendo che non ci è data
gratuitamente ma è il frutto di un lavoro di approfondimento. Per quanto
riguarda le opere dell’uomo la bellezza è il prodotto di un atteggiamento di
cura, attenzione e amore per il proprio lavoro. Ecco perché l’Istituto Uomo e
Ambiente, da sempre presente sui temi dell’ecologia e dell’estetica ha voluto
organizzare questo corso on-line per chi vuole approfondire la tematica,
soprattutto gli architetti che sono delegati a trasformare l’ambiente ma anche
ogni persona intelligente.
Il corso è diviso in cinque giornate: la prima è dedicata
alla filosofia perché è dalle opinioni generate da essa che provengono le
scelte in campo estetico. La seconda è sulla natura con esperti che la studiano
e la utilizzano con creatività. La terza verte sul paesaggio e sull’arte poiché
anche quest’ultima nel secolo scorso ha deragliato dalla sua finalità naturale,
cioè la bellezza. La quarta è dedicata
all’architettura ed infine l’ultima è sulla pratica e cioè come tradurre in
azioni l’importante bisogno sociale di equilibrio, ordine, eleganza e coerenza
che sono i principali attributi della bellezza.
sabato 4 settembre 2021
Transizione ecologica a Milano
Le prossime elezioni amministrative
dove il sindaco uscente Beppe Sala si è iscritto ai Verdi e viene sostenuto dalla
lista Europa Verde impone una riflessione sul significato di una politica
ecologica. Oggi in piena pandemia va di moda essere ecologici ma cosa voglia
dire questa affermazione riferendosi all’urbanistica di una città molti non
sanno, immaginano abbia a che fare con più parchi, più alberi e l’aria meno
inquinata. Questo si chiama riduzionismo ecologico o, usando un neologismo
inglese, grenwashing o verde di facciata. Applicare il paradigma ecologico a
una città non è cosa così semplice, non basta piantare alberi anche se questa è
sicuramente cosa buona. Ricordo che il paradigma ecologico è la non separatezza
dei fenomeni che si traduce in un pensiero sistemico. La città dunque viene
vista come un organismo e non un meccanismo come nella recente tradizione
modernista. In ogni organismo la parte è collegata al tutto e interagisce con
le altre parti. La città dunque diventa il luogo fisico delle interrelazioni come
in un ecosistema. Cosa vuol dire questo? Che se operiamo in un settore
coinvolgiamo tutto il sistema, il suo
equilibrio, e se massimizziamo un aspetto gli altri perdono la loro
ottimizzazione generando effetti negativi che prima venivano compensati
nell’equilibrio omeostatico generale. Questo vale anche per la città se la
consideriamo da un punto di vista ecologico, dunque non si può agire per
settori o per funzioni separate e soprattutto non si può operare con azioni che
non prevedano retroazioni, cioè le conseguenze sul sistema. Ora tornando a parlare di Milano con tutta la
buona volontà non la si può considerare una città ecologica. Come si diceva
tempo fa in uno dei nostri convegni, qui operano due urbanistiche: una legata ai poteri
finanziari che hanno costruito la città rendendola invivibile e tendono a
realizzare i loro profitti a scapito del bene comune, sono il frutto di una
politica neoliberista che esalta il mercato e vogliono disegnare un futuro
appariscente aumentando ancor più i problemi di sostenibilità, l‘altra che vi
si contrappone vorrebbe disegnare una città più umana. Questa seconda è
alternativa sia nelle idee sia nelle forze che la reggono. Le sue radici stanno
nei comitati, nelle comunità, nelle cooperative, nei consorzi, nei sindacati e
nelle associazioni democratiche della società civile che desiderano una
migliore qualità della vita. La prima
segue il metodo tradizionale dello zoning e tende a separare inseguendo il
dualismo classico centro periferia e pianifica per quartieri monofunzionali
provocando emarginazione e conflitti. Fino ad ora, in particolar modo dall’amministrazione
Albertini ma anche Moratti e finanche Pisapia, per non parlare dell’ultima
giunta, i grandi gruppi finanziari hanno avuto mano libera e hanno dettato le
regole del gioco incamerando i profitti e facendo pagare ai cittadini i
disagi. Una città ecologica inverte la
tendenza, non si sottomette al capitale ma indirizza le scelte verso il
benessere abitativo dei cittadini che non vengono più considerati consumatori
passivi ma partecipanti attivi alle scelte urbanistiche. Ora la pandemia ha
messo in luce alcune criticità, ha mostrato il grave problema degli emarginati
e dei senza tetto ed è a questi che deve essere data risposta da parte
dell’ente pubblico se si vuole rigenerare la città ricordando che non esiste
benessere ambientale senza giustizia sociale e che le periferie degradate
determinano uno squilibrio che arriva fino al centro enfatizzato. Ora Milano ha
diverse opportunità per invertire la tendenza e contribuire alla costruzione
della città ecologica che vuol diventare e le elenco qui di seguito.
La riprogettazione delle aree
dismesse e in particolare degli scali ferroviari con la finalità di un utilizzo
rigenerante e integrato. L’incremento delle aree a verde rinunciando alla
tentazione magniloquente di un secondo
stadio per il calcio con annesse speculazioni immobiliari. L’incentivazione
dell’edilizia sociale. Il disincentivo dell’uso dell’auto privata a
combustibile fossile. L’incentivo delle energie pulite e rinnovabili per i
riscaldamenti domestici. La valorizzazione delle periferie. L’incentivazione
della solidarietà e della partecipazione.
Questi sono i compiti per la nuova
giunta se vuole realmente andare verso una transizione ecologica che non sia
solo di facciata e fare di Milano una città bella che rispetta la vita vera.
mercoledì 12 maggio 2021
L’articolo 2 del nostro statuto recita
Art.2 (scopo e oggetto)
L’associazione non ha fini di lucro, essa ha lo scopo di formare una nuova cultura ambientale attraverso l’educazione e la ricerca ai fini di creare nuove identità di operatori sensibili all’ecologia , all’architettura , al paesaggio e ai beni culturali attraverso un nuovo umanesimo che travalichi il contrasto uomo-natura per ricreare una nuova armonia e una nuova estetica. I principi che reggono l’attività dell’Istituto sono quelli della libertà di ricerca e di informazione e di un impegno democratico e pacifista nel tentativo di perseguire un ambiente più a misura della vita e dell’uomo partendo da una visione costruttiva ed umanitaria che mostri come alla base del benessere ci debba essere la finalità di non nuocere all’uomo e all’ambiente come unità inscindibile. per ricreare una nuova armonia e una nuova estetica
.
NUOVA VITA PER LE CASCINE LOMBARDE.
La Regione Lombardia con la legge n. 18 del novembre 2019 finalmente dopo il lavoro continuo dell'associazione 100 cascine, ha consentito il recupero delle strutture rurali dismesse o abbandonate. In sintesi la nuova norma permette il recupero degli edifici rurali dismessi o abbandonati, individuati dal PGT o con perizia che asseveri lo stato di abbandono di almeno 3 anni. I complessi rurali, centri di organizzazione della vita agricola, rappresentano i nodi principali del paesaggio agrario e costituiscono gli elementi fondamentali di riconoscibilità del territorio. L'associazione 100 Cascine ha l'obiettivo di individuare e promuovere in collaborazione con i centri di ricerca e le istituzioni del territorio politiche e normative per insediare nuove funzioni all'interno delle cascine. Ad esempio centri di ricerca ed ospitalità, di formazione e di lavoro che possano rappresentare, in una logica multifunzionale, una fonte di reddito alternativo per la conservazione dei fabbricati storici e per la tutela del territorio dal consumo del suolo.
La cascina del Guado
La Cascina è sita nella depressione morenica della valle del Ticino, in comune di Robecchetto con Induno frazione Malvaglio nei pressi del luogo dove sorgeva il Molino del Guado, risalente ai mulini del Naviglio poi gestiti dall’Ordine degli Umiliati. Fino agli anni ‘50 vi era Osteria con alloggio. Sia il Molino che l’Osteria finirono demoliti entro quel periodo. Del Molino restano le grandi pietre in granito per l’appoggio delle “ruote”. La strada (breccia) che congiunge in 840 metri la provinciale con la località della Cascina del Guado è comunale, e portava fino al 1602 al ponte in legno che traversava il Naviglio. I Bossi che infeudavano Induno con Guado, non accettarono il ponte in pietra proposto dallo Stato di Milano e demolirono il ponte in legno. Successivamente si insediò un traghetto a fiume.
La Cascina, per alcune costituzioni di materiali impiegati, rivela l’antico insediamento del XVI secolo per una parte, mentre l’attuale assetto di pianta risale, presumibilmente alla fine del XVII secolo. La costruzione contadina, con la muratura ancora parzialmente in sassi del Ticino, ospitava da tre a sei fuochi (navirolli, campari e molinari) fino al più recente secolo XIX, in cui fu adibita a dimora di “Bergamini” in transumanza con i bovini a svernare.
Nel 1971 una concessione edilizia
consentiva l’occupazione dell’area di una rudimentale tettoia per costruire una
loggia a colonne seicentesche in serizzo battuto a mano, provenienti da un
cantiere di via Santa Sofia di Milano, sul fronte del Naviglio. Venivano
mantenuti i piccoli capanni “rurali”.
L’atelier di Oppi diventa allora punto di ritrovo e libero riferimento per artisti, critici e operatori culturali, come Erik Gustafsson, Hector Roberto Carrasco (Mono), De Lima Medeiros, Augustin Espanol Viñas, Franca Lally, Max Capa, Franco Russo, Renzo Sommaruga, Giancarlo Gragnani, Henry Baviera, Oreste Amato, Dino Baranzelli, Piero Fabbri, Pino Colla, Cesare De Ferrari, Lacquaniti, Mario De Micheli, Mike Megale, Mike Selig, Bill Firschein, Luciano Capitini, Ernesto Tavernari, Adelina Aletti, Stefano Pizzi, Paolo Baratella, Leonardo Capano, Emilio Tadini, Mario Spinella, ecc. (anni 1969-1976). In quegli stessi anni veniva formandosi una biblioteca ed una emeroteca sempre più rilevante, fino agli attuali 14.000 pezzi circa. Contemporaneamente, con il contributo di molti giovani del territorio limitrofo, partiva l’attività “SPAZIO-PROVA per vivere, Arte fuori Arte, Lavoro fuori Lavoro”, un cantiere propositivo che creava opere in serigrafia manuale, l’edizione de “Il Guadolibro” (una raccolta testimoniale documentaria e artistica) e una collana di volumetti di riflessioni etico-sociali. Da un gruppo di questi stessi giovani nasceva la Cooperativa culturale Il Guado, 1973, poi trasformata in una Coop di lavoro, e una piccola Cooperativa Malvaglio “Bar Italia”, che aveva rilevato la licenza da un vecchio omonimo bar in frazione Malvaglio, dove si formò “La Bottega del Libro” e la LAL (Libera Associazione del Libro).
Un progetto oramai oggi
fortemente (e stabilmente) operativo.
Interessanti sono quegli aspetti
di formazione e acculturazione che in forma spontanea e naturale hanno come
matrice endogena la Cascina del Guado e la sua attività legata alla
comunicazione, che negli anni successivi (dal 1978 al 1988) riprende i temi
cari alla ricerca del design, della grafica, del marketing e della pubblicità
innovativa a sedimento-base culturale. Una folta schiera di giovani cresce in
questa sorta di terreno di coltura, avanzando in professionalità ed esperienza
su due direttrici (o filoni) di intervento .
La vocazione editoriale ha sempre caratterizzato ogni iniziativa, mentre gli aspetti documentali hanno fatto sì che si accumulasse un interessante quanto fitto archivio dei materiali prodotti, consistenti in fotografie, filmati, ampia produzione di ciclostilati, opere grafiche in serigrafia e xilografia, opuscoli tipografici con composizione a mano, raccolte di disegni, ecc.. In varie occasioni questi materiali sono stati esposti in bacheche presso la sede della Cascina del Guado con visite periodiche organizzate dai distretti scolastici, per classi della scuola dell’obbligo dalle elementari alle medie. In altri casi le mostre sono state allestite presso le scuole o in sedi istituzionali.
Nel 1991 il terzo periodo si
arricchisce di nuovo impulso in direzione specificatamente artistico-culturale
con la fondazione della Società Cooperativa Raccolto a.r.l. che ha sede presso
la Cascina del Guado e che caratterizza tutte le iniziative degli ultimi anni.
In questa fase si incrementa
ulteriormente il patrimonio documentale e librario e si intraprendono programmi
di eventi e grandi eventi concentrati in collaborazione condiversi Enti Locali
e Istituzioni o Fondazioni private di cui sono disponibili tutte le relative
documentazioni.
Lo Statuto della Cooperativa
prevede anche attività editoriali (RaccoltoEdizioni).
Nel 1995, al Guado, rinasce “il
Foglio dell’Umanitaria” bollettino dello storico Ente fondato da P. Moisè Loria
nel 1893 che ha come motto “aiutare i diseredati a risollevarsi da sé
medesimi”. Daniele e Francesco Oppi, con gli artisti del Raccolto, saranno
animatori di numerose iniziative culturali nei chiostri dell’Umanitaria fin dal
1994.
I giovani cominciano a ritornare
protagonisti (come negli anni ‘70) alla Cascina del Guado.
Intanto, nel 2002, il Comune di
Milano conferisce la Medaglia d’Oro di benemerenza, Ambrogino d’oro, a Daniele
Oppi (Presidente della Cooperativa Raccolto).
Il 2006 è segnato dalla scomparsa
di Daniele Oppi. L’eredità di intenti e di impegni portati a buon fine è
enorme. La Cooperativa Raccolto elegge Francesco Oppi alla presidenza.
Si sviluppa e consolida il
settore editoriale (tra il 2006 e il 2012 vengono curate e/o coordinate oltre
90 edizioni per privati ed Enti) e si rafforza l’impegno delle nuove
generazioni di “guadisti”.
Il Guado è anche catalogato ufficialmente come struttura architettonica storica del territorio Lombardo, facente parte del patrimonio culturale e paesaggistico rappresentato dai nuclei rurali e dal sistema delle cascine presenti sul territorio della valle del Ticino. Esso è, difatti, indicato tra i beni di rilevanza culturale della Regione Lombardia.
La cascina Castello
Il centro
culturale Artemista nasce dall’esperienza e dalle progettualità che l’associazione
ha condotto sul territorio e si configura come base per altre realtà artistiche
e culturali.
L’associazione Artemista nasce nel 2004 dall’incontro di artisti di varie
discipline attivi dai primi anni '90 con l’obiettivo di sviluppare progetti di
produzione e formazione unendo linguaggi diversi: teatro, musica e arti visive.
Il centro culturale si è sviluppato dal 2009.
L'associazione ha creato il centro ridando vita alla Cascina Castello, edificio
in parte del 1400 e in parte precedente all’anno 1000 nel comune di Spessa,
paese di 606 abitanti nella campagna pavese sul fiume Po. Nella
ristrutturazione sono state utilizzate tecniche di bioedilizia e si è puntato
all’alta efficienza energetica che usa fonti rinnovabili. Hanno preso parte ai
lavori maestranze, ma anche soci e volontari da tutto il mondo.
Artemista gestisce le attività del centro culturale (sale polifunzionali,
studio di registrazione e ostello) e ha sviluppato negli anni la vocazione di
residenza artistica multidisciplinare internazionale, organizza rassegne nel
centro e nel territorio, realizza progetti culturali interdisciplinari
sperimentando anche l'applicazione delle nuove tecnologie digitali sia
nell'ambito della produzione che in quello della formazione rivolgendosi in
particolare a giovani .
La cascina Cuccagna