Questo nuovo libro è il condensato di riflessioni sull'architettura nei corsi dell' Istituto. L' amico e allievo Roberto Sacchi, che ringrazio, ha scritto questa recensione.
IL SESTO ORDINE DELL’ARCHITETTURA
Questo nuovo libro è il condensato di riflessioni sull'architettura nei corsi dell' Istituto. L' amico e allievo Roberto Sacchi, che ringrazio, ha scritto questa recensione.
IL SESTO ORDINE DELL’ARCHITETTURA
Atti del convegno L’educazione ecologica nella
morfogenesi urbana. Realizzato in data 6.5. 2024 al Centro internazionale di
Brera.
Inizio ore 9.30
L’architetto Sebastiano Coriglione, coordinatore,
introduce l’argomento del convegno anniversario dei quarant’anni dell’Istituto
Uomoe Ambiente e presenta il primo relatore che è l’assessora all’ambiente del
Comune Elena Grandi. Lei dopo i ringraziamenti per l’invito elenca le
realizzazioni che il suo assessorato sta portando a termine e le difficoltà
relative per rendere più sostenibile e più verde la città di Milano. Il secondo
relatore è l’architetto Lidia Arduino, cofondatrice dell’Istituto, che racconta
come è nata l’idea di creare una associazione che avesse come scopo quello di
contribuire a formare una cultura ecologica per gli architetti e
l’architettura. Questo è successo da un incontro con l’arch. Maurizio Spada,
attuale direttore, nei primi anni ottanta in una scuola di arti e mestieri a
Lissone dove un gruppo di giovani architetti avevano formato una piccola
Bauhaus. Questo poi ha influenzato anche la sua professione e la sua attività
politica come amministratore di Cusano Milanino. Il terzo relatore presentato
da Coriglione è l’architetto, scrittore Marco Guido Santagostino che nel suo
discorso ha ricordato principalmente il contenuto del libro La cultura della
bellezza, Albeggi editore, di M. Spada che lo ha positivamente impressionato
tanto da considerarlo un vademecum per chi vuole cimentarsi con l’architettura,
l’urbanistica e il paesaggio. Dopo questo intervento è stato presentato lo
sponsor Lorenzo Caimi della ditta Caimi che produce tra l’altro sistemi per
l’isolamento acustico, il quale ha esposto con immagini e filmato la realtà
della sua azienda fondata dal padre. L’intervento dell’architetto paesaggista
Gioia Gibelli, presidente della Casa dell’agricoltura, ha riportato il
dibattito sul tema del paesaggio, della bellezza e della necessità di portare
la natura nella città affinché anche le giovani generazioni acquisiscano una
coscienza ecologica portando come esempio un suo intervento al Parco di Monza.
Il quinto relatore è stato l’architetto urbanista, professore al Politecnico di
Milano, Antonello Boatti che ha parlato della ipotesi di riapertura dei navigli
milanesi con immagini e filmati che hanno illustrato uno studio commissionato
al Politecnico dal Comune. L’ultimo intervento è stato quello dell’architetto
Maurizio Spada che ha ripercorso la storia dell’Istituto e le finalità che sono
ancora molto attuali, costituiscono il contenuto del primo articolo dello
statuto e prevedono un ulteriore sviluppo al quale l’Istituto sta lavorando
insieme alla sua equipe di specialisti. Si conclude così l’incontro.
Vorrei chiarire alcuni punti sulla guerra in Ucraina perché qui come al solito il pensiero dualistico e riduttivo dilaga e siamo sempre al consueto problema che chi vuole uscire da questo schema viene attaccato da quelli che lo alimentano, sia da una parte che dall’altra. Premesso che Putin è a capo di un regime totalitario o quantomeno scarsamente democratico, e non goda della mia simpatia, bisogna per onore di verità ammettere che non ha mosso le sue truppe per invadere l’Ucraina senza motivazioni e solo per spirito imperialistico, c’erano ormai dal 2014 le condizioni per un intervento della Russia in una zona che, come il nostro Tirolo, apparteneva alla lingua e alla tradizione del paese confinante e che da nove anni veniva perseguitata dal governo di Kiev, quattordicimila morti non sono una bazzecola. Detto questo condanno comunque l’uso delle armi ma in questo mondo reale purtroppo chi è più forte dopo aver inutilmente minacciato agisce. L’Occidente ha gridato allo scandalo perché ha travolto il diritto all’autodeterminazione dei popoli e la intangibilità dei confini nazionali. Qui sta il punto dolente che può condurre ad una guerra totale se ci si fissa sul principio astratto. Noi viviamo in un mondo globalizzato e i confini sono sempre più labili e porosi. Non si può gridare allo scandalo per l’invasione e il non rispetto dei confini quando in altre circostanze si è fatto altrettanto, qualcuno ricorda l’invasione della Libia da parte di Francia e Inghilterra con la scusa di far fuori Gheddafi ma con un occhio al petrolio? E l’invasione dell’Irak da parte degli Stati Uniti? Dunque due pesi e due misure. Zeleski se avesse avuto a cuore il bene del suo popolo avrebbe potuto agire diversamente e non chiamare a soccorso l’intero occidente per scatenare una guerra che rischia di diventare mondiale e atomica e che non potrà mai essere vinta. Uno che aveva a cuore le vite e il benessere della sua gente, che valgono molto di più dei confini territoriali, poteva organizzare una resistenza in modo diverso così che la loro contesa rimanesse confinata. Invece appellandosi all’idea di libertà, che lui è ben lontano dal conoscere visto che l’ha tolta ai russofoni, ha scatenato una guerra per conto degli americani, ed ora tutto l’Occidente, che vogliono destabilizzare la Russia e non si sa dove si andrà a finire. Se non voleva prendere la strada della resistenza passiva alla Gandhi, poteva almeno ispirarsi alla nostra resistenza con attacchi limitati alle postazioni militari nei territori occupati senza pretendere di fare il condottiero di un esercito vincitore per conto degli USA. Ora un accordo è molto difficile con tutti quei morti e con questo attore che non rinuncia alla sua parte. Il grave di questa faccenda in Italia è che queste cose le dica Berlusconi e non un partito che si richiami al socialismo, per il quale infatti i veri nemici sono i padroni e non quelli aldilà dei confini
La Giornata Mondiale dell’Acqua
nel 2022 vede tra i suoi focus le acque
sotterranee che, invisibili all’occhio, rappresentano un
tesoro nascosto che arricchisce le nostre vite. Quasi tutta l’acqua dolce
infatti scorre sottoterra e con il peggioramento del cambiamento climatico, le
acque sotterranee diventeranno sempre più importanti e saranno un elemento
critico, da gestire in modo sostenibile.
A
livello globale ci sono 3,2 miliardi di persone colpite dalla
scarsità d’acqua, 1,2 miliardi in maniera estrema. E’ una risorsa sempre più
scarsa e preziosa, basti pensare che il 97,5% dell’acqua del nostro pianeta è
salata e della parte rimanente i 2/3 sono ghiaccio. Ne rimane una percentuale
molto bassa nei fiumi, nei laghi, nelle falde acquifere e nell’atmosfera a
nostra disposizione, mentre il suo consumo continua ad aumentare, di pari passo
con la crescita della popolazione mondiale. Nonostante l’Obiettivo 6
dell’Agenda chieda di “assicurare l’accesso universale all’acqua da bere e ai
servizi igienici attraverso un prezzo accessibile e una gestione efficiente e
sostenibile”, le Nazioni Unite stimano che nel 2030 saranno oltre 20 milioni i
cittadini che non avranno ancora accesso all’acqua potabile.
Le acque simbolizzano la somma universale
delle virtualità, sono fons e origo, serbatoio di tutte le possibilità esistenziali
e nel simbolismo religioso, come riporta anche Gaston Bachelard, hanno avuto
un’importanza fondamentale di purificazione, seconda nascita, per quanto
riguarda il fiume, anche nella mentalità più
positivista, è inevitabile il riferimento, almeno a livello sentimentale, al
suo modello interiore che simbolicamente
allude alla vita che scorre. Ogni religione infatti ha nel fiume il simbolo
sacro della vita per arrivare alla sacralità delle acque in generale nelle
culture arcaiche, fenomeno riscontrato anche fino al nostro Medioevo e nelle
culture popolari. Emblematici del resto sono la sacralità del fiume Gange per
l’Induismo e lo stesso rito del battesimo per il Cristianesimo.
Il degrado biologico delle acque di un fiume inquinato danneggia anche l’immagine interiore del simbolo della vita creando una non corrispondenza tra interno ed esterno.
L’acqua rappresenta il rimedio naturale per eccellenza. Fonte di benessere, è grazie all’acqua che siamo vivi. Prima ancora di alimentarci abbiamo bisogno di bere acqua. L’acqua ci tiene in vita tramite l’idratazione, inoltre ci depura, ci mantiene in salute e sempre grazie all’acqua è possibile curare semplici disturbi; non solo, ci aiuta a prevenire alcune malattie.
LE TERME
Il termine “terme” deriva dal latino thermae e dal greco ϑερμαί (πηγαί) (sorgenti calde). Nell’antica Roma, questo termine indicava l’insieme degli edifici destinati ai bagni pubblici, ispirati ai ginnasi greci, luoghi di ritrovo e educazione. La tradizione delle terme e delle abluzioni dopo gli esercizi fisici, infatti, era già radicata fin dall’età ellenistica. Del resto, anche tra gli antichi egizi vigeva l’usanza dei bagni a vapore, per purificare il corpo e rinvigorirlo.
Le terme dell’antica Roma fusero queste due tradizioni: erano sia stabilimenti destinati all’igiene del corpo (spesso anche gratuiti, e quindi aperti alle fasce più basse della popolazione) che luoghi dedicati al ristoro della mente. Non più solo semplici bagni pubblici, quindi, ma anche luoghi di cultura e di aggregazione, in cui discutere, scambiare opinioni, ascoltare musica e conferenze. Insomma, veri e propri spazi deputati alla convivialità. Per questo motivo, quindi, le terme romane vennero arricchite di bellezza, con mosaici in bianco e nero (prevalentemente sulle pavimentazioni) e decorazioni; ma non solo. Furono completate anche con palestre, biblioteche, sale, porticati, fontane, terreni per il gioco con la palla, giardini ombrosi e viali in cui passeggiare: tutto ciò, insomma, che poteva dare gioia alla vita. Le terme dei romani erano per gli imperatori un’occasione per competere fra loro, costruendo edifici sempre più sfarzosi. All’epoca spiccavano quelle di Agrippa, Nerone e Tito; ma in seguito anche quelle di Caracalla e Diocleziano. Tutti luoghi deputati alla convivialità, edificati con straordinaria magnificenza e sontuosità. I più importanti, come appunto le Terme di Stigliano, potevano contenere fino a seimila persone.
Dalle sale per le esposizioni a quelle per i dibattiti, dagli spazi per gli spettacoli alle sale dedicate al riposo: le terme dei romani non erano più solo bagni pubblici, ma un luogo di incontro in cui dedicarsi, oltre alla rigenerazione del corpo, anche ad attività sociali, a coltivare amicizie e a trovare appoggi e influenze politiche. Andare alle terme, nell’antica Roma, diventa quindi un’importante attività quotidiana per tutti, dai patrizi ai meno abbienti.
La storia delle terme naturalmente non si esaurisce con la caduta della civiltà romana: dopo una comprensibile decadenza nel Medioevo riprendono importanza a partire dal Rinascimento quando la cultura dell'epoca riconosce valore alla cura del corpo. Ma è soprattutto nell'ottocento che la medicina ufficiale consiglia di curarsi con le acque di varie fonti benefiche per la composizione chimica. La cultura ottocentesca però affrontava il problema in un modo esclusivamente positivista e scientista, mentre un pensiero ecologico oggi lo vede con uno sguardo olistico dove viene recuperata anche la dimensione spirituale e mentale conducendo a vedere le terme come luoghi per il riequilibrio di corpo, mente e spirito.
Esistono numerose e ottime guide alle terme di Lombardia. Il nostro paese, l'Italia, tra i più ricchi di fonti d'acqua curativa, non ha certo bisogno di pubblicizzare ulteriormente i suoi gloriosissimi stabilimenti termali. Piuttosto, ciò che manca è una cultura dell'acqua. I vademecum e i libri a sede che affollano gli scaffali delle librerie dicono tutto sulle località, le cure mediche, le attrezzature alberghiere e il tempo libero. Nessuno, però, ci spiega che cosa l'acqua sia, perchè l'uomo di tutte le ere e di tutte le latitudini abbia affidato a essa, in apparenza così semplice, così banale, il benessere del proprio corpo. Il solo discorso scientifico non basta perchè la fortuna dell'acqua è soprattutto legata alla sua valenza simbolica, ai suoi significati mitici, religiosi, filosofici. Non si tratta, quindi, soltanto della guarigione del corpo, ma anche di quella dello spirito cui l'acqua è legata indissolubilmente dalle valenze catartiche della reintegrazione e della purificazione. L'acqua sacrale che un tempo agiva sull'animo umano è divenuta oggi l' "acqua curativa" che esercita un'azione benefica sul corpo.
TERME DI SANPELLGRINO
L’acqua minerale naturale di San Pellegrino Terme sgorga da tre sorgenti di identica composizione, situate l’una in prossimità dell’altra, alla base della falda meridionale di una rupe di natura dolomitica, costituita essenzialmente da carbonato di calcio e di magnesio, che s’innalza per circa 600 metri sino al poggio Belvedere. La sorgente più elevata e più abbondante è la “Palazzolo”; le altre due sono denominate “Salaroli” e “Fonte Vecchia”.
L’acqua
scaturisce da strati profondi della crosta terrestre, al riparo da
infiltrazione di acque superficiali come dimostra la costanza della temperatura
(26° sia d’estate che d’inverno) e della composizione chimica, tanto nei
periodi di piogge prolungate quanto nei periodi di siccità. L’ampia zona di
protezione sanitaria intorno alle rocce da cui sgorgano le sorgenti garantisce
l’assoluta purezza batteriologica dell’acqua.
TERME DI BOARIO
Le attrattive naturalistiche e storico-archeologiche non sono
tuttavia le sole a caratterizzare Sirmione: sin dal Rinascimento era nota la presenza di una fonte termale calda e
solfurosa, la Bojola, che zampilla dal fondale a 250 metri dalla riva
orientale.
Il tentativo di canalizzare e sfruttare l’acqua, conservandone la temperatura
originaria, ebbe però buon esito solo nel 1896. A partire da questa data, l’attività termale di Sirmione si
ampliò successivamente e divenne
nota in tutta Europa. Dopo la battuta d’arresto subita dall’economia a causa della
Grande Guerra, la proprietà e la concessione passarono alla Società Terme e Grandi Alberghi Sirmione, nata nel 1921, che
ancora le detiene. L’attività subì un’altra interruzione a causa della seconda
guerra mondiale, nel corso della quale le truppe di occupazione danneggiarono
sia le strutture alberghiere che le attrezzature termali. A partire dalla fine
della guerra, tuttavia, le Terme conobbero un grande impulso, decisivo per
l’occupazione e l’economia di Sirmione. La ripresa ebbe una tappa importante
già nel 1948 con la costruzione del nuovo Stabilimento Termale e con la creazione
di un Centro Cura della Sordità Rinogena. Attualmente gli stabilimenti sono
due: il Catullo, nel centro
storico, e, dal 1987, il Virgilio, a Colombare.
L’acqua termale trova applicazione nella cura e prevenzione di disturbi, otorinolaringoiatrici, broncopneumologici, reumatologici, ortopedici, dermatologici e ginecologici. Nel 2003 è stato inaugurato al Catullo il centro Aquaria che, riprendendo le antiche tradizioni romane, propone la piscina termale come fonte di benessere.
Si può dire dunque che Sirmione ha ripreso e ampliato nel ventesimo secolo quella vocazione turistica presente
già nel I secolo a. C. : è stato ricordato come gli edifici romani di cui si
sono rinvenuti i resti fossero “seconde case” di ricche famiglie della zona.
Per secoli Sirmione fu visitata da turisti attratti dalla sua bellezza naturale
e dalle sue memorie storiche, ma gli alberghi, le ville, le seconde case, le
strutture turistiche nacquero solo dal secondo dopoguerra.
Attualmente la sfida che gli amministratori e gli operatori turistici devono
affrontare è molto diversa da quella di cinquant’anni fa: allora si trattava di
incrementare il turismo, ora bisogna cercare un equilibrio tra la necessità di
salvaguardare la fisionomia del luogo e le forti sollecitazioni derivanti
dall’afflusso continuo di visitatori cui si somma l’incremento di popolazione
residente che sta interessando tutto il basso Garda.
TERME DI SANT'OMOBONO
In questa
guerra fra Russia e Ucraina, come in tutte le guerre, la complessità della vita
si riduce al dualismo amici-nemici. Questo è il dramma della violenza, si
arriva alla guerra quando la coscienza si restringe per focalizzarsi su un
nemico da distruggere. E’ sempre stato così e già Eschilo affermava che in
guerra la prima vittima è la verità: ciascuno si convince della propria ragione
e la considera una verità assoluta per la quale è giusto sacrificare la propria
vita e quella altrui. Passato il momento della follia riduttiva si torna alla
comprensione ed alla complessità dei sentimenti e quello che prima era
inaccettabile e per il quale era onorevole uccidere e morire diventa
indifferente o addirittura attraente. In guerra perdono tutti vincitori e vinti
perché la coscienza collettiva degli uni si riempie di sensi di colpa e quella
degli altri di rancore e odio. Le morti degli uni e degli altri segnano la vita
delle comunità che finiscono per esaltare le virtù belliche per dare un senso
al morire della loro gioventù e inventano slogan famosi come: “chi per la
patria muor vissuto è assai”. Si obietterà ma se mi aggrediscono o invadono il
mio territorio è da vigliacchi non reagire né difendersi. Qui entriamo nei
distinguo tra guerre giuste e ingiuste, abbiamo già detto che quando si usano le
armi per uccidere è sempre ingiusto. Ho già citato in un altro punto il
pensiero di Tolstoj, che tenne contatti anche con Gandhi, attraverso il suo
personaggio Levin, un conto è la morale individuale che nel caso di un litigio
fra due persone ti fa intervenire per difendere il più debole, anche arrivando ad uccidere, un conto è la morale degli Stati quando entrano in guerra che ti
danno la licenza di uccidere chi non conosci perché porta un’altra divisa. Ogni
società punisce l’assassinio in periodi di pace, quando scoppia una guerra
allora non solo è permesso ma è anche encomiabile. Gandhi di fronte alla
prepotenza delle forze occupanti, gli inglesi, aveva inventato un’azione non
violenta, la satyagraha, cioè resistenza passiva. In che consiste? Di fronte ad
un potere ingiusto e occupante ti rifiuti di collaborare, blocchi tutte le
attività civili in modo che la vita diventi difficile se non impossibile per
chi ha invaso. Questo è un modo non violento di reagire. Questo doveva essere
praticato dagli ucraini verso una potenza schiacciante come quella dell’armata
russa, del resto la storia insegna che eserciti potentissimi, come quello di
Napoleone ad esempio, sono stati sconfitti, dopo aver invaso, dalla non
collaborazione della popolazione e dall’astuzia dei generali che non hanno mai dato
battaglia. Sarebbe stato un insegnamento al mondo e un messaggio di maggior
levatura morale che avrebbe nuociuto a Putin più che una resistenza armata comunque destinata a soccombere con migliaia
di morti e il rischio di un allargamento del conflitto. Si sarebbero risparmiate
molte vite umane ed il coinvolgimento dei civili.
La
bellezza è nella natura e noi impariamo ad apprezzarla fin dalla più tenera
età. Il 900 ci ha alienati della sua presenza nelle cose e della nostra
capacità di coglierla. E’ diventata un orpello e un lusso per pochi. Dobbiamo
quindi riconquistare la nostra sensibilità sapendo che non ci è data
gratuitamente ma è il frutto di un lavoro di approfondimento. Per quanto
riguarda le opere dell’uomo la bellezza è il prodotto di un atteggiamento di
cura, attenzione e amore per il proprio lavoro. Ecco perché l’Istituto Uomo e
Ambiente, da sempre presente sui temi dell’ecologia e dell’estetica ha voluto
organizzare questo corso on-line per chi vuole approfondire la tematica,
soprattutto gli architetti che sono delegati a trasformare l’ambiente ma anche
ogni persona intelligente.
Il corso è diviso in cinque giornate: la prima è dedicata
alla filosofia perché è dalle opinioni generate da essa che provengono le
scelte in campo estetico. La seconda è sulla natura con esperti che la studiano
e la utilizzano con creatività. La terza verte sul paesaggio e sull’arte poiché
anche quest’ultima nel secolo scorso ha deragliato dalla sua finalità naturale,
cioè la bellezza. La quarta è dedicata
all’architettura ed infine l’ultima è sulla pratica e cioè come tradurre in
azioni l’importante bisogno sociale di equilibrio, ordine, eleganza e coerenza
che sono i principali attributi della bellezza.
Leggere questo testo di Maurizio Spada è stato per me come fare un tuffo nel passato.
Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere l’autore più di 35 anni fa, frequentando i primi corsi di ecologia in architettura che organizzava al palazzo delle Stelline a Milano e incontrandolo poi per molto tempo.
Non è un romanzo, ma è un pò come se lo fosse; è un dialogo diretto tra maestro e allievo, come possiamo immaginare fosse nell’antica Grecia, tra Aristotele o Socrate o Pitagora e i suoi allievi, dove, tra una domanda e una risposta, escono interessanti spunti di riflessione.
E’ un libro olistico, in cui tra gli argomenti critici di ecologia in architettura e in urbanistica nella società odierna, si intersecano spunti di sociologia, antropologia, storia, arte, letteratura, filosofia, interrelati e coerenti in una scrittura che ricorda i testi di Giancarlo Argan, ma con qualche stimolo in più per la contemporaneità delle riflessioni.
Per chi come me ha conosciuto Maurizio Spada, il Sesto Ordine dell’Architettura rappresenta il riassunto del suo sapere di architetto e filosofo, ma anche di visionario, poichè Spada, per primo in Italia, ha immaginato la direzione che avrebbe preso l’architettura legandosi all’ecologia, cosa che sta accadendo, anche se con qualche distorsione culturale.
Credo che ogni laureato in architettura, con qualche anno di professione, dovrebbe leggerlo, soppesando i concetti e rileggendoli, troverebbe molti spunti su cui riflettere in merito alle proprie scelte progettuali e all’etica con cui ha affrontato il proprio lavoro.
Ma anche un giovane laureato, curioso di continuare ad imparare, troverebbe un metodo di approccio per affrontare il mondo del lavoro con etica e senso critico.
In un certo qual modo questo libro l’ho sentito anche un po' mio, dato che l’allievo con cui dialoga il maestro, porta il mio stesso cognome.